Nudo di donna EGON SCHIELE















domenica 15 dicembre 2013

LEGAMI E CORRISPONDENZE IMMAGINI E PAROLE ATTRAVERSO IL 900 ROMANO








di Antonella Colaninno

Un percorso espositivo tra arte e letteratura per raccontare il Novecento e le collezioni della Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale. Un’epoca di grande fermento culturale scandita dalle guerre e dalla ripresa economica abbraccia in un comune universo poetico, scrittori ed artisti in un vincolo di “legami e corrispondenze” tra immagini e parole. Architetti, scrittori, poeti ed artisti intrecciano spontaneamente, le loro relazioni negli studi d’artista, nei salotti letterari, per le strade e in quei caffè storici tra le botteghe e le vie della capitale come nel celebre Caffè Greco.

Roma è ancora una città di provincia in quegli anni, diventata solo da qualche decennio la nuova capitale d’Italia, ma la sua mondanità e la sua ricchezza artistica affascinarono molti scrittori che qui decisero di trascorrere parte della loro vita. Chiusa in un’economia agricola che fa del turismo la sua principale fonte di ricchezza, Roma è ben lontana da quel modernismo figlio dell’economia industriale delle grandi città del nord, ma la rivoluzione del costume non mancherà di portare anche nella città, nuove prospettive nel campo delle arti e della letteratura a cui molto contribuirono il Futurismo ed il suo fondatore Tommaso Marinetti. Gabriele D’Annunzio giunse nella capitale nel 1881per i suoi studi e vi soggiornò fino al 1889 collaborando con i giornali e le riviste locali. Affascinato dalla vitalità della città si ispirò alla leggerezza della vita mondana romana nell' opera letteraria il Piacere che attinge al simbolismo della pittura di Adolfo De Carolis e di Camillo Innocenti per la sensualità dei suoi passi letterari e agli stati d’animo decadenti dei paesaggi di Nino Costa dove il dato realistico si confonde con quello emotivo. Le vicende del protagonista Andrea Sperelli sono quelle dello stesso autore che vive in solitudine il fascino degli ambienti romani […] non la Roma dei Cesari ma la Roma dei Papi; non la Roma degli Archi, delle Terme, dei Fori, ma la Roma delle ville, delle Fontane, delle Chiese. Egli avrebbe dato tutto il Colosseo per la Villa dei Medici, il Campo Vaccino, per la Piazza di Spagna, l’Arco di Tito per la Fontanella delle Tartarughe. La magnificenza principesca dei Colonna, dei Doria, dei Barberini l’attraeva assai più della ruinata grandiosità imperiale[…]” Dagli stessi suoi amici artisti D’Annunzio fu considerato “l’ultimo cantore della campagna romana” e alle sue tematiche estetizzanti si ispirarono i preraffaeliti GIuseppe Cellini e Giulio Aristide Sartorio. Lo stesso Sartorio, nel Trittico delle Vergini volle come modella la giovane sposa di D'Annunzio, Maria Hardouin di Gallese. Nella raccolta di poesie intitolata Isaotta Guttadauro del 1886, Gabriele D'Annunzio affidò l'illustrazione delle pagine ad un gruppo di artisti romani tra i quali Giuseppe Cellini, Onorato Carlandi, Giulio Aristide Sartorio, Enrico Colemann e tanti altri, quasi tutti abituali frequentatori del famoso Caffè Greco. D'Annunzio seppe conciliare il suo spirito libero e la sua grande apertura mentale all'ambiente di provincia della capitale, un clima che difficilmente poteva assecondare il suo essere un globale ante litteram, con una visione europea della cultura. Anche l'esperienza del Futurismo e di Filippo Tommaso Marinetti si lega alla capitale. Nella Filippica Contra Roma passatista Marinetti descrive una città priva di slanci come Venezia e Firenze, perchè parassita del turismo e carente di una economia imprenditoriale. Il Futurismo si impose a Roma nel 1913 con l'apertura della galleria futurista di Giuseppe Sprovieri in via del Tritone, 125 e per la presenza dell'abitazione di Balla in un vecchio convento di via Paisiello. C'è una nuova visione del mondo che entra prepotente nella sfera personale. Ogni forma d'arte, plastica o letteraria, si trasforma in azione, in plauso alla vita, in desiderio di cambiamento. Il Futurismo pensava di dipingere "gli equivalenti plastici e cromatici dei rumori e degli odori [...]" e se Balla era attratto dallo studio del movimento in sè come valore oggettivo,Boccioni preferiva studiare i valori soggettivi riflessi negli stati d'animo. Intenso fu l'impegno di Marinetti nella capitale dove fondò il periodico "Roma futurista", ma fu il teatro l'aspetto più importante per l'apertura alle avanguardie nella capitale. Nel 1917 vanno in scena i balletti russi al teatro Costanzi, mentre intensa prosegue l'attività del teatro Sperimentale degli Indipendenti sito nei sotterranei di via degli Avignonesi. Il teatro futurista lascia molto all'improvvisazione,alla satira, alla recitazione libera e proteso verso l'esterno, preferisce uscire dalle mura e per le strade, incontra la gente.
Molto ci sarebbe ancora da raccontare su questo interessante quanto affascinante percorso di legami e corrispondenze tra artisti e scrittori nella capitale nel corso del Novecento, ma sarebbe riduttivo riportare qui considerazioni che meriterebbero uno studio più approfondito piuttosto che una semplice lettura, per la quantità e l'importanza delle fonti documentarie.

