Nudo di donna EGON SCHIELE















domenica 11 ottobre 2015

I NUOVI-NUOVI UN ASPETTO DEL POST MODERNO


"Tutti i Nuovi-Nuovi sono nati a stretto gomito rispetto ai loro predecessori, impegnandosi in partenza nelle stesse tecniche" Renato Barilli

di Antonella Colaninno

In un breve saggio scritto molti anni fa, Renato Barilli  espone un’interessante analisi in merito al succedersi veloce nei decenni delle nuove tendenze artistiche che si affacciano sulla scena culturale a partire dal secondo dopoguerra. Si pensi negli anni ’50 all’informale, alla Pop Art degli anni ’60, all’Arte Povera e simili che dominano la scena artistica tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70. Si assiste ad una “rottura” che stranamente ha il suo inizio dopo una convivenza con il vecchio, nel senso che il nuovo nasce in seno al vecchio, vi convive per poi espandersi, allontanandosi e dando inizio alla propria personale ricerca artistica. “Tutti i Nuovi-Nuovi sono nati a stretto gomito rispetto ai loro predecessori, impegnandosi in partenza nelle stesse tecniche”. Possiamo considerare queste manifestazioni in relazione al post-moderno, anche se “non si può farlo corrispondere a senso unico alla situazione Nuova-Nuova.” Barilli sostiene che sulla situazione “concettuale-comportamentista”, “con la relativa morte dell’arte”, è ritornato il valore del segno, del colore e della decorazione e che tutto questo è avvenuto solo nell’arco di tempo di un decennio. L’uomo post moderno è quello dell’elettronica e della comparsa delle tecniche extra artistiche dopo il ’67  (nudità umana e animale, occupazione dell’ambiente), dove la tecnologia più avanzata si unisce ai “caratteri di un’antropologia arcaica” perché “il futuro ha un cuore antico”. La registrazione su nastro o su disco rappresenta il nuovo futurismo che non cancella il passato ma lo registra, e così l’arte contemporanea si svolge tra slanci futuristi ed “elementi passatisti”, perché “i sensi non devono essere solo sollecitati ma anche appagati” Tutta l’arte della generazione post moderna si esprime tra “esplosioni” e “implosioni”, pur non essendo mai i due caratteri così fortemente distanti tra loro (lo spazio post moderno è curvo, quello meccanico sempre proiettato in avanti). Tra il progressivo esplosivo e la regressione implosiva esiste nel mezzo “un grado zero” di appiattimento, la tautologia, nel quale l’arte, priva di alcuna spinta ad oltranza, ripete se stessa. 

De Chirico è un implosivo che lavora sulla citazione e sull’auto citazione, osservando se stesso “retrospettivamente”, mentre Boccioni e Duchamp sono esplosivi. Barilli definisce Paolini “un neoclassico della civiltà elettronica” perché il suo lavoro si svolge sulla citazione pur se con mezzi extra artistici e quindi non introduce lo sviluppo temporale e storico, ma resta chiuso in una dimensione “asettica”. Kounellis è un esplosivo che però cita concettualmente il passato (Tiziano) e si ispira alla tradizione antropologica. Vettor Pisani, con il suo evidente esoterismo, ha richiami al passato che in De Dominicis e Fabro si registra in un’implosione con riferimenti alla tradizione artigianale, “alla bellezza gratificante dei materiali” e “al recupero della grazia.” Ontani e Salvo sono “gli eroi” della prima metà degli anni ’70 che uniscono le due anime del post moderno. Salvo, dopo un esordio con i poveristi, approda al percorso della grazia e della qualità manuale. 

Ontani privilegia la dimensione artigianale. L’esplosione concettuale arriva negli anni successivi mentre dal ’72 si assiste a un vero e proprio culto della fotografia che, nella Narrative Art, si unisce alla scrittura. Anche la fotografia segue il doppio filone dell’esplosione e dell’implosione e lavora sull’artigianalità, arrivando persino a decorare le cornici. Clemente si pone agli antipodi di Salvo e Ontani e alla citazione colta preferisce la regressione al primitivo, lavora con la fotografia invertendo anche in questo il percorso di Salvo e Ontani che alla fotografia approdano con un certo ritardo. In Maraniello c’è un equilibrio tra colore e figura nel recupero del primitivo e dei suoi elementi antropomorfi e zoomorfi. Dai Nuovi-Nuovi dunque scaturirà un grande cambiamento. 

