Nudo di donna EGON SCHIELE















lunedì 10 marzo 2014

QUANDO L’EROE MUORE






“Vienna sprizzava vitalità da tutti i pori, era diventata una metropoli, lo si vedeva e percepiva in tutto il mondo tranne lì, nella città stessa, che nel gran desiderio di autoannientarsi non si era accorta di essere finita d’un tratto al vertice del movimento che si definiva moderno. E questo perché l’autoanalisi e l’autodistruzione erano diventate elementi centrali del nuovo pensiero, mentre infuriava il –secolo nevrotico-, come lo definiva Kafka. E non c’era luogo in cui i nervi fossero a fior di pelle […] più che a Vienna” Florian Illies

di Antonella Colaninno

Leggendo le pagine di “1913” di Florian Illies , "L'anno prima della tempesta" ripercorro insieme all’autore gli “atti” di un viaggio ideale nei luoghi reali della storia tra gli atelier d’artista dove trovano forma le genesi dei capolavori letterari e le sperimentazioni artistiche e fanno capolino alcuni attimi di vita privata dei personaggi. Approdo così,  a Vienna nelle stanze d’artista di Gustav Klimt e di Egon Schiele, in quella Vienna che Lou Andreas-Salomè percepiva come la “città più erotica del mondo” (F. I.), un erotismo che avvolge nella morbida sensualità di Klimt ma che si trasforma nella carnalità scarna ed anatomica di Schiele esprimendo tutto lo smarrimento di una generazione alimentata dalle fragilità dell’uomo. La Vienna che Arthur Schnitzler definirà sarcasticamente priva di valori e antisemita nel suo libro "Il sottotenente Gustl", attraverso l’asprezza priva di slanci del suo protagonista. L’Espressionismo tedesco tradurrà l’ansia collettiva nell’ incapacità di aprirsi ad una narrazione lineare, nello spazio annullato la potenza espressiva evoca e distrugge l’immagine e affiora il mostruoso nel naufragio dell’io desolato e redento nell’ urlo più famoso di tutti i tempi che lo anticipa.  La malattia si fa epigono di un ‘anima straziata e sola, di una identità perduta che ha smarrito la sua dimensione  esistenziale. Un malessere diffuso che parte dall’inconscio e porta la sua eco lontano, negli spazi dell’arte e della letteratura. Nella città di Praga incontriamo Kafka che “soffre per la paura che la sua creatività si sia esaurita”. La sua è una dimensione umana confusa e distruttiva che si riflette nei personaggi malati delle sue trame e si dilata schiacciandoli,  lasciandoli come outsider al di fuori del gioco inesorabile della dialettica della vita nella quale privi di passioni e di illusioni si lasciano travolgere. L’inquietudine cammina come un’ombra accanto agli eventi, tiene il passo senza mai raggiungerli, senza mai comprenderli fino in fondo. “E allora, tutti a Vienna! La -centrale- della modernità nel 1913”. Vienna, la città che fa l’occhiolino alle grandi capitali europee: Berlino, Parigi e Monaco. La città di Oskar Kokoschka e del suo espressionismo introspettivo e analitico, e di Sigmund Freud e della sua psicanalisi. “Ed era lì che infuriavano le battaglie sull’inconscio, sui sogni, le dispute sulla nuova musica, la nuova visione, la nuova architettura, la nuova logica, la nuova morale” (Florian Illies).

Pubblicato da Antonella Colaninno




In foto: Florian Illies; foto d’epoca; opera di Egon Schiele; opera di Egon Schiele; copertina di “1913 L’anno prima della tempesta” di Florian Illies