Nudo di donna EGON SCHIELE















giovedì 30 giugno 2011

"IL PIU' BEL PAESE DEL MONDO" LA BELLA ITALIA ARTE E IDENTITA' DELLE CITTA' CAPITALI






“Venaria è già l’Italia: “camera con vista” sul miracolo di arte, vita e natura armoniosamente coniugate. Inizia qui il Belpaese. Chi, come Stendhal, continuerà il viaggio lo incontrerà ancora nelle ville del Brenta e in piazza San Marco a Venezia, a Palazzo Pitti di Firenze e a villa Borghese di Roma, nella Reggia di Caserta e nella Strada Nuova di Genova, nei Palazzi di Milano, nelle chiese di Bologna, a Capodimonte di Napoli, nella Parma di Correggio e di Parmigianino, di fronte ai mosaici di Ravenna, nella Cappella Palatina di Palermo”. (Antonio Paolucci).


“L’Italia è il più bel Paese del mondo”; lo sapeva Stendhal, lo avevano dichiarato tanto tempo prima (1581) Egnazio Danti e papa Gregorio XIII Boncompagni nella Galleria delle Carte Geografiche in Vaticano, lo avevano sperimentato i viaggiatori del Grand Tour da Montaigne al Presidente de Brosses, da Cervantes a Goethe. Ne erano coscienti gli italiani all’appuntamento del 1861. (Antonio Paolucci).


L’Italia è il “più bel paese del mondo” e non lo è certo per retorica, basta guardarsi intorno nelle Scuderie Juvarriane della Venaria Reale per comprenderlo, per chi ancora, non se ne fosse accorto. E’ l’Italia questa volta a raccontare la storia delle sue città capitali “preunitarie”attraverso i capolavori d’arte delle scuole che le hanno rappresentate e che ancora oggi sono le grandi specificità storiche delle “differenze”del nostro Paese. Del resto, Giuseppe Galasso ricorda ciò che Metternich affermava: “L’Italia? Un’espressione geografica.” Una varietà di aspetti culturali nelle tante storie di “Italie”nelle quali gli Stati regionali avevano accolto l’eredità dei Comuni sotto una dinastia. Si parla di “anomalia italiana” rispetto alla storia europea, proprio per quella sua frammentazione così variegata da far pensare a molte Italie. Giuseppe Galasso sostiene che “[…] storia nazionale e storia dello stato nazionale sono processi storici differenziati[…] per l’assoluta precedenza che la formazione della nazione presenta rispetto al sorgere dello stato nazionale”. “Le nazioni rappresentano l’imprescindibile premessa e l’indispensabile condizione del sorgere non solo dello stato, bensì anche dell’idea e dello spirito nazionale quali si sono via via sviluppati nell’ambito degli stati nazionali”. Esiste cioè una differenza sostanziale tra nazionalità e nazione, tra “nazione sentita” e “nazione voluta”. “Le nazioni sono formazioni storiche che si determinano nella storia e nella storia crescono, si affermano, si modificano, si trasformano oppure sopravvivono”.

