di
Antonella Colaninno
La
57a Biennale d'Arte “Viva Arte Viva” riassume nel titolo
dalla vocazione esclamativa il suo intento di celebrare l'arte e il
ruolo dell'artista in una prospettiva individuale ed esistenziale. La
curatrice Christine Macel ha voluto riscoprire l'arte nella sua
leggerezza e nella sua dimensione più intima per liberare
l'universo creativo dell'uomo e reinventare il suo rapporto con il
mondo. Ha immaginato, così, un nuovo Umanesimo “nel quale l'atto
artistico è a un tempo atto di resistenza, di liberazione e di
generosità”, un umanesimo che osserva la complessità del
contemporaneo e vuole ricordare “la capacità dell'uomo,
attraverso l'arte, di non essere dominato dalle forze che governano
quanto accade nel mondo [...]”. Come afferma la curatrice,
l'arte “ è il luogo per eccellenza della riflessione,
dell'espressione individuale e della libertà [...]”, essa è
“un giardino da coltivare al di là delle mode e degli interessi
specifici e rappresenta anche un'alternativa all'individualismo e
all'indifferenza.” Dunque, in un momento storico segnato da
conflitti e violenze che minano il pluralismo delle idee e delle
vocazioni, l'arte assume, oggi più che mai, un grande ruolo di
responsabilità e di espressione individuale. Perchè tutto ciò che
è globale genera confusione, intolleranza e perdita del centro e
mette in discussione modelli di vita e identità specifiche. Ecco che
l'uomo riscopre la propria dimensione e toglie, così, la maschera
dell'immagine ad ogni costo. Egli mette a nudo le sue fragilità e la
sua sfera emotiva, in preda a sensazioni di spaesamento e
conflittualità, a causa dell'ibrido sociale nel quale vive la
propria perdita di centralità, svilito dalla mancanza di modelli di
confronto. Un'alienazione che imperversa anche nello smarrimento del
passato che non è più in grado di fornire esempi di continuità
riconoscibili. I padiglioni scelgono, per questo, di attraversarsi nel
filo conduttore comune della creatività riscoperta, tenendo conto
della spiritualità e dell'azione, di quel fare artigiano che
privilegia la manualità e una operosità collettiva. I padiglioni
sono un po' dei laboratori di stampa dove si preparano libri di
stoffa con scritture ricamate, come preziosi manoscritti miniati, ma
sono anche delle serre dove sperimentare possibili innesti, tra
scarpe che contengono, come vasi di terracotta, piccoli semi fioriti
in rigogliose piante. In alcuni padiglioni l'artista veste il ruolo
dello sciamano per assecondare il suo bisogno crescente di spiritualità e si
esibisce in performance che assomigliano a strani rituali, mettendo, in questo modo, in connessione temporale il passato e il presente.
La
57a Biennale pensata da Christine Macel si articola intorno a nove "trans padiglioni", che si aggiungono ai tradizionali padiglioni nazionali: il Padiglione delle Gioie e delle Paure, che evoca
il rapporto dell'uomo con il mondo, alla luce delle emozioni che
regolano la sua esistenza; il Padiglione degli Artisti e dei
Libri, con la sua riflessione tra l'ozio creativo e l'azione; il
Padiglione degli Sciamani, che interpreta l'artista come uno
sciamano, animato da una visione interiore; il Padiglione
Dionisiaco, tra estasi artificiale e religiosa; il Padiglione
dei Colori, “che invita a riconsiderare la pertinenza degli
approcci fenomenologici dell'arte”; il Padiglione del Tempo e
dell'Infinito, sul concetto di tempo e della sua connotazione
metafisica; il Padiglione dello Spazio Comune, che pone una
riflessione sul senso di collettivo e sul rapporto tra comunità e
individualismo; il Padiglione della Terra, con la sua indagine
sul rapporto terra e le sue visioni utopiche sull'ambiente e, infine,
il Padiglione delle Tradizioni, che
invita a ripensare alla continuità del passato nel nostro
pensiero contemporaneo.
Pubblicato
da Antonella Colaninno
Nessun commento:
Posta un commento