Nudo di donna EGON SCHIELE















sabato 30 maggio 2015

OKWUI ENWEZOR TRA PASSATO E FUTURO. TUTTI I FUTURI DEL MONDO ALLA 56. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE DELLA BIENNALE DI VENEZIA.


“In ogni Biennale la presenza a fianco del nostro curatore delle diverse voci dei curatori nei diversi padiglioni concorre a realizzare un valore importante, il pluralismo di voci. “Parliament of Forms”. Nulla più di un parlamento deve prevedere pluralità di voci. Sia nelle Biennali più intimiste, sia in quelle più drammaturgicamente coinvolgenti la storia, è importante che la Mostra sia sempre vissuta come luogo di libero dialogo.” PAOLO BARATTA, Presidente della Biennale di Venezia




by Antonella Colaninno

La 56. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia celebra i suoi 120 anni di attività da quel lontano 1895 quando nello storico  spazio del Padiglione Centrale dei Giardini fu inaugurata la prima edizione. Il curatore nigeriano Okwui Enwezor presenta al pubblico la sua mostra internazionale All the World’s  Futures in una prospettiva che tra slanci e citazione guarda a tutti i “futuri del mondo” tra le difficoltà di un presente incerto e caotico.  Enwezor si pone in continuità di ricerca con il lavoro di Bice Curriger e Massimiliano Gioni che nelle precedenti edizioni della Biennale avevano iniziato una riflessione sul senso dell’arte in un’epoca di estensione estetica sulle frontiere del digitale e della multiculturalità. Le fratture ideologiche della società contemporanea amplificano la sensibilità degli artisti dando vita ad un “parlamento delle forme” rappresentato da una serie di “filtri” che si sovrappongono tra loro e coinvolgono tutti i campi della creatività. 

Nel Padiglione Centrale dei Giardini il curatore sviluppa un interessante progetto espositivo dal titolo L’Arena strutturato in Filtri/sezioni suddivisi nei seguenti temi: “Vitalità: sulla durata epica”, “Il giardino del disordine”, “Il Capitale: una lettura dal vivo” perché tutto è in continua evoluzione e si avvale di aggiunte e contributi esterni creando un disordine di forme e contenuti che rispecchia il caos contemporaneo. Ad epilogo di questo percorso  si pone l’importante riflessione sul Capitale, nucleo centrale delle difformità sociali in cui viviamo e della “rapacità dell’industria finanziaria” un tema da sempre oggetto di studio per intellettuali ed economisti. Una programmazione interdisciplinare di eventi che comprende anche la lettura di Das Kapital  di Karl Marx  si ispira alla Biennale del 1974 che dedicò una parte delle sue manifestazioni in programma alla delicata questione del Cile dopo il colpo di Stato del generale Pinochet che nel 1973 pose fine al governo di Salvador Allende. “E’ superfluo osservare che, nell’inquietudine dell’attuale scenario internazionale, gli Eventi della Biennale del 1974 sono stati una fonte di ispirazione  per la Mostra di quest’anno”. Questo spiega come l’arte sia espressione non solo di realtà individuali e codificate nella personale realtà immaginativa dell’artista, ma  si faccia portavoce di una memoria collettiva. E’ un segnale importante che“[…] un esposizione della statura della Biennale Arte abbia non solo reagito, ma abbia anche coraggiosamente tentato di condividere il proprio palcoscenico storico con il contesto politico e sociale contemporaneo”. Fotografia, canto, musica, arte e letteratura sono lo scenario complesso e fluido con  il quale “gli artisti indagano la condizione umana “ “fino ad arrivare a toccare altri segmenti del corpo sociale”. Il senso sulla “Vitalità: durata epica” nucleo centrale dell’Esposizione, avrà il suo completamento nella pubblicazione del volume “All the World’ s Futures”: lo stato delle cose” nel quale saranno riportati tutti gli eventi tra performance, conferenze, letture e dialoghi , un vero e proprio “giornale di bordo della mostra” “che costituirà un archivio e una riflessione sull’andamento dell’Esposizione e sulla sua conclusione “.



Pubblicato da Antonella Colaninno

In foto: Il Presidente della Biennale Paolo Baratta e il curatore Okwui Enwezor; Venezia; il Padiglione Centrale dei Giardini; l’Arsenale; il curatore nigeriano Okwui Enwezor su L’UOMO VOGUE.