Nudo di donna EGON SCHIELE















martedì 18 ottobre 2016

LA CINA E IL CONTEMPORANEO AL FESTIVAL DI NANJING


"To define the contemporary we have to compare it to the past"

Today we live in a globalised world, where everything is influenced by the economy. Perhaps it is no longer applicable to discuss the spirituality of art in today’s context, nor even to explore humanism and knowledge, both of which have been anchors of civilisation since the Renaissance. This exhibition explores the values and vision which are crucial to the development of the human race. The deliberate use of economic terms such as ‘scarcity’ and ‘supply’ seek to highlight existing problems in our society and to find ways to solve them.” LU PENG

DI ANTONELLA COLANINNO
La città cinese di Nanjng, capitale del Jiangsu, ospiterà la terza edizione del Nanjing International Art Festival, che sarà inaugurata il prossimo 12 novembre presso il Baijia Lake Museum. Il titolo scelto per la manifestazione di quest'anno è: HISTORICODE: Security and Supply, un tema che vuole porre l'attenzione sulle contraddizioni di un'economia globale che tende ad influenzare ogni settore della società, trascurando quegli aspetti legati alla sfera spirituale e alla conoscenza. Una grande attenzione è rivolta al ruolo dell'arte nella società come fattore di crescita e di sviluppo, puntando lo sguardo, in particolar modo, sulla città di Nanjing, così ricca di storia e di tradizione, fattori che, nel mondo globalizzato, corrono il rischio di emarginarsi e di far dimenticare, in questo modo, la memoria storica dei luoghi. Non è casuale che il Festival voglia porre la propria attenzione sulla produzione artistica degli anni '90, l'ultimo decennio del secolo scorso, che ha rappresentato, infatti, con la caduta del muro di Berlino e la diffusione di internet, un passaggio decisivo nella storia recente, modificando il concetto stesso di contemporaneo e la sua estensione di significato, verso qualcosa di più grande e più complesso. La terza edizione del Festival, che si chiuderà il prossimo febbraio 2017, nasce dalla collaborazione curatoriale del cinese Lu Peng (chief-curator), critico e storico dell'arte, docente presso il Dipartimento di Storia dell'arte all'Accademia di Hangzhou, e Letizia Ragaglia (co-curated), direttrice del MUSEION, il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano. 
400 gli artisti provenienti da tutto il mondo e 800 i lavori in allestimento, esposti nelle sale del nuovo Baijia Lake Museum, uno spazio espositivo privato, ricavato da un ex centro commerciale e residenziale, riadattato a contenitore museale e a centro di ricerca. Un'architettura dal design contemporaneo, progettata dall'architetto cinese Zhang Can, che accoglie nelle sue strutture la bellezza dell'arte e del paesaggio circostante. 
Yan Lugen è il Presidente del comitato organizzativo del Nanjing International Art Festival che si avvale di un comitato curatoriale internazionale che include: Heidi Ballet (Belgio), Du Xiyun (Cina), Fu Xiaodong (Cina), Katie Geha (USA), Gu Chengfeng (Cina), He Guiyan (Cina), Lee Janguk (Sud Korea), Carol Yinghua Lu (Cina) and Nathalie Boseul Shin (Sud Korea).


Pubblicato da Antonella Colaninno

lunedì 3 ottobre 2016

WOPART, A LUGANO, RENDE OMAGGIO ALLE OPERE D'ARTE SU CARTA


Ogni collezione nasce dal bisogno di trasformare lo scorrere della propria esistenza in una serie di oggetti salvati dalla dispersione, o in una serie di righe scritte, cristallizzate, fuori dal flusso continuo dei pensieri.” Italo Calvino

