“Il
Musèe d’Orsay fu inaugurato dal presidente della Repubblica francese, Francois
Mitterand, il 1 dicembre 1986 e aprì le porte al pubblico il 9 dicembre. E’
diventato uno dei musei più importanti al mondo, che conta mediamente circa due
milioni e mezzo di visitatori l’anno” per una collezione di circa 4000 opere.
di Antonella Colaninno
L’intervento architettonico di Gae Aulenti sull’antica
stazione ferroviaria progettata secondo criteri monumentali e decorativi
dall’architetto Victor Laloux, ha trasformato l’edificio inaugurato nel 1900,
anno della grande Esposizione Universale di Parigi, nel prestigioso Musèe d’
Orsay. Alcuni passaggi fondamentali di questo restauro e degli interventi di
allestimento realizzati a partire dal 1985, sono illustrati nella mostra romana
dal titolo “Musèe d’Orsay. Capolavori.” in corso presso il Complesso del Vittoriano. Bozzetti, grafici, sezioni e filmati
raccontano gli sviluppi di un progetto che si volle affidare all’architetto
italiano dopo aver definitivamente bloccato la volontà di demolire la stazione.
Una decisione resa possibile grazie alle posizioni dell’allora ministro
francese agli Affari Culturali Jacques Duhamel e al contributo di Georges Pompidou. La Gare d’Orsay
fu così, salvata dalla demolizione e nel
1973 “venne inclusa nell’inventario dei
monumenti storici da quella stessa Commissione Superiore dei Monumenti Storici
che pochi anni prima non aveva posto ostacolo alla sua distruzione”. L’idea
di una nuova destinazione d’uso per la Gare d’Orsay nacque dall’esigenza di creare
una nuova collocazione ai dipinti degli Impressionisti della Galerie nationale
du Jeu de Paume. La Direzione dei Musei di Francia dispose la creazione di un nuovo museo che si sarebbe
aggiunto al Louvre e al Musèe National d’Art moderne e la Gare d’Orsay interpretava
al meglio le esigenze di una società in cambiamento per la modernità della sua
struttura con l’ampia copertura a volta in cemento. Il 20 ottobre 1977 l’allora presidente della Repubblica Valèry
Giscard d’Estaing rese ufficiale il progetto della trasformazione della vecchia
stazione ferroviaria in museo. Nel 1978 la Gare d’Orsay e l’albergo di lusso di
Laloux vennero dichiarati monumenti
storici e nel 1980 su concorso ad invito, venne conferito l’incarico
all’architetto italiano Gae Aulenti. Il restauro dovette considerare in primis,
la tutela delle strutture, degli spazi e delle decorazioni ma allo stesso tempo, ripensare agli spazi
aperti della stazione come funzionali a contenere una importante collezione
d’arte. Il nuovo museo avrebbe fatto un passo avanti rispetto al Louvre e avrebbe
considerato tutte le arti del secondo Ottocento del panorama internazionale
fino al 1910 e a seguire, “data che
segnava l’inizio della collezione del Musèe national d’Art Moderne”. Le collezioni
furono costituite attraverso gli acquisti dello stato e alle importanti
donazioni dei collezionisti. Una parte della collezione del Musèe d’Orsay di
gusto conservatore proviene dalle acquisizioni del Louvre e del Musèe du
Luxembourg (1818) dai Salon dove venivano ammesse le opere che passavano al
giudizio severo e insindacabile della giuria. “I Salon erano dunque espressione
del gusto artistico ufficiale, che privilegiava la grande pittura di storia o
mitologica e il ritratto: ogni deviazione dalla tradizione accademica era
programmaticamente bandita”. Le opere
impressioniste considerate lontane dalla tradizione, finirono nel museo
attraverso le donazioni spesso contestate, perché i Salon solo
dopo il 1870 mostrarono una certa apertura verso le opere della scuola di
Barbizon che segnò
un profondo rinnovamento della pittura di paesaggio, che prese le distanze dagli
schemi accademici preferendo una maggiore aderenza allo studio diretto del
vero. Nel 1895 furono acquisiti 121
quadri della scuola di Barbizon grazie alla donazione di Georges Thomy Thièry, “fondatore
dei grandi magazzini del Louvre e gestore dell’albergo d’Orsay”, donazione
che permise al museo di arricchirsi di opere come Angelus di Millet. Un’ulteriore donazione fu quella di Alfred Chauchard sempre per i dipinti
della scuola francese e quella di Etienne
Moreau-Nèlaton con ben 125 dipinti, 5000 disegni, 3000 stampe e documenti
tra cui si annoverano Le Dèjeuner sur
l’herbe di Manet, I papaveri di
Monet ed opere di Pissarro, Sisley, Delacroix e Corot. Altre importanti opere
furono acquisite attraverso l’acquisto negli atelier d’artista dopo la morte dei pittori. Gli anni tra le due guerre costituirono un periodo
importante per le donazioni di cui si ricorda quella di Jacques Doucet, Auguste
Pellerin e Antonin Personnaz.


