Nudo di donna EGON SCHIELE















giovedì 14 luglio 2016

“SULLA STRADA” DELLA BEAT GENERATION: IL CENTRE POMPIDOU LA RACCONTA IN UNA MOSTRA


"Ebbi una fitta al cuore, come tutte le volte in cui vedevo una ragazza che amavo andarsene nella direzione opposta alla mia in questo mondo troppo grande."

"Restai sorpreso, come sempre, da quanto fosse facile l'atto di andare via, e di quanto mi facesse stare bene. All'improvviso il mondo era ricco di possibilità." Jack Kerouac...Sulla strada 

di Antonella Colaninno

Presso il Centre Pompidou di Parigi è in corso "Beat Generation" la mostra sulla generazione americana di scrittori persi e squattrinati che hanno raccontato l'America e la sua libertà. A cura di Jean-Jacques Lebel, Philippe-Alain Michaud e Rani Singh, la retrospettiva offre l'opportunità di conoscere la dimensione caotica, disordinata e profonda degli scrittori beat, attraverso una serie di scatti fotografici di alcuni tra gli autori minori di questa generazione, come John Cohen, Ron Rice, Harry Redle e Harold Chapman, a cui si affiancano le fotografie scattate da Allen Ginsberg, autore centrale della Beat Generation, insieme a Jack Kerouac e Gregory Corso. 

Beat è stato un fenomeno letterario e artistico nato spontaneo da storie di emarginazione sociale, di decadenza morale e di esperienze "on the road." La musica jazz è stato un elemento centrale del movimento, così come la libertà sessuale e l'evasione dalle convenzioni sociali attraverso l’uso di alcool e di droghe, esperienze importanti che, a partire dagli anni '50, confluiranno in seguito nei movimenti di controcultura e di emancipazione degli anni ’60 e ‘70. Fernanda Pivano ha dedicato pagine di raffinata critica letteraria al movimento beat che ha rappresentato un evento di tendenza non solo per le sue idee rivoluzionarie ma anche per il look degli scrittori, identificabile con quello degli hipster appunto, che ha fatto moda e costume. 
Howl, l'Urlo di Allen Ginsberg non può che essere considerato, in una fase storica più recente, come la trasposizione letteraria in forma di poema dell'urlo più famoso del mondo: quello di Gustav Klimt. L'urlo come consapevolezza degli orrori della imminente guerra e del clima decadente di fine secolo per Klimt, diventa per Allen Ginsberg desiderio di fuga dall'alienazione della propria esistenza e dall’oppressione dei tempi moderni. La scrittura ipnotica, serrata e priva di pause di “Sulla strada”, appare ubriaca quasi come il suo autore, come si può notare nel manoscritto autografo esposto per l'occasione in una bacheca di vetro lunga 100 metri. 

“Sulla strada” esprime, in questa sua costruzione quasi senza fine, tutta l'ansia di vivere e la curiosità per la vita di Jack Kerouac: "Nulla dietro di me, tutto davanti a me, com'è sempre sulla strada", nel viaggio senza meta tra le strade della libertà, alla ricerca di "qualcosa che non riusciva mai a trovare." 

Alla fine degli anni ’40 Jack Kerouac si mise in viaggio per gli Stati Uniti, tra San Francisco, New York e Los Angeles, in cerca di lavoro e di fortuna e la trovò per caso sulla strada, attraverso le molteplici esperienze quotidiane che diedero vita al suo capolavoro letterario “On the road.” Il libro, unico nel suo genere, è stato concepito come una strada, non solo nella costruzione narrativa, ma anche nell’idea di utilizzare supporti cartacei lunghi trenta metri, quasi fossero essi stessi delle lunghe strade in cui smarrirsi e ritrovarsi all’infinito.


Pubblicato da Antonella Colaninno