“Mi considervano surrealista ma non ho
mai dipinto sogni. Quel che ho raffigurato era ciò che sentivo, la mia realtà.”
Frida Kahlo
di Antonella
Colaninno
Entrare nel mondo
di Frida Kahlo (1907-1954) richiede un passaggio privilegiato attraverso l’ingresso della sfera dei sensi. Avverto
una certa difficoltà a percorrere le vie del colore e della magia, tra enigmi
di fiori, visioni oscure di paesaggi alchemici e l’esuberanza
dell'autorappresentazione forse, perché nascono dalla sofferenza e dall’immobilità. Frida Kahlo come tutti sanno, inizierà a
dipingere dopo un grave incidente che all'età di 18 anni, la costringerà a
restare per un lungo tempo a letto. Le numerose fratture riportate in diverse
parti del corpo e la conseguente convalescenza le apriranno le porte di un mondo
segreto di energie nascoste. Saranno gli
autoritratti a raccontare la complessità di un mondo interiore che si svela
allo specchio, quello nel quale Frida osserva la sua immagine distesa riflessa per tutto il giorno, l’alter ego della propria
dimensione. Riflesso di corpo malato e di amore che diventa valore iconografico
di un’epoca. La triste vicenda
autobiografica accompagna le storie del mondo contadino con la sua passione rivoluzionaria
che anima lo spirito contemporaneo. Il Messico si riflette e si intreccia nelle vicende umane dell’artista
e nel suo attivismo politico, spirito ribelle e creativo ripercorre l’immaginario
dei simboli della cultura popolare ed il folklore primitivo dei segni tra
colori e codici della cultura messicana. Introdotta nel mondo surrealista del
sogno, delle visioni e delle linee segrete, Frida Kahlo seguirà piuttosto un
realismo magico personale in cui è possibile cogliere citazioni colte desunte
dalla pittura del passato accanto
alla rappresentazione naif di gusto popolare e alla tradizione rurale del
murales: resterà affascinati da grandi dipinti di Diego Ribera. Nei suoi dipinti il segno scarno e pulito
si riempie di colore e di suggestioni fantastiche, elementi
fantasiosi di ibridi accostamenti di forme e colori così limpidi nel realismo eppure così misteriosi nella
rappresentazione raccontano atmosfere umide e sognanti. In una lettera a Rivera
così scriveva Picasso: “Né Derain, né tu, né io siamo capaci di dipingere una
testa come quella di Frida Kahlo.”
Pubblicato da
Antonella Colaninno
In foto: alcune
fotografie ed autoritratti e la copertina di Vogue a lei dedicata.
In mostra a Roma presso
le Scuderie del Quirinale
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