“Robert
pensava che provocazione e decadenza potessero farlo diventare una
superstar.”
“Ho
cominciato a fare fotografia perchè mi sembrava un veicolo perfetto
per commentare la follia dell'esistenza odierna.” Robert
Mapplethorpe
DI ANTONELLA COLANINNO
Jack
Fritscher, giornalista, scrittore, fotografo e docente universitario
è l'autore di un'interessante biografia su Robert Mapplethorpe
pubblicata per Joan & Levì nel 2016 con il titolo Robert
Mapplethorpe. Fotografia a mano armata. Fritscher,
da professionista della scrittura, ripercorre con onestà
intellettuale e senza omissione di colpa, la sua esperienza di vita
accanto all'artista americano, ricostruendo un'epoca e le sue
contraddizioni, perchè in Mapplethorpe la storia individuale si
intreccia inevitabilmente con gli aspetti sociali e culturali di
un'intera generazione, quella dei giovani di New York tra gli anni
'70 e '80 del secolo scorso.
“Questo
è un libro di cultura Pop e vi parlerà di sesso, menzogne, avidità,
perversioni, omicidi, frodi, infedeltà, droga, immoralità,
scatologia, ambizioni, ambiguità, diffamazione ai danni di cose e
persone, bestemmie, calunnie, voltafaccia, distorsione della realtà,
razzismo, empietà, sodomia. Per dirla alla maniera dei detrattori di
Mapplethorpe.”
Robert
Mapplethorpe fu, infatti, nel mezzo di una battaglia tra arte e
politica, tra arte e religione, che si scatenò negli anni successivi
alla sua morte. Nel 1989 i Repubblicani più conservatori al Senato
denunciarono la mostra su Mapplethorpe e bloccarono il finanziamento
pubblico destinato alla promozione di arte oscena, “scatenando la
più pesante offensiva contro l'arte americana dai tempi della caccia
alle streghe di McCarthy e Nixon nei primi anni Cinquanta.”
Visionario
e “innocente come ogni vittima”, Mapplethorpe usciva dalla
cultura hippy underground degli anni Sessanta. “Era sveglio e
intelligente ma anche industrioso ed era una persona per natura
gradevole.” Stringeva rapporti per coronare le sue ambizioni ed era
calcolatore nel circondarsi di persone che potevano tornargli utili.
Mapplethorpe ha sempre avuto eleganza e talento all'altezza di ogni
situazione e soffriva di “un isolamento esistenziale.” Più
diventava famoso , e più la sua vita si riempiva di solitudine,
“era un intelletto di purezza cristallina.” “Robert era un uomo
fatto per gli uomini. Era timido, era sensibile, era un artista,
prendeva droghe per trovare il coraggio di perseguire la sua
perversione.” “Era una persona metaforica” e ogni cosa, vista
da lui, “era l'ombra ambigua di qualcos'altro.” Il libertinaggio
alla Baudelaire era, per lui, un veicolo di ispirazione
artistica...in fondo, non faceva altro che fotografare la sua vita e
le sue esperienze. Non c'era differenza, distacco, tra il fotografo e
il soggetto fotografato, sia che si trattasse di fiori recisi, di un
autoritratto o di un partner, erano solo due parti di uno stesso
racconto, l'emozione condivisa di una sola performance, l'estensione
di ogni possibile declinazione del sesso. Le sue foto sono sempre
immagini “partecipate”, animate da desideri e sensazioni. La
macchina fotografica era lo strumento di una “iniziazione”
empatica che trasportava l'espansione sensuale tra le due parti. I
suoi modelli non posavano per un'azione di sesso, provavano realmente
piacere. “Si agiva insieme per ottenere un reciproco orgasmo, anche
se non sembra facile crederlo dalle fotografie.” Le immagini
documentano, quindi, un'esperienza e una sensibilità comune. Robert
considerava le sue fotografie come parte di un diario. I suoi lavori
parlano, infatti, di erotismo e perversione, di una sessualità
cerebrale, esteriore, che ricerca, senza mai trovarla, l'anima della
passione, poiché Robert, in realtà, non sapeva comunicare il calore
dell'azione pornografica. “La sua stessa psiche sessuale era
fredda, intellettuale”, era incapace di raggiungere il vero
erotismo. C'è una ricerca continua verso ogni tipo di amore e la
carica erotica, pur nella sua componente più cerebrale, è sempre
legata al principio estetico della composizione sempre rigorosa e
colta che, partendo dal reale, finisce per essere ideale e per
passare attraverso la provocazione, dall'antico al contemporaneo,
dalla purezza al proibito della carne e del sesso, generando una
fotografia scultorea d'ispirazione classica. Robert era un uomo di
identità maschile. Era un artista, quindi, gli piaceva l'ambiguità,
era “un cinico innocente.” Era una creatura postmoderna che
costruiva e decostruiva il proprio personaggio e la propria arte
liberandosi della storia dell'arte ufficiale per reinventarla e
reinventarsi attraverso la citazione, il linguaggio simbolico e il
remake dei grandi artisti del passato, come Rodin, ad esempio, o Man
Ray, il barone von Gloeden, e Salvador Dalì, Michelangelo e
Leonardo. Nell'autoritratto con frustino c'è la citazione colta che
allude all'Amore-Attis di Donatello (cit. dall'autore). Robert
raggiunse la notorietà negli anni Settanta, quando Holly Solomon,
madrina dell'underground giovanile, lo promosse con ben due mostre
nel 1977, ma raggiunse il potere e il denaro solo negli anni Ottanta.