Pubblicato da Antonella Colaninno





In foto: immagine del catalogo della mostra "Legami e corrispondenze. Immagini e parole attraverso il 900 romano"; Gabriele D'Annunzio; La Sultana, 1913 di Camillo Innocenti; Donna con fiori - Nudo di donna con rose, 1910 di Adolfo De Carolis; Frigidarium, 1882 di Alessandro Pigna; Le Vergini savie e le Vergini stolte, 1890-1891 di Giulio Aristide Sartorio; particolare dell'opera di G.A. Sartorio; Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale; una delle sale interne allestite in occasione della mostra.

Legami e corrispondenze
Immagini e parole attraverso il 900 romano.
28 febbraio - 29 settembre 2013
Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale 

domenica 1 dicembre 2013

MUSEO LABORATORIO DELLA MENTE





di Antonella Colaninno

Ci sono luoghi che raccontano storie di vita, altri che raccontano il lento dimenticarsi del sé dove la vita si perde nei labirinti della psiche umana. Attraverso la rievocazione delle storie e la ricostruzione degli spazi il Museo Laboratorio della Mente racconta il lento degenerarsi della percezione e lo smarrimento per la perdita della memoria. La realtà del disagio mentale nella sua complessità rivive nei portatori di storie e denota la perdita del ricordo, lo scollamento dalla dimensione temporale senza la quale si smarrisce il senso del proprio esistere. Una riflessione sul valore del tempo per costruirsi la propria identità partendo dagli “sguardi degli esclusi", metafora delle esclusioni sociali di tutti i tempi. Una bocca bloccata nell’atto di comunicare aspetta di ascoltare la tua voce per sciogliere la propria, “ha bisogno della tua voce per parlare,” ha bisogno di ascoltare i tuoi suoni per sentirsi, mentre nello specchio cerca di ritrovare la sua immagine. E’importante riscoprire i modi del sentire e collocarsi nel tempo attraverso la memoria che consente di “riconoscersi ogni giorno della vita.” Vite spezzate dal manicomio e gesti di rabbia raccolti in una creatività ossessiva che disegna e incide per affermare la propria “presenza negata” e atti di protesta per rivendicare il diritto alla volontà come quello della paziente Lia Traverso che nei primi anni Settanta mise in atto lo sciopero della fame per poter ottenere l’uso della forchetta e del coltello per chi come loro, privati degli oggetti e dei ricordi, mangiavano con le mani. Un percorso che racconta il disagio emotivo di persone con storie difficili che la psichiatria istituzionale aveva decretato come malati di mente “accomunati da uno stesso infelice destino”ma che i ritratti realizzati negli anni Trenta del secolo scorso da Romolo Righetti, psichiatra del Santa Maria della Pietà evidenziano come le diversità di ogni persona rifiuti l’idea di una indistinta omologazione. Ogni stanza scandisce il percorso di visita e da il titolo alle sezioni in cui è suddiviso l’allestimento: da “entrare fuori uscire dentro” e “la fabbrica del cambiamento” si passa ai “modi del sentire” dove “una successione d’ambienti rimandano uno all’altro in un gioco misto tra alterazioni percettive e preconcetti comuni, perché da vicino nessuno è normale.” Dalla sezione dedicata ai “ritratti”si passa alle “dimore del corpo”sino agli “inventori di mondi”, per terminare con “l’istituzione chiusa” che si raggiunge passando attraverso un corridoio con tre ambienti: la fagotteria, dove i pazienti ricoverati lasciavano in custodia abiti e averi; la stanza del medico e la camera di contenzione. Infine, “la fabbrica del cambiamento”racconta le fasi che portarono alla chiusura dell’Ospedale Psichiatrico con un’installazione sul caos degli oggetti per raccontare l’epilogo del manicomio e documentare la sua trasformazione in un più adeguato centro di assistenza psichiatrica.

Pubblicato da Antonella Colaninno

Il Museo Laboratorio della Mente è stato realizzato da Studio Azzuro, Museo Laboratorio della Mente, in collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale A.S.L. Roma E

Piazza Santa Maria della Pietà, Padiglione 6

Roma

Nelle foto: illustrazione dello schema del percorso museale; immagine del manifesto che accoglie il visitatore all'ingresso del Padiglione 6; un lavoro di Studio Azzurro.