Le 360 opere in mostra presso le Scuderie Juvarriane ripercorrono la storia artistica delle varie capitali e, attraverso questa, la storia degli eventi che ne hanno determinato l’unicità dei destini.
Il percorso espositivo si apre con la sezione dedicata a Roma antica, cuore dell’impero e della Cristianità con i suoi simboli rappresentativi del potere politico e religioso. L’Afrodite accovacciata (II sec. d.C.) in marmo bianco è l’opera scelta per illustrare la copertina del catalogo, un’opera acquistata dai Musei Vaticani nel 1779 e ritrovata soltanto nel 1760. Splendide immagini dei fasti della Roma antica sono illustrati nella Veduta di Piazza Navona di Andrea Locatelli (Roma, 1695-1741) e nelle acqueforti della serie le Vedute di Roma di Giovan Battista Piranesi (Venezia, 1720 – Roma, 1778). I busti in marmo e in bronzo da Giulio Cesare agli imperatori Adriano e Marco Aurelio, rappresentano invece una carrellata sui personaggi che hanno reso grande la storia di Roma. Tre bellissimi esemplari di triregni datati al XIX secolo in velluto bianco, oro, perle, paste vitree e pietre dure arricchiscono questa sezione della mostra, sottolineando il ruolo centrale del Papa e della Chiesa nella storia.
Proseguendo in questo viaggio tra le città capitali, Firenze celebra la sua centralità nello sviluppo della lingua e nella fioritura delle arti, grazie al mecenatismo dei Medici e all’imporsi degli studi scientifici con Galileo, a partire dal XVII secolo. Paolucci ricorda l’importanza degli Uffizi quale primo Museo moderno d’Europa e della città che, per prima al mondo, ha dato i natali all’Accademia delle Arti e del Disegno, “per volontà di Giorgio Vasari”. Gli affreschi di XV secolo di Andrea del Castagno (Castagno1421 –Firenze, 1457), provenienti dalla Galleria degli Uffizi rappresentano le personalità letterarie di Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio, mentre gli oli su tavola della metà del XVI secolo di Luigi Fiammingo (Firenze, metà del XVI secolo) e Agnolo Bronzino (Firenze, 1503-1579) ritraggono rispettivamente, Lorenzo il Magnifico e Cosimo I de’ Medici in armatura (1550 ca.). La bellissima Fiasca con catena in lapislazzuli, oro e rame (1583-84) di Jaques Bylivelt (Delft, 1550 - Firenze, 1603) su disegno di Bernardo Buontalenti, è un prezioso manufatto di arte applicata che arricchisce la ricca carrellata di opere della sezione fiorentina. A seguire, la lunetta di Giusto Utens (? – Carrara, 1609) con la Veduta di Palazzo Pitti (1598 - ’99) e in chiusura, l’opera di Odoardo Borrani (Pisa, 1833 – Firenze, 1905) intitolata Il 26 aprile 1859 in Firenze (1861), un omaggio ai 150 anni dell’Unità d’Italia, opera tra l’altro, esposta alla mostra 1861. I pittori del Risorgimento, presso le Scuderie del Quirinale.

Venezia è l’altra grande città capitale, porta d’oriente e madre di quella scuola veneziana di cui fecero parte Tiziano, Canaletto, Giambattista Tiepolo, Bernardo Bellotto e lo scultore architetto fiorentino Jacopo Sansovino che fu il “massimo architetto”della Repubblica di Venezia. “Come ben avvertì …il Vasari, quando parla di pittura “senza disegno”. In realtà la pittura veneziana del ‘500, fondata com’è sulla supremazia dei valori cromatici e luminosi, può ridurre al minimo, anche dal punto di vista tecnico, l’importanza di quella struttura concettuale di base che è il disegno”. Il vedutismo decadente di Francesco Guardì (Venezia, 1712 – 1793) nell’Isola di San Giorgio Maggiore con la punta della Giudecca (1770 – 1774) contrasta con il tecnicismo atmosferico di Canaletto (Venezia, 1697 – 1768) nelle opere Il molo del Bacino di San Marco e L'ingresso del Canal Grande con la basilica della Salute. Il Leone marciano “andante” (1516) di Vittore Carpaccio (Venezia, 1465 – 1526 ca.) si erge a simbolo della città e del suo patrono, l’evangelista Marco. Seguono i ritratti di Tiziano (Pieve di Cadore, 1488 ca. – Venezia, 1576), Ritratto di Pietro Aretino e di Tintoretto (Venezia, 1518/19 – 1594) Ritratto del doge Alvise Mocenigo, le raffinate atmosfere teatrali di Pietro Longhi (Venezia, 1701 – 1785) con L’indovina (1752) e Il ciarlatano (1757) e i gessi di Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822) Venere e Marte, 1816 e la Elisa Baiocchi Bonaparte (1812-’13). Chiude la sezione dedicata a Venezia un’opera commemorativa dei 150 anni dell’Unità d’Italia di Napoleone Nani (Venezia, 1839 – Roma, 1899) intitolatra Daniele Manin e Niccolò Tommaseo liberati dal carcere e portati in trionfo in Piazza San Marco (1876), anche questa esposta presso le Scuderie del Quirinale in occasione della mostra 1861.I pittori del Risorgimento.

