Nudo di donna EGON SCHIELE















mercoledì 27 giugno 2012

AVANGUARDIE RUSSE Malevich, Kandinskij, Chagall, Rodchenko, Tatlin e gli altri


Marc Chagall - Lo spazzino e gli uccelli
Natalia Goncharova
Kazimir Malevich

Vladimir Tatlin - Modello del Monumento alla Terza Internazionale


Dal plasticismo innovativo di Tatlin all’astrattismo spirituale di Kandinskij sino all’intimismo di Chagall.
Le Avanguardie russe si raccontano in una mostra dedicata alle correnti dell’arte russa del primo ’900. Otto sezioni tematiche suddividono il percorso espositivo che si snoda presso i nuovi spazi espositivi dell’Ara Pacis di Roma. La prima sezione è dedicata a Kazimir Malevich: dal cubofuturismo al suprematismo; segue Vasillij Kandinskij. Dal paesaggio stilizzato all’astrattismo; e ancora Marc Chagall; Mikhail Larionov e Natalia Goncharova; il Fante di quadri, cèzannismo e post-impressionismo;il Cubofuturismo; l’Astrattismo ed infine, il Costruttivismo.
Le avanguardie russe furono influenzate dal pensiero di Marinetti che portò oltre i confini dell’Italia le sue teorie rivoluzionarie ma, a loro volta, esse influenzarono tutti i campi delle arti. Larionov e Goncharova ad esempio, compagni d’arte e di vita, portarono a Roma tra il 1916 ed il 1917 i balletti russi, curando le scenografie. Un progetto ambizioso che vide anche la partecipazione di Picasso e di Jean Cocteau e, in un secondo momento, di Stravinskij per le musiche e di Depero per i costumi. Non sempre però, questi spettacoli ebbero un successo di pubblico, come invece, accadde nel 1918 per lo spettacolo di marionette futuriste messo in scena da Fortunato Depero in collaborazione con Gilbert Clavel.
La mostra pone una riflessione storica sulle differenze tra le due avanguardie che agirono nell’ambito di due contesti politici differenti, pur esprimendosi entrambe, nella comune rottura verso la cultura borghese. Marinetti porterà il futurismo in Russia, influenzando l’avanguardia locale. Egli perseguiva attraverso le idee futuriste, una finalità politica di rinascita dell’Italia e sperava che la politica appoggiasse le nuove idee dell’arte futurista. Finirà però, col mitigare il suo spirito rivoluzionario sotto il controllo del regime fascista, così come accadde alla Bauhaus che a causa delle sue idee democratiche, fu costretta a chiudere sotto l’imperialismo nazista. Diverso invece, il destino della Russia, dove le avanguardie furono considerate l’espressione artistica del nuovo stato dopo la fine del regime zarista a seguito della rivoluzione bolscevica. Marinetti stesso scriveva: “Sono lieto di apprendere che i futuristi russi sono tutti bolscevichi e che l’arte futurista fu per qualche tempo arte di Stato in Russia (…).” I futuristi italiani trovarono grande favore nella sinistra di Gramsci che vedeva nel futurismo la vera rivoluzione “Ma il breve incontro tra sinistra artistica e sinistra politica non avrà seguito, sia per i limiti politici dei futuristi che per la complessiva arretratezza della sinistra sulle questioni estetiche (…) (Claudia Salaris). Scrive ancora la Salaris: “In tale clima, alla Biennale di Venezia del 1924, è accaduto un fatto paradossale: i futuristi italiani non sono stati invitati, mentre nel padiglione sovietico espongono le avanguardie russe.” “Peraltro, la tesi della scarsa comprensibilità dell’arte d’avanguardia trova udienza anche in Unione Sovietica, quando, liquidate le ricerche più avanzate con l’accusa di essere piccolo borghesi, viene imposta la scelta del realismo socialista.”
La scelta dell’avanguardia russa è radicale: la totale negazione del naturalismo e dell’arte accademica in nome di una libertà assoluta di espressione che guarda all’arte popolare nel neoprimitivismo e nelle atmosfere sognanti di Chagall e nell’esemplificazione delle forme che ha il suo limite nel Raggismo di Larionov che asseriva che noi non vediamo gli oggetti ma solo le luci che in essi si riflettono. La forma si scompone su diversi piani e si compone di linee in movimento, affidandosi al suprematismo di linee e colori del cubofuturismo, al suprematismo di Malevich e all’astrattismo colorato di Kandinskij. L’emblema delle avanguardie e della rottura con la società borghese è nel Costruttivismo di Tatlin e nell’idea di “(…) un’arte socialmente utile, ispirata al concetto di struttura come idea formativa di tutte le arti.” Lo stesso Tatlin abbandonò il concetto di un’arte puramente estetica rivalutando l’arredamento, il design, l’architettura e la grafica in quanto realmente utili alla società.