DI ANTONELLA COLANINNO
La carta, come è ben noto, ha avuto un importante sviluppo con la diffusione della stampa, e, solo negli ultimi decenni, in ambito artistico, ha visto crescere l'interesse dei collezionisti e del mercato dell'arte, che per anni l'hanno considerata solo sulla scia delle “arti maggiori”. Sin da tempi antichissimi, papiro e pergamena (ma anche carta di gelso e di riso) hanno svolto un ruolo decisivo come supporto per la scrittura e le immagini. Gli antichi Exultet, ad esempio, erano grandi rotoli di pergamena che venivano srotolati al contrario dagli amboni delle chiese in età medievale, per consentire, a chi non sapeva leggere e scrivere, la comprensione del testo scritto (che enunciava la formula di benedizione del cero pasquale) attraverso le miniature illustrate.
La città di Lugano ha voluto rendere omaggio alla carta e alla sua versatilità con la prima edizione di WOPART- Work on Paper Fair, la prima fiera d'arte dedicata esclusivamente alle opere su carta, che ha proposto una vetrina di lavori che interessa tutte le epoche della storia dell'arte. La fiera ha voluto riscoprire l'importanza culturale e l'interesse del collezionismo verso l'opera su foglio che a lungo è dovuta restare nell'ombra di altre forme d'arte come la pittura e la scultura. Le opere esposte in fiera, che differiscono tra loro per tecniche e stile, spaziano dal disegno antico alla stampa moderna, dal libro d'artista alla fotografia d'autore, dall'acquerello alle stampe orientali, sino alle carte di artisti contemporanei. In cinquanta le gallerie internazionali che hanno partecipato, su selezione, all'evento, scelte da un comitato scientifico specializzato, presieduto dai giornalisti Giandomenico Di Marzio e Paolo Manazza, il quale ha spiegato come WOPART sia nata su modello della rassegna “Bianco e Nero” che, proprio a Lugano, negli anni Cinquanta del secolo scorso, fu dedicata al disegno e all'incisione. “Qui a WOPART FAIR vi sembrerà di visitare almeno dieci musei contemporaneamente”, ha dichiarato Paolo Manazza che, oltre ad essere un giornalista esperto in economia dell'arte, è anche un artista informale. Negli stand erano esposte, infatti, le opere di alcuni dei nomi più autorevoli della storia dell'arte: dagli acquerelli di Gino Severini, a quelli di Pablo Picasso, di Henry Matisse, di Vassilji Kandinski e di Giacomo Balla, accanto alle antiche incisioni di Tiepolo e alle fotografie d'autore.

La galleria Lia Rumma ha presentato, nel proprio spazio espositivo, il lavoro preparatorio in carboncino, penna e inchiostro dell'artista William Kentridge, usato per il fregio di 500 metri realizzato lungo la banchina del fiume Tevere, che corre tra Ponte Sisto e Ponte Mazzini. Il progetto, eseguito di recente, ha per titolo TRIUMPHS AND LAMENTS e ripercorre la storia della città attraverso una sequenza di figure alte fino a 12 metri che ricordano le vittorie e le sconfitte di Roma, dal mitico Remo ai protagonisti della Dolce Vita, sino alle vicende di Pier Paolo Pasolini. La fiera d'arte ha offerto, inoltre, al pubblico, anche un vasto programma di eventi collaterali, tra mostre e conversazioni con gli artisti. Cinque le esposizioni allestite all'interno dello spazio fieristico, tutte incentrate sul tema del ritratto, dall'Ottocento ai giorni nostri. I ritratti di Palazzo Belgioioso – Quando gli artisti dipingono gli artisti, a cura di Massimo Pulini, ha raccolto, in una selezione di 34 disegni, la testimonianza di coloro che frequentarono il palazzo, che fu salotto borghese e culturale dell'epoca. Dalla collezione Baratti provengono, invece, le 40 carte della mostra Caricature a cavallo tra Otto e Novecento – La vena satirica e lo sberleffo tra maestri del disegno, a cura di Massimo Pulini. I musicisti di Gianni Maimeri – Una selezione dei disegni di concertisti da Stravinskij a Toscanini, a cura di Paolo Manazza, ha offerto, invece, al pubblico la visione di una ventina di ritratti di artisti che hanno lavorato alla Scala di Milano negli anni i cui il teatro visse la sua stagione più gloriosa. La mostra dal titolo Aurelio Amendola – I volti dell'arte. Ventidue magistrali ritratti di artisti del Novecento, a cura di Walter Guadagnini, ha presentato una galleria di ritratti d'artista contemporanei del secolo scorso, che mostrano non solo la personalità dei personaggi fotografati, ma anche il cambiamento del costume nel corso dei decenni. Infine, Oltre l'immagine – Tempo Memoria Tracce ha reso omaggio all'artista romano, ma milanese di adozione, Roberto Ciaccio (1951 – 2014).


