Nudo di donna EGON SCHIELE















sabato 2 novembre 2013

UN'ECONOMIA SOMMERSA PER UN PATRIMONIO TRAFUGATO



 
 
 

di Antonella Colaninno

I nostri beni culturali devono fare i conti con un traffico illecito internazionale dove le antichità italiane sono ai primi posti di una classifica sconcertante. Una storia lunga che risale al secondo conflitto mondiale quando i russi in quel lontano maggio del 1945, occuparono la sede dell'ambasciata italiana a Berlino e trafugarono in Unione Sovietica importanti opere d'arte di inestimabile valore provenienti in gran parte dalla Galleria Nazionale d'arte antica di Palazzo Barberini. Una storia infelice, testimoniata dal breve memoriale di Massimo Baistrocchi, diplomatico della Farnesina impegnato nella ricerca delle opere d'arte scomparse. Il Baistrocchi racconta che i russi si sentivano legittimati dal furto che consideravano la giusta ricompensa per i danni subiti durante il conflitto e che per tutelare il riserbo sulla faccenda, le istituzioni museali sovietiche non si sentivano autorizzate a rivelare la quantità di opere d'arte conservate nei depositi. In un articolo pubblicato un pò di tempo fa sul Corriere, Sergio Rizzo scrive: "Baistrocchi cita calcoli di esperti tedeschi, secondo i quali il numero di opere d'arte scomparse dalla Germania dopo quel maggio del 1945 sarebbe di circa un milione, di cui 250mila definite "di grande valore", oltre a circa "4milioni 600mila libri e 3 chilometri di archivi". I quadri furono il prezzo con cui molti ebrei pagarono il proprio esilio ma furono soprattutto il bottino preferito per molti tedeschi. Dalle rivelazioni del Baistrocchi apprendiamo che "dal 1945 al 1952 gli alleati restituirono all'Italia 252.068 oggetti d'arte, mentre a seguito dell'accordo De Gasperi-Adenauer tra il 1953 ed il 1974 il governo federale tedesco rese 40 opere trafugate opponendosi però al rimpatrio di altre opere che i nazisti avevano acquistato ma esportato illegalmente. Tra le opere che i tedeschi si rifiutarono di consegnare, considerandole divenute proprietà della Bundesrepublik, figurano i nove dipinti di Sebastiano Ricci della collezione de Robilant e provenienti dal soffitto di Palazzo Mocenigo a Venezia (che si trovano oggi alla Gemaldegalerie di Berlino), il dipinto della Visitazione di Francesco Guarino ed il Kouros proveniente dalla collezione Amelung di Roma, tutte opere che dopo l'acquisto erano state trasportate in Germania con il corriere diplomatico, senza quindi le prescritte autorizzazioni doganali". Una situazione resa ancor più difficile nel 1974 quando la Germania "ha considerato scaduto l'accordo fra De Gasperi e Adenauer" ed esasperata nel 2000 quando la Federazione russa ha approvato una legge che nazionalizza le opere d'arte presenti nei musei. Ma le motivazioni si mostrano ben chiare sin dall'inizio se leggiamo le rivelazioni del Baistrocchi in merito "alle decine di esperti e di storici dell'arte" incaricati dalle autorità sovietiche di far razzie per completare le proprie collezioni museali. Il traffico di beni culturali tra furti e commercio illegale colloca l'Italia ai primi posti di una triste vicenda aggravata dall'attività dei tombaroli e dall'azione malavitosa delle mafie. La refurtiva giunta in Svizzera, viene affidata ad una compravendita internazionale che coinvolge collezionisti, istituzioni museali e case d'aste. Ma siamo certi che la compravendita sia fatta in assoluta buona fede senza suscitare il benchè minimo dubbio sulla provenienza delle opere da parte dell'acquirente? Un traffico illegale che spesso coinvolge le case d'aste, nelle cui sedi i carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, archeologico e del paesaggio hanno recuperato il materiale della refurtiva, giunto qui dopo una normale trattativa di vendita. Come nel caso della Santa Caterina d'Alessandria di Bernardino Strozzi, "scomparso da una villa fiorentina nell'aprile del 1944 e riapparso alla casa d'aste Sotheby's di Milano nel 2009". Il recupero delle opere d'arte trafugate segue lunghi percorsi di difficoltà diplomatiche e giudiziarie che spesso sono il frutto di strani compromessi tra i governi, come è accaduto per i 15 argenti di Morgantina del Metropolitan Museum tornati in Italia dopo un accordo firmato dall'allora ministro dei Beni Culturali Rocco Buttiglione che prevedeva la restituzione delle opere dopo quattro anni agli Usa che, a loro volta, dopo altri quattro anni, avrebbero dovuto restituirle all'Italia per un periodo complessivo di quarant'anni. Molte sono le opere rubate nelle chiese dalle mafie, avvolte da vicende inquietanti e misteriose, come il caso della Natività di Caravaggio rubata dalla mafia nell'Oratorio della Chiesa di San Lorenzo in San Francesco a Palermo e ad oggi ancora disperso. Un patrimonio immenso registrato nella banca dati dei carabinieri per una cifra pari a quasi 2 milioni di oggetti scomparsi. Una percentuale altissima che non ripaga del successo dei molti ritrovamenti e che mette in luce probabilmente, nelle difficoltà del recupero, la mancanza di una legge adeguata che tuteli con giuste sanzioni il valore della nostra cultura.


Pubblicato da Antonella Colaninno

Nelle foto in ordine: la miniera di Merkers in Germania; "12 aprile 1945: il generale Eisenhower ispeziona le opere d'arte trafugate dai nazisti e ritrovate nella miniera di Merkers in Germania"; un soldato nella miniera di Merkers: la Venere di Morgantina "trafugata e poi tagliata in tre pezzi"; la Natività di Caravaggio.