di Antonella Colaninno
Ci sono luoghi che
raccontano storie di vita, altri che raccontano il lento dimenticarsi del sé dove la
vita si perde nei labirinti della psiche umana. Attraverso la rievocazione
delle storie e la ricostruzione degli spazi il
Museo Laboratorio della Mente racconta il lento degenerarsi della percezione e
lo smarrimento per la perdita della memoria. La realtà del disagio mentale
nella sua complessità rivive nei portatori di storie e denota la perdita del
ricordo, lo scollamento dalla dimensione temporale senza la quale si smarrisce il
senso del proprio esistere. Una riflessione sul valore del tempo per costruirsi
la propria identità partendo dagli “sguardi degli esclusi", metafora delle esclusioni sociali di tutti i tempi. Una bocca bloccata
nell’atto di comunicare aspetta di ascoltare la tua voce per sciogliere la
propria, “ha bisogno della tua voce per parlare,” ha bisogno di ascoltare i
tuoi suoni per sentirsi, mentre nello specchio cerca di ritrovare la sua
immagine. E’importante riscoprire i modi del sentire e collocarsi nel tempo
attraverso la memoria che consente di “riconoscersi ogni giorno della vita.”
Vite spezzate dal manicomio e gesti di rabbia raccolti in una creatività
ossessiva che disegna e incide per affermare la propria “presenza negata” e
atti di protesta per rivendicare il diritto alla volontà come quello della
paziente Lia Traverso che nei primi anni Settanta mise in atto lo sciopero
della fame per poter ottenere l’uso della forchetta e del coltello per chi come
loro, privati degli oggetti e dei ricordi, mangiavano con le mani. Un percorso che racconta
il disagio emotivo di persone con storie difficili che la psichiatria
istituzionale aveva decretato come malati di mente “accomunati da uno stesso infelice
destino”ma che i ritratti realizzati negli anni Trenta del secolo scorso da
Romolo Righetti, psichiatra del Santa Maria della Pietà evidenziano come le
diversità di ogni persona rifiuti l’idea di una indistinta omologazione. Ogni
stanza scandisce il percorso di visita e da il titolo alle sezioni in cui è
suddiviso l’allestimento: da “entrare fuori uscire dentro” e “la fabbrica del
cambiamento” si passa ai “modi del sentire” dove “una successione d’ambienti
rimandano uno all’altro in un gioco misto tra alterazioni percettive e
preconcetti comuni, perché da vicino nessuno è normale.” Dalla sezione dedicata
ai “ritratti”si passa alle “dimore del corpo”sino agli “inventori di mondi”,
per terminare con “l’istituzione chiusa” che si raggiunge passando attraverso un corridoio con
tre ambienti: la fagotteria, dove i pazienti ricoverati lasciavano in custodia
abiti e averi; la stanza del medico e la camera di contenzione. Infine, “la
fabbrica del cambiamento”racconta le fasi che portarono alla chiusura
dell’Ospedale Psichiatrico con un’installazione sul caos degli oggetti per
raccontare l’epilogo del manicomio e documentare la sua trasformazione in un
più adeguato centro di assistenza psichiatrica.
Pubblicato da Antonella Colaninno
Il Museo Laboratorio della
Mente è stato realizzato da Studio Azzuro, Museo Laboratorio della Mente, in
collaborazione con il Dipartimento di Salute Mentale A.S.L. Roma E
Piazza Santa Maria della
Pietà, Padiglione 6
Roma
Nelle foto: illustrazione dello schema del percorso museale; immagine del manifesto che accoglie il visitatore all'ingresso del Padiglione 6; un lavoro di Studio Azzurro.
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