Nudo di donna EGON SCHIELE















mercoledì 14 marzo 2012

IL GUGGHENHEIM. L’AVANGUARDIA AMERICANA 1945-1980


Robert Bechtlen '71 Buick



Tra il 1945 e il 1980 l'Avanguardia americana si afferma nello scenario culturale in un periodo caratterizzato da un grande fermento di idee e dalle grandi trasformazioni che hanno visto la leadership americana nella crescita economica e nelle vicende politiche internazionali. L’America in quegli anni, è stata teatro ideale per la nascita di nuove tendenze artistiche: dall’Espressionismo astratto alla provocazione della Pop Art, passando attraverso l’arte concettuale e le geometrie elementari del  Minimalismo, sino a un genere di pittura fotorealista “che porta avanti l’eredità della Pop Art.” Esperienze visive che coinvolgono lo spettatore e tendono a misurare l’effetto artistico prodotto.
Una storia del costume e della cultura quanto mai originale e eterogenea, al passo con le moderne sperimentazioni e attenta al confronto con la lontana cultura europea. Un confronto in cui decisivo è stato il ruolo del R. Solomon Guggenheim e della sua collezione, in un periodo che metteva in discussione il ruolo stesso dell’arte e dei suoi obiettivi. La maggior parte delle opere in mostra presso Palazzo Esposizioni di Roma, provengono dalla collezione permanente del museo newyorchese e a queste si affiancano altre provenienti dalla Peggy Guggenheim Collection. Un percorso espositivo che afferma l’importanza di questa collezione e del  museo che oggi può ben considerarsi il più importante polo internazionale per l’arte moderna e contemporanea. Un esempio eccellente di musealizzazione di una collezione privata o meglio, di più collezioni confluite nella Fondazione Solomon R. Guggenheim. Le collezioni si sono costituite  inizialmente attraverso le scelte dei Guggenheim, ma  furono poi sostenute dalla consulenza della pittrice tedesca Hilla Rebay, baronessa von Ehrenwiesen, autrice nel 1927 di un ritratto per Solomon. Una passione per l’arte e per il collezionismo che i Guggenheim hanno trasformato in una vera vocazione. Un valore che conferma l’impegno del privato e dell’impresa nella crescita e nella valorizzazione della cultura. Solomon investì coraggiosamente su una collezione d’arte “non oggettiva” sostenuta dalla stessa Rebay che acquistò artisti figurativi benchè credesse nel valore spirituale dell’astrattismo.Una collezione che Solomon avrebbe voluto donare al Metropolitan Museum of Art se non avesse poi istituito nel 1937 la Solomon R. Guggenheim Foundation e il Museum of Non-Objective Painting nel 1939. La fiducia nelle potenzialità dell’astrattismo fu proiettata anche nella scelta di un’architettura leggera per il museo, affidata alla modernità del progetto di Frank Lloyd Wright .Una mostra interessante, quella romana, dove la diversità dei linguaggi espressivi caratterizza le sezioni in cui è suddivisa. Dalla leggerezza di Alexander Calder ai neon di Mario Merz, dall’Action Painting di Jackson Pollock all’estensione delle campiture di Mark Rothko. La Elegia per la Repubblica Spagnola n.110 (1971) di Robert Motherwell si affaccia silenziosa dalla parete di fondo di una delle sale mentre il Disastro arancione #5 (1963) di Andy Warhol ripropone, in un ritmo ossessivo, l’immagine di una sedia elettrica che quasi si svuota di contenuti nel ripetersi in un'immagine/icona sempre uguale a se stessa. La Pop Art di Roy Lichtenstein è attenta al mondo massmediatico dell’informazione, dal fumetto alla cartellonistica pubblicitaria ed è il simbolo di un consumismo di massa che non può che esprimersi attraverso tinte forti e immagini di grande formato che portano lo spettatore nel vortice di un’idea di consumo che tutto travolge e sconvolge. Presenti in mostra anche Jamais (Mai) (1944) di Clifford Still, con il suo straziante simbolismo,

le geometrie psichedeliche di Frank Stella e del suo Harran II (1967), 

e le campiture liberatorie di Kenneth Noland con il suo April Tune

Infine Arshile Gorky e la pittura fotorealista di Robert Bechtlen con ’71 Buick (1972) e Charles Bell con Gum Ball n.10: “Sugar Daddy.”

Scritto da Antonella Colaninno

Guggenheim L’avanguardia americana 1945-1980.
dal 7 febbraio al 6 maggio 2012
Palazzo delle Esposizioni
Roma, via Nazionale 194

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