Pubblicato da Antonella Colaninno
FOTO: Antonella Colaninno

domenica 2 ottobre 2016

PAUL SIGNAC RIFLESSI SULL'ACQUA


DI ANTONELLA COLANINNO
Il Museo d'arte della Svizzera Italiana (MASI) presenta una selezione di 140 opere tra dipinti, acquerelli e disegni di Paul Signac, raccolti nel corso degli anni da una famiglia di collezionisti appassionati del maestro francese. La collezione privata comprende opere che vanno dal primo periodo impressionista agli ultimi lavori ad acquerello, della serie i Porti di Francia, che rivelano una raffinata vena narrativa tipica delle illustrazioni degli Sketchbook. Nato a Parigi nel 1863, Signac, sotto l'influenza di Georges Seurat, divenne uno tra i protagonisti principali del neoimpressionismo, e cercò di sperimentare un nuovo linguaggio che fosse al passo con la sensibilità dei tempi moderni. Nell'opera teorica dal titolo D'Eugene Delacroix au nèo-impressionnisme (Da Eugene Delacroix al neoimpressionismo), pubblicata nel 1899, Paul Signac esaminò la tecnica della divisione dei toni seguendo un'analisi storica che portò l'artista a ritrovare affinità con la pennellata veloce di Eugène Delacroix, e con la resa della luce e delle atmosfere dei dipinti di Turner.

Il maestro francese è infatti ricordato per aver studiato le potenzialità del colore, aderendo, in un primo momento, ai canoni della pittura impressionista, nella resa emozionale immediata del colore, per poi sperimentare, successivamente, la tecnica del Pointillisme con le sue policromie che costruiscono l'immagine attraverso piccoli tocchi di colore. Dopo Georges Seurat e Paul Signac, molti furono gli artisti, in Europa, ad aderire al neoimpressionismo e, tra questi, Camille Pissarro e Maximilien Luce. Seurat e Signac si incontrarono a Parigi nel maggio dell'1884, in occasione della prima mostra del Gruppo degli artisti indipendenti, e insieme lavorarono al principio dell'armonia delle linee e della percezione del colore attraverso l'uso di piccoli tocchi di colore posti l'uno accanto all'altro.

La mostra Paul Signac. Riflessi sull'acqua, presso il LAC di Lugano,
presenta, oltre alle opere dell'artista, anche una sezione documentaria che aiuta a comprendere le teorie sul colore e che consente di vedere, esposta in una teca, la ruota a disco cromatico di Isaac Newton. Ai grandi dipinti ad olio, che campeggiano nelle prime sale del museo, si uniscono nel percorso espositivo, una serie di acquerelli che hanno, nella pennellata morbida e sinuosa, la vitalità espressiva tipica delle illustrazioni. La serie dedicata a I porti di Francia è l'ultimo progetto artistico di Signac, realizzato dopo un viaggio lungo tre anni intrapreso per i porti delle città francesi, durante il quale l'artista è attento ad osservare le attrezzature navali, l'architettura dei porti e la luce dei cieli. Dal 1910 Signac abbandonerà infatti la pittura ad olio per dedicarsi all'acquerello.
A cura di Marina Ferretti Bocquillon (Direttore scientifico del Musèe des Impressionnismes, Giverny), la mostra è stata organizzata in collaborazione con la Fondation de l'Hermitage di Losanna, che ha accolto la prima tappa dell'esposizione, e con il patrocinio dell'Ambasciatore di Francia in Svizzera, Renè Roudaut.



Pubblicato da Antonella Colaninno
FOTO:  Antonella Colaninno