L'occhio della sua macchina fotografica vedeva tutto: i suoi lavori
hanno saputo cogliere la citazione e il mito, la letteratura e la
religione, la blasfemia e l'astrologia, il fascismo, la teologia
cattolica e l'occulto. La violenza e il male gli interessavano perchè
il cattolicesimo aveva fatto di lui uno studioso del bene e del male.
E il tema stesso della Crocifissione svela tutta la sua
contemporaneità nel suo self-portrait (1975), dove Robert appare con
il braccio esteso come il Cristo in croce. “Ho in testa la
simmetria. E' radicata in me. Penso che derivi dalla Chiesa
cattolica.” Il fatto stesso di farsi portavoce negli autoritratti
non solo di sé, ma anche del mondo, di essere, quindi, specchio di
sé e della società, assume una valenza cristiana. Era una persona
silenziosa e aveva un carattere dolce, ben distante dall'immagine del
bad boy, dai lineamenti satireschi di un angelo caduto, così come lo
era, in un certo senso, anche dalle immagini fotografate che
trasudavano di violenza metropolitana. La fotografia, che fece di lui
un artista raffinato, in realtà, lo aiutò “a mettere a fuoco le
energie intellettuali e a sviluppare la sua vita interiore.”
Mapplethorpe va letto nel contesto del suo tempo, scrive Fritscher.
“Le sue foto sono caratterizzate storicamente e non vanno caricate
degli atteggiamenti tipici del nostro tempo, perchè il sesso e la
droga erano cose completamente diverse nell'epoca d'oro
dell'emancipazione e dell'affermazione personale.” “[...] Robert
propose il leather sex come terapia d'urto volta a dimostrare che il
corpo è il veicolo per raggiungere un'estasi fisica, emotiva,
filosofica e teologica.” “Il segreto di Mapplethorpe è la
trascendenza del corpo mortale. E porta alla luce quello di cui son
capaci gli esseri umani quando si liberano dei luoghi comuni
istituzionalizzati e si innalzano a livelli di misticismo e autentica
devozione.” E le sue opere non erano affatto eccessive per il suo
tempo. I fiori come anche il sesso sono metafora di vita e di morte,
perchè ciò che viene reciso ha vita breve. L'omosessualità come
l'eterosessualità erano il conflitto irrisolto e l'essenza della sua
estetica ma anche del suo tempo e, a differenza dei post modernisti,
Robert si dedicava alla ricerca romantica di se stesso, non era solo
un carrierista intento a far soldi. Faceva incursione nel lato oscuro
della vita e, come artista, “scese nelle tenebre e tornò con il
meglio di quanto aveva visto dell'umanità e di se stesso.” C'è
chi sostiene che Mapplethorpe non sia stato un grande artista, ma
solo un arrivista, un fenomeno americano di grande interesse. Infatti
la sua fama, anche postuma, fu dovuta a controversie politiche e non
a valutazioni di natura estetica. Anche se Robert non fu mai
stroncato dai critici d'arte, nutrì grande timore per la penna di
Edward Lucie Smith. “quell'odiosa checca di un critico inglese.”
Scriveva di lui Smith: “Manhattan ha delle dinamiche sociali tutte
sue, c'è una relazione incestuosa tra denaro, notorietà e arte.
Robert ha imparato subito come andavano le cose. Avrebbe fatto carte
false per entrare in quella cerchia di eletti che gli era preclusa. E
Robert sapeva che in quegli anni di avanguardia le sue foto sarebbero
state accettate e lui faceva la parte di essere ancora più avanti
di loro. Era molto intelligente.” “Rendeva perfette le persone
che fotografava ed esprimeva il proprio cinismo nell'opera d''arte.
Era mercante scaltro. Fotografava amorevolmente i suoi oggetti
attribuendo loro un glamour, un profumo di soldi adatto alle
pubblicità patinate delle riviste. Quando i suoi soggetti andavano
all'asta, lui aveva le foto, e restava proprietario dei negativi
delle foto e gli oggetti, così, valevano di più. Aveva un piacere
raffinato per la fotografia ed era innamorato della propria immagine
scattata da altri. “Era un materialista e, da ex cattolico,
scherzava sul suo patto col diavolo.” La storia della cultura Pop,
scrive Lucie Smith, dipende da quanto si conoscono le dinamiche
intrinseche del mondo dell'arte newyorchese, dalla propria memoria e
da quanto si ritiene importante la verità.” “Robert sapeva che i
suoi nudi non si potevano definire erotici se non in senso
intellettuale. L'erotismo crudo, furioso, che lui desiderava
ardentemente, quello non lo raggiunse mai.” Robert ha posto l'uomo
e i suoi desideri al centro di un umanesimo post moderno. Nell'unire
gli opposti, nell'estensione sessuale verso la bisessualità, c'è
una tensione verso l'unità, verso l'equilibrio, verso la conoscenza
e la comprensione del tutto. Il desiderio ha sempre molti volti,
persino quello della trascendenza. E tutto passa da una visione
interiore sublimata dalle pulsioni del desiderio come attitudine alla
vita, e dall'oscurità come l'altra faccia che deve fare i conti con
il mistero della morte. Infine, la citazione è servita a
Mapplethorpe come espediente per colmare il senso di vuoto che si
nasconde nella complessità del contemporaneo, dove l'immagine si
costruisce sull'assenza e sulla maschera esistenziale, sul volto
dirompente del denaro e del successo.
Pubblicato
da Antonella Colaninno