Nudo di donna EGON SCHIELE















giovedì 7 febbraio 2013

GLI AFFRESCHI DI SANTA CECILIA A BOLOGNA



di Antonella Colaninno

Passeggiando tra le architetture porticate di Bologna antica, quasi in prossimità di Piazza Giuseppe Verdi con lo storico teatro comunale dedicato al celebre compositore, si trova la chiesa di Santa Cecilia, in quel di via Zamboni che una volta fu via San Donato. Ricostruita nel 1359 dagli eremitani, vicino alla preesistente struttura che con molta probabilità, venne abbattuta, la chiesa è menzionata già in un documento del 1267. Durante il XV secolo, la chiesa subirà una serie di trasformazioni per iniziativa della famiglia Bentivoglio (la più importante delle famiglie bolognesi) che, affermatasi nei primi anni del ‘400, sarà cacciata dalla città nel 1506 da papa Giulio II, anche se il suo declino iniziò a partire già dal 1488 in seguito alla congiura della famiglia Malvezzi. L’ingresso della piccola chiesa si apre  sulle decorazioni pittoriche ad affresco dedicate alla vita di Santa Cecilia (1505 – 1506). Giovanni II Bentivoglio li fece realizzare da Francesco Raibolini detto il Francia, da Lorenzo Costa, da Amico Aspertini e probabilmente, da altri artisti minori, dopo la sua fortuita incolumità durante i terremoti che devastarono Bologna tra il 1504 ed il 1505.  Il ciclo narrativo sulla vita della santa, suddiviso in 5 parti,  è tratto dalla Passio Sancta Ceciliae* e si svolge sulle pareti laterali. Una bellissima sequenza di immagini racconta la storia della giovane santa, vergine e martire, data in sposa contro la sua volontà, al pagano Valeriano. Rivelandogli dopo le nozze del suo voto di castità, Cecilia lo invita a convertirsi e a purificarsi alla fonte così che il suo angelo custode possa proteggerlo. Valeriano decide così, di farsi battezzare da papa Urbano ma, insieme a suo fratello Tiburzio, convertitosi anche lui al cristianesimo, sarà condannato a morte e decapitato “in un luogo a quattro miglia dalla città di Roma, sulla via Appia.” Seguirà la condanna del funzionario romano Massimo che Tiburzio e Valeriano avevano fatto convertire al cristianesimo, e della stessa Cecilia. Ma la giovane uscirà illesa dai liquidi bollenti dove era stata immersa e  sopravviverà anche ai tre tentativi di decapitazione ancora per tre giorni, il tempo necessario per distribuire i beni dei due fratelli ai poveri e la sua casa alla Chiesa e di impedire ad Almachio di impossessarsene. Cecilia avrà sepoltura nei luoghi in cui “si seppellivano i vescovi, i martiri e i confessori della fede Cristiana.”
Il ciclo di affreschi si è preservato nel tempo e nell’ intervento di restauro che ha visto soprattutto un lavoro di ripulitura, si sono purtroppo perduti alcuni elementi della composizione. Di grande eleganza formale e compositiva, l’intero ciclo rappresenta un luogo narrativo in cui l’estetica e il messaggio cristiano danno prova di un’espressione artistica di grande qualità e raffinatezza anche per la presenza di rilievi dorati di alcuni elementi decorativi ad impreziosire la scena. . Il ciclo si apre con l’affresco dello “Sposalizio di Santa Cecilia e San Valeriano” di Francesco Raibolini detto il Francia in cui san Valeriano porge a Cecilia l’anello nuziale. I due gruppi di persone sono incorniciati da una architettura che denota nella parte oscura alla destra di Valeriano, l’ombra del paganesimo. L’ultimo affresco del racconto realizzato sempre dal Francia si pone ad epilogo della vita della santa. “La sepoltura di Santa Cecilia” si caratterizza per la serenità dei volti e la morbidezza delle figure e per una espressività dettata dal trapasso dell’anima di Cecilia nel regno dei cieli.  

Pubblicato da Antonella Colaninno
Luogo visitato il 25 gennaio

* "Passio Sanctae Ceciliae del V secolo divulgata nelle sue linee essenziali tramite la Legenda Aurea del domenicano Jacopo da Varazze (Varagine) del XIII secolo. In seguito la Passio fu edita integralmente  (1840 ca.) insieme ad altre agiografie  desunte da codici manoscritti antichi dall'umanista milanese Bonino Mombrizio."

In foto: scorcio della piazza, con i portici di via Zamboni, l'oratorio di Santa Cecilia e l'adiacente corpo della chiesa di San Giacomo Maggiore; interno della chiesa con l'altare; panoramica di una sezione degli affreschi; lo "Sposalizio di Santa Cecilia e San Valeriano" di Francesco Raibolini detto il Francia; "Martirio di San Valeriano e San Tiburzio" di Amico Aspertini. 

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