Milano è il “luogo di fusione e di sintesi”. E’ la città di Bernardino Luini, Leonardo, Morazzone, dei Procaccini. E’ la città degli Sforza e dei Borromeo, delle chiese, del Duomo e del Cenacolo di Leonardo che qui, porta il suo linguaggio di matrice toscana. Un San Sebastiano (1475-’80) in marmo attribuito all’ambito di Giovanni Antonio Piatti (seconda metà del XV secolo) mostra un plasticismo ancora legato alla tradizione gotica, mentre l’Adamo con il piccolo Abele (1502) di Cristoforo Solari Milano, (1468/70 – 1524) riprende il linguaggio della scultura classica innestato su una libertà espressiva di gusto spiccatamente moderno. Stessa modernità e scioltezza di movimento si ritrovano nell’affresco di Vincenzo Foppa (Bagnolo Mella, 1427 ca. – 1515 ca.) Madonna con il bambino, San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista o “Madonna col tappeto” (1485). Una nuova espressività intimista e al tempo stesso comunicativa si coglie nelle opere lombarde di questo periodo, a cui si affianca lo studio di una nuova luminosità. Il vigore del busto in bronzo di Napoleone I (1809- ’10) di Antonio Canova contrasta con la delicatezza delle peculiarità intellettuali del ritratto di Alessandro Manzoni (1834 – ’35) di Giuseppe Molteni, (Affori, 1800 – Milano, 1867) e Massimo Tapparelli d’Azeglio (Torino, 1798 – 1866). Infine il celeberrimo Il bacio (1861) di Francesco Hayez (Venezia, 1791 – Milano, 1882), “nella versione esposta all’Esposizione universale di Parigi del 1867 eseguita[…] nell’anno dell’unificazione nazionale, due anni dopo l’esemplare della Pinacoteca di Brera”nella quale la donna indossa un abito di colore bianco rispetto alla versione nella quale indossa l’abito azzurro.

Il nostro viaggio tra le capitali d’Italia attraversa anche il Ducato di Parma e Piacenza, creato nel 1545 da Alessandro Farnese poi divenuto papa Paolo III e passato successivamente, dai Farnese, sotto il dominio dei Borboni. A Parma giunse Correggio che, insieme a Francesco Mazzola detto il Parmigianino, rappresentò lo stile pittorico della scuola di quest’area emiliana, caratterizzata da una grazia formale e dallo studio dei valori illusionistici. Ferrara è l’altro centro emiliano di respiro europeo grazie alla presenza di artisti quali Andrea Mantegna, proveniente dall’area veneta, il genovese Leon Battista Alberti, Cosmè Tura e il toscano Piero della Francesca, ma anche di letterati come Ludovico Ariosto e Torquato Tasso. Altra città importante sarà Modena, per la magnificenza della sua galleria di Palazzo Ducale. Tra le opere di questa sezione il busto in marmo di Francesco I d’Este (1650 – ’51), realizzato da Gian Lorenzo Bernini (Napoli, 1598 – Roma, 1680) e La schiava turca (1532) di Parmigianino (Parma, 1503 – Casalmaggiore, 1540).

Bologna con la sua università è un ennesimo volto della pluralità culturale dell’Italia preunitaria e delle vicende artistiche del Correggio, di Guido Reni e dei Carracci; è il richiamo ad una classicità intrisa di sensuale erotismo, come nel Bacco (1590) e nella Flora (1592) di Annibale Carracci (Bologna, 1560- Roma, 1609) e nell’Amor sacro e amor profano (1622 – ’23) di Guido Reni (Bologna, 1575 – 1642).

Genova fu repubblica marinara e città di banchieri, “i cui capitali venivano sempre reinvestiti in beni fondiari o nell’acquisto di feudi soprattutto nell’Italia meridionale”. La costruzione di Strada Nuova è l’impresa edilizia più importante della città a cui lavorò come pittore Perin del Vaga con la supervisione delle famiglie che qui risiedettero: i Pallavicini, i Lomellino, i Grimaldi e gli Spinola. Un'impresa notevole di cui Peter Paul Rubens ci ha lasciato testimonianza nei suoi disegni. La ricchezza della città è rappresentata nell’opulenza di uno stile ricco di elementi decorativi dove è forte il valore espressivo, come nel Giovane gentiluomo della famiglia Spinola (1621 – ’22) di Antoon Van Dyck (Anversa, 1599 – Londra, 1641). L’elemosina di San Lorenzo (1615 – ’20) di Bernardo Strozzi (Genova, 1581/1582 – Venezia, 1644) e la Giovanna Spinola Pavese (1606) di Peter Paul Rubens (Siegen, 1577 – Anversa, 1640).


