Madonna col Bambino e i santi Caterina d'Alessandria e Tommaso, 1528-1530
"Lorenzo Lotto non dipinge il trionfo dell’uomo sulle cose circostanti; ci presenta gente che domanda consolazioni dalla religione, a calmi pensieri, all’amicizia e agli affetti. Ci guarda dalle tele come chiedesse la carità di un po’ di simpatia.” (Bernard Berenson, Pittori veneziani del Rinascimento, 1894).
Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 - Loreto, 1556) è considerato il pittore delle atmosfere e di una pittura atmosferica. Artista schivo e solitario, giunge a Roma nel 1509 lasciando gli ambienti della provincia veneta e marchigiana. Marche, Lombardia e Veneto conservano ancora oggi la maggior parte delle opere dell’autore, troppo moderno nel suo linguaggio per essere “estraneo”al suo tempo e troppo sensibile nella sua finezza pittorica per essere inserito in una precisa definizione storica. Fu autore di ritratti, pale d’altare, opere religiose e profane caratterizzate da una luce torbida, velata di mistero e di dolcezza malinconica che consente attraverso la realtà di giungere alla dimensione spirituale delle cose.
Le
inquadrature a nicchia chiudono ed enfatizzano le scene sacre di gusto
naturalistico, tra “la mischia un po’ plebea, di corpi e comportamenti
obbligati”che pur denotano una propria originale individualità in un senso di
attesa. Volumi morbidi e leggeri colti nella naturalezza di una posa non retorica e corpi pudichi nello svelare le loro emozioni interpretano un linguaggio moderno, distante nella narrazione dai canoni estetici della classicità nel quale
la critica ha voluto cogliere riferimenti protocaravaggeschi nel particolare
uso della luce e direi anche, nel tentativo di superare un naturalismo di
genere a vantaggio di una narrazione spontanea e sciolta dal rigore formale.
Possiamo cogliere nel biancore marmoreo di alcune figure, come negli sfondi scuri e
nei riferimenti paesaggistici echi della pittura fiamminga quattrocentesca
(I santi Lucia e Vincenzo Ferrer e i Santi Caterina
da Siena e Sigismondo nel Polittico di San Domenico, 1506-1508); ma anche riferimenti a
Tiziano, Raffaello e a Giovanni Bellini nella Madonna col Bambino e i santi Caterina d’Alessandria e Tommaso,
1528-1530. Una pittura “concitata”(Marco Vallora) per una immagine che scorre
in un' azione comune sottesa e rarefatta attraverso una gestualità
autoreferenziale. Quella di Lorenzo Lotto è sicuramente la pittura delle
relazioni umane, colta e commovente, poetica, intellettuale e accattivante nei
ritratti e sensuale e maliziosa nella pittura profana (Venere con Cupido mingente, 1540-1541; Apollo addormentato con le muse
in fuga, 1545-1549; La Castità mette in fuga Cupido e Venere, 1529-1530).
Lorenzo Lotto fu un’artista molto discusso nel suo tempo; Pietro Aretino, in una
lettera indirizzata all'artista, lo definiva “superato nel dipingere”; mentre non fu
molto considerato dalla critica e dal mercato contemporaneo: le sue biografie
complete furono quelle di Carlo Ridolfi “Le meraviglie dell’arte”del 1648, e
quella del 1871 di Crowe e Cavalcasello, nonostante sue opere fossero presenti
in importanti collezioni reali in Italia e all’estero. Solo nel 1900 Lotto sarà
annoverato tra i pittori più importanti della pittura veneta del 1500. La
mostra in corso alle Scuderie del Quirinale intitolata
semplicemente Lorenzo Lotto, a cura di Giovanni
Federico Villa è un
interessante percorso che consente di ammirare uno tra gli artisti più
rappresentativi delle pittura del Rinascimento italiano. Un’importante vetrina
che accompagna il visitatore tra le opere religiose e quelle a carattere
profano attraverso capolavori come l’Annunciazione,
1534-1535, opera di originale sintesi narrativa, e il Polittico di San Domenico, 1506-1508 con la
sua fusione tra classicismo e modernità e ancora l’Elemosina di Sant’Antonio,
1542, e la Madonna in trono col Bambino e i santi Giuseppe, Bernardino da Siena,
Giovanni Battista e Antonio abate e angeli (Pala di San Bernardino),
1521. Infine, la raffinatezza di opere come Madonna col Bambino e i santi Caterina d’Alessandria e Tommaso,
1528-1530, e le Nozze mistiche di Santa Caterina con i santi Girolamo, Giorgio,
Sebastiano, Nicola di Bari e Antonio abate. Tra i ritratti, il
celeberrimo Ritratto del vescovo Bernardo de’ Rossi, 1505; il Triplice ritratto di orefice
(Bartolomeo Carpan?), 1530,
il Ritratto di uomo con cappello di feltro, 1541. Tra le
opere a soggetto profano, La Venere con Cupido mingente, 1540-1541 che svela una
lettura fortemente allegorica e simbolica e che consente di rilevare al meglio
quella “dialettica tra virtus e voluptas”che caratterizza questo genere di
lavori, e ancora le sensuali interpretazioni di opere come La Castità mette in fuga Cupido e
Venere, 1529-1530, e La Fortuna infelice abbattuta dalla Fortezza, 1545-1549.
Scritto da Antonella Colaninno
Lorenzo Lotto
Roma, Scuderie del Quirinale
2 marzo –
12 giugno 2011
a cura di Giovanni Carlo Federico Villa
catalogo edito da Silvana Editoriale
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