Questi seguaci del cambiamento furono “captati” da Barilli e da Francesca Alinovi (che li menzionò nel ’77 e nel ’78 in una serie di articoli su Bolaffi arte e sul Giornale dello Studio G7 di Bologna) e nel 1979 esposero i loro lavori in una mostra internazionale dal titolo “Pittura ambiente” a Milano. Un titolo che rispondeva alle esigenze di questa tensione generale tra opposte vie di ricerca artistiche tipiche del post moderno che in Italia erano particolarmente vitali (Giorgio Zucca, Vittorio D’Augusta, Ettore Spalletti, Mario Bagnoli, Remo Salvadori). 

Fra i futuri Nuovi-Nuovi ci sono anche i romani Giuseppe Salvatori, Felice Levini, Giorgio Pagano, Luciano Bartolini, che si alternano tra la capitale e Santa Agata dei Goti, nello spazio autogestito a Roma tra il 1978 e il 1979. Barilli sostiene di aver colto nel ’74 quella tendenza implosiva dell’arte che determinerà il mutamento del segno nella ricerca concettuale-comportamentista, una sensibilità storicista e museale che porterà al superamento della stessa pur restando nella sfera di pertinenza dell’antico. 

Si pensi a Salvo, Ontani, Mainolfi, Faggiano, Spoldi, Barbera, Benuzzi, Salvatori e Levini, tutti figurativi del post moderno e della situazione nuova-nuova. Barilli parla di una citazione libera e allargata in cui si inserisce Clemente con le sue grottesche figure “barbariche-regressive”, Paladino (nel ’77), Chia, Cucchi (il più fantasioso e autentico). Su Chia e Chucci punta subito ABO che nel ’79 riunisce i 5 artisti Clemente, Cucchi, Chia, De Maria e Paladino nella Transavanguardia. “Eleganza istintiva” e “felicità cromatica” per Clemente e Paladino, non sono del tutto soffocate dalla “trasandatezza del gruppo”, “un clamore e una barbarie che hanno fatto scuola “tra gli imitatori”. Si assiste a un cambiamento nel nostro paese, a una nuova fioritura, a un nuovo Made in Italy. Parmiggiani è un vecchio concettuale; Salvo, Ontani, Mainolfi, Faggiano e Spoldi seguono la linea post citazionista, Clemente, Cucchi e Chia rappresentano la linea romana, Paladino e De Maria la linea milanese-torinese, Salvadori e Bagnoli sono dei “concettuali esoterici” mentre Bartolini e Jori pittori ambientali. Nel marzo dell’80 era nasce alla GAM di Bologna la compagine dei Nuovi-Nuovi, dalla fusione della linea iconica e della luce della Pittura Ambiente. La tendenza post moderna non manca di toccare anche altri ambiti come il teatro, l’architettura e il design, dove spiccano i nomi di Sottsass e Mendini. Anche in questi campi si assiste a una fase esplosiva e ad una implosiva tra passato e futuro, specie nel teatro. “La pratica della performance è il più tipico risultato dell’anima esplosiva della condizione post moderna […] è l’esercizio nudo e povero delle nostre facoltà corporali espanse a catturare l’ambiente.” Nella rassegna bolognese di Barilli si sono alternati: Acconci, Agnetti, Chiari, Marina Abramovic e Ulay, Nitsch, Palestine, Patella, Vaccari, Ontani, Kuschner e altri.


Pubblicato da Antonella Colaninno

In foto: Selvatico e mancanze sparse di Vittorio D'Augusta; Autoritratto di Giorgio De Chirico; Luigi Ontani; il critico d'arte Francesca Alinovi; Giuseppe Salvatori; Alle forche caudine di Luigi Mainolfi, 1981.