Torino è città di straordinaria eccezionalità artistica dove i talenti locali si uniscono agli artisti fiamminghi che qui si stabilirono per un certo periodo di tempo. Juvarra con le sue architetture è l’artista che esprime la grandezza dei Savoia; a lui, saranno commissionati i progetti più autorevoli di architettura presenti sul territorio e che rappresentano un patrimonio di inestimabile valore storico artistico: la Palazzina di Caccia di Stupinigi, Palazzo Madama, la Basilica di Superga, la Venaria, il Castello di Rivoli, la Chiesa della Consolata, solo per citarne alcuni. Tra le opere in sezione, Il principe Tommaso di Savoia Carignano (1634) di Antoon Van Dyck, L’Annunciazione (1623) di Orazio Gentileschi (Pisa, 1563 ca. – Londra, 1647), la Veduta di Torino dal lato del Giardino reale (1745) di Bernardo Francesco Bellotto (Venezia, 1722 – Varsavia, 1780), il Trionfo di Mardocheo (1734) di Francesco Monti (Bologna, 1685 – Bergamo, 1768) e, tra gli oggetti di arte applicata La mazza della Facoltà di Giurisprudenza (1809), in argento cesellato e dorato realizzata da Angelo Boucheron (documentato dal 1766 – Torino, 1859) su disegno di Lorenzo Pèceux.

Chiudono questo viaggio nell’arte del Bel Paese le sezioni dedicate a Palermo e a Napoli, città che si sono caratterizzate per la eterogeneità degli aspetti culturali.

Palermo, città normanna e araba, ma anche città di quella grande stagione Liberty legata al nome di Ernesto Basile e della celebre famiglia di industriali Florio (donna Florio è ritratta nel famoso dipinto di Giovanni Boldini), dalla cui collezione proviene il tessuto ricamato con fili di seta e inserti di corallo, ispirato nel disegno alla Sala di Ruggero del Palazzo Reale. Anche in questa sezione non mancano riferimenti all’Unità d’Italia chiaramente espliciti ne I vespri siciliani (1864 – ’65) di Michele Rapisardi (Catania, 1822 – Firenze, 1886) e in Garibaldi a Palermo (1860 – ’62) di Giovanni Fattori (Livorno, 1825 – Firenze, 1908).

Infine Napoli, città preferita dal Grand Tour, dove fanno da protagonisti Luca Giordano (Napoli, 1634 – 1705) con Elemosina di San Tommaso da Villanova, 1658), Caravaggio e Antonello da Messina (Messina, 1430 ca. – 1479) con l'Annunciata, (1447 – ’50). Tra le opere commemorative dell’Unità, Le stragi di Altamura (1863) di Michele Cammarano (Napoli, 1835 – 1920), Gli iconoclasti (1855) di Domenico Morelli (Napoli, 1823 – 1901) e I figli del popolo di Gioacchino Toma (Galatina, 1836 – Napoli, 1891).

Scritto da Antonella Colaninno


La bella Italia.
Arte e identità delle città capitali.
Reggia di Venaria, Scuderie Juvarriane
17marzo – 11 settembre 2011
Firenze, Palazzo Pitti

11 ottobre 2011 – 12 febbraio 2012










mercoledì 22 giugno 2011

PAUL STRAND, WALTER ROSENBLUM E PIERPAOLO MITTICA. LA FOTOGRAFIA IN MOSTRA A VILLA BRANDOLINI TRA ARTE E DENUNCIA SOCIALE.


