Nudo di donna EGON SCHIELE















lunedì 3 giugno 2019

IL DADAISMO POP DI MIKA ROTTENBERG AL MAMBO DI BOLOGNA IRONIA E SEDUZIONE DELL'ARTISTA ARGENTINA





di Antonella Colaninno


Il discorso visuale e le ambientazioni di Mika Rottenberg costruiscono uno spazio complesso dietro l'apparente semplicità delle forme. Il suo lavoro, in mostra al MAMbo di Bologna, si presenta come un'operazione allegorica attraverso un insieme di oggetti che inducono lo spettatore a relazionarsi con la banalità che lo circonda. Le installazioni e le immagini in movimento, creati per interagire con il pubblico come ambienti sensibili, sono gli elementi virtuali di una narrazione dell'attesa. Lo spazio environment rappresenta l'impalcatura portante di stanze comunicanti mediante porte e registri divisori; qui la figura femminile ha una sua centralità totalizzante, sottolineata da forme seducenti e da elementi concettuali come unghie e labbra. La donna si veste di una fisicità boteriana straripante di carne e procace sensualità, in un gioco di allegorie dove gli stereotipi convenzionali subiscono una mutazione. Nell'eccesso di volumi e nell'anarchia di atteggiamenti non convenzionali è sottesa l'idea di libertà: il dito con l'unghia dipinta di nero e i capelli raccolti in una coda di cavallo che ruota all'interno della fessura a parete attestano una femminilità consapevole dei suoi codici di seduzione che cerca di riappropriarsi di un ruolo, giocando sul nonsense di movimenti in apparenza insignificanti, che “possono anche significare il pericolo di una sensibilità” sollecitata “da una forza meccanica, rigida e tecnica, impersonale e fredda come quella del maschio e della società industriale.” Tali installazioni ambientali, come le labbra antro di Smoky lips (da cui è possibile spiare), una bocca in silicone che produce uno strano fumo, elaborano una nuova coscienza e capovolgono la prospettiva del corpo femminile da oggetto di ammirazione a soggetto e “corpo attivo.” “Sono corpi che funzionano come una macchina e macchine che hanno funzioni umane”, scrive Germano Celant, deliranti e paranoiche, che si disperdono nell'ambiente, che alludono alla potenza e alla fragilità del femminile. Sono macchine sceniche che si ispirano alle macchine dadaiste di Duchamp dove l'inconscio, il voyeurismo e il ribaltamento logico dei significati e degli aspetti linguistici costituiscono la giusta chiave di lettura. Chiari riferimenti sessuali sono evidenti nei nasi che si ingrossano, nelle unghie lunghe laccate di rosso, nelle labbra/antro carnose socchiuse, nei capelli raccolti a coda di cavallo. 

I personaggi di Mika Rottenberg hanno un naso abnorme che cresce annusando fiori e pietanze culinarie e si arrossa quando starnutisce, generando, come in un parto, oggetti e simpatici conigli che sembrano usciti dalla tuba di un prestigiatore. Lo starnuto espelle “oggetti e animali come una lampadina, una bistecca e un coniglio”, rivelandosi quale manifestazione della creatività interiore e maschile.” 

L'inconscio maschile è coinvolto in questa sovversione logica di associazioni e di simboli, mentre l'identità femminile si scioglie in frammenti per ricomporsi in eccessi nel continuo rimando allo sguardo e alla seduzione. Il suo mondo grottesco nasconde una visione critica dell'attuale società di massa e una riflessione sui paradossali lavori di montaggio che regolano le grandi catene di produzione come accade nella lunga e complessa lavorazione delle perle prima di diventare preziosi coralli per seducenti monili. Il capitalismo globale si riassume negli incastri architettonici, nei simboli femminili, nella sessualità esplicita, nell'allegoria dei bizzarri parti nasali. Il nostro corpo diventa un ingranaggio di induzione incapace di gestire e comprendere le sue azioni, spesso inutili, come quella di odorare i fiori e starnutire per produrre oggetti di consumo. 

FOTO: allestimento mostra, ufficio stampa Museo MAMbo
Pubblicato da Antonella Colaninno