L’esposizione romana si snoda attraverso cinque sezioni: la
prima mostra “il nucleo originario della collezione”, quello sull’arte dei
Salon, di gusto accademico apprezzata dalla critica e dal grande pubblico. Segue
la sezione dedicata al rinnovamento della Scuola di Barbizon, primo approccio
en plein air verso lo studio della luce che tra il 1830 ed il 1870, anticipa la
pittura impressionista. La terza sezione è dedicata alla modernità del nuovo
gusto impressionista che predilige non solo la veduta di campagna, ma tutto ciò
che richiama il cambiamento con la presentazione di quei soggetti cari alla
società del progresso. Segue la sezione dedicata alla “declinazione simbolista”
della pittura del secondo Ottocento, ricca di forme e soggetti ma soprattutto
di slancio emotivo. La mostra si chiude con l’esperienza dei pointillisti e di
una pittura che partendo dallo studio della luce degli impressionisti, si
spinge oltre verso la segmentazione della stessa, sino alla visione altra del
dato realistico. Le pennellate a piccoli ed esili tratti costituiscono materia
indipendente dalla stessa natura. Un periodo di grande ricerca che riporta l’attenzione
sulla decorazione mentre sperimenta nuove tecniche che “dal cloisonnisme di
Gaugin ai Nabis” si apre al Novecento e alle sue grandi correnti artistiche.
UN PO' DI STORIA...
Il suolo su cui oggi si trova il Musèe
d'Orsay ha una storia antica che risale ai primi anni del Seicento, quando
Margherita di Valois, figlia di Caterina de' Medici, decise di fare edificare
un elegante palazzo che sarebbe stata la sua dimora proprio lì dove scorre la
Senna e dove sorgeva esattamente sulla riva opposta, la residenza di Enrico IV,
il sovrano-sposo che l'aveva ripudiata. Qui Margherita vi abitò dal 1609 al
1615, anno della sua morte e sino al 1623 il palazzo rimase di proprietà della
famiglia finchè il re Luigi XIII,erede legittimo, decise di vendere la
residenza per far fronte ai debiti lasciati dalla defunta. Dalla proprietà di
Caterina negli anni, si è esteso un asse viario che comprende l'attuale rue de
Lille, un tempo l'asse principale del giardino, e sono sorte una serie di
importanti ed eleganti dimore, come quella della duchessa di Borbone che oggi è
sede dell'Assemblea Nazionale. La zona che rimase inedificata visse per lunghi
anni in uno stato di degrado sino agli inizi del Settecento quando Charles
Boucher d'Orsay si adoperò per il recupero della zona che fu chiamata quai d'Orsey Nel 1751, "una piccola parte del
cantiere, nella zona orientale dell'attuale stazione", fu sistemata ed utilizzata per gli
spostamenti dei regnanti e degli ufficiali e dopo la Rivoluzione, fu
trasformata in una caserma. Accanto a questa caserma nel 1810, fu iniziata la
costruzione per volere di Napoleone, del Palais d'Orsay, sede del Ministero
degli Affari Esteri, completata nel 1938 e assegnata in seguito, alla Corte dei
Conti e al Consiglio di Stato. Nel 1871 il quartiere fu incendiato a seguito
degli scontri della Comune ed il Palazzo perse le strutture portanti e le
preziose decorazioni. Dopo venticinque anni, il rudere sarà venduto dallo Stato
francese alla Compagnia ferroviaria di Orlèans che affiderà i lavori
all'architetto Victor Laloux per i quali saranno impiegati 12.000 tonnellate di
metallo, il doppio rispetto alla quantità utilizzata per la costruzione della
Tour Eiffel.
Pubblicato da Antonella
Colaninno
In foto: Edgar Degas: Ballerine
che salgono una scala; Jules-Alexis Muenier: La lezione di catechismo; Giuseppe De Nittis: Place des Pyramides; Henri Geoffroy: Il giorno di visita all’ospedale; Edgar Degas: L’orchestra dell’Operà; una delle sale interne del Musèe d’Orsay.