Correva l’anno 1955 quando la foto di un motociclista che cadeva dalla sua due ruote vinceva il primo World Press Photo. Da premio nazionale l’iniziativa ha assunto carattere internazionale e nel 1960 i foto giornalisti olandesi si sono costituiti in una Fondazione.Da allora l'immagine ha assunto il compito di documentare ciò che accade nel mondo, con le sue storie di vita che attraversano i continenti in un reportage fotografico che diventa memoria collettiva. "[...] without our photographs, there is no evidence. Photographs become our world’s collective memory.” David Burnett.
L’arte diviene inchiesta e l’immagine racconta la cronaca come strumento di indagine e di espressione.
Nata nel 1955, la World Press ogni anno porta i suoi scatti in giro per il mondo informando sulle storie individuali e collettive attraverso una campagna di sensibilizzazione spesso audace e poco confortante accompagnata da un programma di dibattiti e di incontri con i fotografi.
Un' iniziativa che ha visto più volte premiato il fotografo statunitense Steve McCurry e ha decretato per il 2010 la vittoria della fotografa sud americana Jodi Bieber, con lo scatto che ritrae Bibi Aisha, una donna afgana dal volto sfigurato. La foto è apparsa sulla copertina della rivista Time il 9 agosto 2010.
Molte foto sono diventate delle vere e proprie icone di uno status sociale e di un modo di essere.
Scritto da Antonella Colaninno
World Press Photo PAN di Napoli. Mostra visitata il 10 dicembre.
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