di
Antonella Colaninno
Il
discorso visuale e le ambientazioni di Mika Rottenberg costruiscono
uno spazio complesso dietro l'apparente semplicità delle forme. Il
suo lavoro, in mostra al MAMbo di Bologna, si presenta come
un'operazione allegorica attraverso un insieme di oggetti che
inducono lo spettatore a relazionarsi con la banalità che lo
circonda. Le installazioni e le immagini in movimento, creati per
interagire con il pubblico come ambienti sensibili, sono gli elementi
virtuali di una narrazione dell'attesa. Lo spazio environment
rappresenta l'impalcatura portante di stanze comunicanti mediante
porte e registri divisori; qui la figura femminile ha una sua
centralità totalizzante, sottolineata da forme seducenti e da
elementi concettuali come unghie e labbra. La donna si veste di una
fisicità boteriana straripante di carne e procace sensualità, in un
gioco di allegorie dove gli stereotipi convenzionali subiscono una
mutazione. Nell'eccesso di volumi e nell'anarchia di atteggiamenti
non convenzionali è sottesa l'idea di libertà: il dito con l'unghia
dipinta di nero e i capelli raccolti in una coda di cavallo che ruota
all'interno della fessura a parete attestano una femminilità
consapevole dei suoi codici di seduzione che cerca di riappropriarsi
di un ruolo, giocando sul nonsense di movimenti in apparenza
insignificanti, che “possono anche significare il pericolo di una
sensibilità” sollecitata “da una forza meccanica, rigida e
tecnica, impersonale e fredda come quella del maschio e della società
industriale.” Tali installazioni ambientali, come le labbra antro
di Smoky lips (da cui è
possibile spiare), una bocca in silicone che produce uno
strano fumo, elaborano una nuova coscienza e capovolgono la
prospettiva del corpo femminile da oggetto di ammirazione a soggetto
e “corpo attivo.” “Sono corpi che funzionano come una macchina
e macchine che hanno funzioni umane”, scrive Germano Celant,
deliranti e paranoiche, che si disperdono nell'ambiente, che alludono
alla potenza e alla fragilità del femminile. Sono macchine sceniche
che si ispirano alle macchine dadaiste di Duchamp dove l'inconscio,
il voyeurismo e il ribaltamento logico dei significati e degli
aspetti linguistici costituiscono la giusta chiave di lettura. Chiari
riferimenti sessuali sono evidenti nei nasi che si ingrossano, nelle
unghie lunghe laccate di rosso, nelle labbra/antro carnose socchiuse,
nei capelli raccolti a coda di cavallo.
I personaggi di Mika
Rottenberg hanno un naso abnorme che cresce annusando fiori e
pietanze culinarie e si arrossa quando starnutisce, generando, come
in un parto, oggetti e simpatici conigli che sembrano usciti dalla
tuba di un prestigiatore. Lo starnuto espelle “oggetti e animali
come una lampadina, una bistecca e un coniglio”, rivelandosi quale
manifestazione della creatività interiore e maschile.”
L'inconscio maschile è coinvolto in questa sovversione logica di associazioni e di simboli, mentre l'identità femminile si scioglie in frammenti per ricomporsi in eccessi nel continuo rimando allo sguardo e alla seduzione. Il suo mondo grottesco nasconde una visione critica dell'attuale società di massa e una riflessione sui paradossali lavori di montaggio che regolano le grandi catene di produzione come accade nella lunga e complessa lavorazione delle perle prima di diventare preziosi coralli per seducenti monili. Il capitalismo globale si riassume negli incastri architettonici, nei simboli femminili, nella sessualità esplicita, nell'allegoria dei bizzarri parti nasali. Il nostro corpo diventa un ingranaggio di induzione incapace di gestire e comprendere le sue azioni, spesso inutili, come quella di odorare i fiori e starnutire per produrre oggetti di consumo.
L'inconscio maschile è coinvolto in questa sovversione logica di associazioni e di simboli, mentre l'identità femminile si scioglie in frammenti per ricomporsi in eccessi nel continuo rimando allo sguardo e alla seduzione. Il suo mondo grottesco nasconde una visione critica dell'attuale società di massa e una riflessione sui paradossali lavori di montaggio che regolano le grandi catene di produzione come accade nella lunga e complessa lavorazione delle perle prima di diventare preziosi coralli per seducenti monili. Il capitalismo globale si riassume negli incastri architettonici, nei simboli femminili, nella sessualità esplicita, nell'allegoria dei bizzarri parti nasali. Il nostro corpo diventa un ingranaggio di induzione incapace di gestire e comprendere le sue azioni, spesso inutili, come quella di odorare i fiori e starnutire per produrre oggetti di consumo.
FOTO: allestimento mostra, ufficio stampa Museo MAMbo
Pubblicato da Antonella Colaninno