Scritto da Antonella Colaninno


AVANGUARDIE RUSSE
Malevich, Kandinskij, Chagall, Rodchenko, Tatlin e gli altri

dal 5 aprile al 2 settembre 2012
Nuovo spazio espositivo – Ara Pacis
Via di Ripetta
Roma



sabato 2 giugno 2012

LA POESIA PER IMMAGINI EIN BILD WIE EIN GEDICHT Max Liebermann, Ernst Barlach, Hans Meid, Karl Walser e le poesie di Goethe


Presso la Casa di Goethe in Roma, è in corso una bellissima mostra di litografie a matita dedicate alle poesie di Goethe (1749-1832). Edite tra il 1924 e il 1926 dal mercante d’arte ed editore berlinese Paul Cassirer, le litografie sono raccolte in quattro cartelle di 104 lavori dedicate a 49 poesie di Goethe e illustrate da Max Liebermann, Ernst Barlach, Hans Meid e Karl Walser, pubblicate in un’unica edizione di 100 esemplari, oggi considerata tra i capolavori dell’arte libraria dell’impressionismo. Molto diversi tra loro gli stili degli illustratori. La leggerezza del disegno di Max Liebermann (1847-1935), che ha scelto di illustrare sette poesie tra il melanconico e l’allegro sul tema dell’amore, si sposa per la delicatezza del segno con la poetica del tema amoroso.

Un impeto grottesco caratterizza le illustrazioni di Ernst Barlach (1870-1938) realizzate con un tratto di matita spesso, scuro e dinamico che aumenta i volumi delle forme accentuandone la carica espressiva, in linea con la tematica drammatica sul destino dell’uomo.

Un senso di quiete e di commozione contraddistingue le illustrazioni di Hans Meid (1883-1957) dense di lirismo e di un sentimentalismo romantico. 
Morbide invece, le volumetrie delle figure di Karl Walser (1887-1943), fratello dello scrittore Robert Walser, vagamente buffe nelle pose teatrali che accennano alla sfera giocosa dell’amore, sulla scena di una atmosfera serena e vagamente popolare.
Scritto da Antonella Colaninno

La Casa di Goethe in via del Corso è l’unico museo tedesco all'estero. Inaugurata nel 1997, la casa racconta attraverso scritti e dipinti di Tischbein (e disegni di Piranesi) il viaggio in Italia del poeta tedesco dal 1786 al 1788, nelle cui stanze Goethe abitò insieme a Johan Heinrich Wilhelm Tischbein e ad altri artisti. Un soggiorno, quello romano, che rappresentò per il poeta un periodo di evasione dai suoi impegni di ministro a Weimar e dalla difficile relazione con una donna sposata. Nella prima stanza del museo è collocato il ritratto di Goethe realizzato nel 1982 da Andy Warhol ispirato al famoso dipinto di Tischbein dal titolo “ Goethe nella campagna romana.”

In foto: Max Liebermann - Il pentimento della mugnaia
            Ernst Barlach - L'apprendista stregone
            Hans Meid - Trovato
            Franz Walser - La convertita