                                          Foto di Paul Strand
                                          Foto di Walter Rosenblum


In un articolo pubblicato recentemente sul Fatto Quotidiano, Grazia Lissi dedica un articolo a una bipersonale fotografica ospitata presso Villa Brandolini a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso. “Strand e Rosenblum-Corrispondenze Elettive”; e “L’eredità di Chernobyl” di Pierpaolo Mittica. Due mostre e tre fotografi a confronto, per un arco cronologico che comprende tre generazioni, ognuna rivolta con il proprio sguardo alla poetica della solitudine e dell’umana fragilità,  in cui l’estetica incontra l’impegno sociale e la denuncia ai mali della follia contemporanea. Walter Rosenblum (New York, 1919) racconta le periferie desolate di New York dove il contrasto con l’innocenza e la povertà si fa più stridente. Le scarne visioni in bianco e nero delle terre devastate da Chernobyl di Pierpaolo Mittica (Pordenone, 1971) riflettono sui disastri nucleari, mentre la mimesis fotografica di Paul Strand (1890 – 1976), con il suo realismo introspettivo, ricorda nel taglio e nell’analisi psicologica l’artista americano Edward Hopper. Gli artisti sono legati tra loro dalla passione per una ricerca fotografia che unisce arte e politica e da un’amicizia umana e professionale, Rosenblum è stato anche il maestro di Pierpaolo Mittica, autore di questo straordinario reportage fotografico nei luoghi della disperazione dove “Chernobyl è appena iniziata”

Qui la quotidianità resta solo uno spettro di una comunità ormai al tramonto. “La mostra è stata voluta dal Chernobyl National Museum di Kiev per ricordare il ventennale del disastro”.



Scritto da Antonella Colaninno


Dal 12 giugno al 28 agosto 2011
Villa Brandolini
Pieve di Soligo (Treviso)



sabato 11 giugno 2011

ASPETTANDO LA BIENNALE DI VENEZIA



ILLUMInazioni è il titolo scelto dalla curatrice per questa 54 edizione della Biennale d'Arte, un’associazione di parole che sottolinea l’importanza di un confronto tra i paesi e di una democrazia dell’arte. Con Bice Curiger quest’anno la Biennale ritorna in Svizzera a Zurigo, sulla scia  di quel lontano 1999 e poi ancora del 2001quando Harald Szeemann (Berna 1933, Tegna 2005) fu scelto alla guida della 49a edizione della kermesse veneziana. La luce è ciò che illumina, che conduce alla conoscenza la ricerca intellettuale. Una visione dell’arte che certo recupera l’importanza della luce quale fattore indispensabile nello studio della spazialità e dei valori plastici, ma che non dimentica la sua dimensione umana e spirituale. Illuminazione è soprattutto l’idea che porta al processo creativo nel quale ogni visione rappresenta le tre E di Estasi, Estetica ed Empatia. L’arte è “un’esperienza illuminante”, “un’epifania”, un momento di riflessione e di “approccio al mondo esterno”, “[...] in un’epoca in cui il nostro senso di realtà è profondamente messo in discussione da mondi virtuali e simulati”. Il 4 giugno i Giardini e l’Arsenale apriranno le porte ai visitatori tra opinioni e punti di vista polemiche e consensi. Sembra che il mondo dell’arte stia riscoprendo una dimensione tutta al femminile se pensiamo anche alla progettualità in architettura che porta la firma di Odile Decq e Zaha Hadid per i nuovi edifici museali romani, il MACRO e il MAXXI. Un aspetto lusinghiero per chi, come me, crede nelle potenzialità della donna e auspica “quote rosa” nel management culturale, dalla gestione dei musei, ai progetti curatoriali, per uno sviluppo di tutte quelle strutture declinate ad assenza di servizi che potrebbero essere reintegrate, senza dimenticare inoltre gli aspetti più strettamente creativi e intellettuali della ricerca artistica.
Attendiamo anche l’apertura del Padiglione Italia curato da Vittorio Sgarbi e allestito dall’architetto Benedetta Miralles, che quest’anno ha un titolo provocatorio “L’Arte non è cosa nostra”, una tematica già alquanto discussa che ha sollevato non poche polemiche. All’interno degli spazi espositivi sarà allestito anche il Museo della Mafia portato da Salemi all’Arsenale di Venezia. Aspettiamo l’apertura per il prossimo 4 giugno dandoci appuntamento prossimamente per scambi di opinioni e di commenti.

Scritto da Antonella Colaninno