"Tutti i Nuovi-Nuovi sono nati a stretto gomito rispetto ai loro predecessori, impegnandosi in partenza nelle stesse tecniche" Renato Barilli
di Antonella Colaninno
In un breve
saggio scritto molti anni fa, Renato Barilli espone un’interessante analisi in merito al
succedersi veloce nei decenni delle nuove tendenze artistiche che si affacciano
sulla scena culturale a partire dal secondo dopoguerra. Si pensi negli anni ’50
all’informale, alla Pop Art degli anni ’60, all’Arte Povera e simili che
dominano la scena artistica tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70. Si
assiste ad una “rottura” che
stranamente ha il suo inizio dopo una convivenza con il vecchio, nel senso che
il nuovo nasce in seno al vecchio, vi convive per poi espandersi,
allontanandosi e dando inizio alla propria personale ricerca artistica. “Tutti i Nuovi-Nuovi sono nati a stretto
gomito rispetto ai loro predecessori, impegnandosi in partenza nelle stesse
tecniche”. Possiamo considerare queste manifestazioni in relazione al
post-moderno, anche se “non si può farlo
corrispondere a senso unico alla situazione Nuova-Nuova.” Barilli sostiene che
sulla situazione “concettuale-comportamentista”,
“con la relativa morte dell’arte”, è ritornato il valore del segno, del
colore e della decorazione e che tutto questo è avvenuto solo nell’arco di
tempo di un decennio. L’uomo post moderno è quello dell’elettronica e della
comparsa delle tecniche extra artistiche dopo il ’67 (nudità umana e animale, occupazione
dell’ambiente), dove la tecnologia più avanzata si unisce ai “caratteri di un’antropologia arcaica”
perché “il futuro ha un cuore antico”.
La registrazione su nastro o su disco rappresenta il nuovo futurismo che non
cancella il passato ma lo registra, e così l’arte contemporanea si svolge tra
slanci futuristi ed “elementi
passatisti”, perché “i sensi non
devono essere solo sollecitati ma anche appagati” Tutta l’arte della
generazione post moderna si esprime tra “esplosioni”
e “implosioni”, pur non essendo mai i
due caratteri così fortemente distanti tra loro (lo spazio post moderno è
curvo, quello meccanico sempre proiettato in avanti). Tra il progressivo
esplosivo e la regressione implosiva esiste nel mezzo “un grado zero” di appiattimento, la tautologia, nel quale l’arte,
priva di alcuna spinta ad oltranza, ripete se stessa.
De Chirico è un implosivo
che lavora sulla citazione e sull’auto citazione, osservando se stesso “retrospettivamente”, mentre Boccioni e
Duchamp sono esplosivi. Barilli definisce Paolini “un neoclassico della civiltà elettronica” perché il suo lavoro si
svolge sulla citazione pur se con mezzi extra artistici e quindi non introduce
lo sviluppo temporale e storico, ma resta chiuso in una dimensione “asettica”. Kounellis è un esplosivo che
però cita concettualmente il passato (Tiziano) e si ispira alla tradizione
antropologica. Vettor Pisani, con il suo evidente esoterismo, ha richiami al
passato che in De Dominicis e Fabro si registra in un’implosione con riferimenti
alla tradizione artigianale, “alla
bellezza gratificante dei materiali” e “al
recupero della grazia.” Ontani e Salvo sono “gli eroi” della prima metà degli anni ’70 che uniscono le due
anime del post moderno. Salvo, dopo un esordio con i poveristi, approda al
percorso della grazia e della qualità manuale.
Ontani privilegia la dimensione
artigianale. L’esplosione concettuale arriva negli anni successivi mentre dal
’72 si assiste a un vero e proprio culto della fotografia che, nella Narrative
Art, si unisce alla scrittura. Anche la fotografia segue il doppio filone
dell’esplosione e dell’implosione e lavora sull’artigianalità, arrivando
persino a decorare le cornici. Clemente si pone agli antipodi di Salvo e Ontani
e alla citazione colta preferisce la regressione al primitivo, lavora con la
fotografia invertendo anche in questo il percorso di Salvo e Ontani che alla
fotografia approdano con un certo ritardo. In Maraniello c’è un equilibrio tra
colore e figura nel recupero del primitivo e dei suoi elementi antropomorfi e
zoomorfi. Dai Nuovi-Nuovi dunque scaturirà un grande cambiamento.
Questi
seguaci del cambiamento furono “captati”
da Barilli e da Francesca Alinovi (che li menzionò nel ’77 e nel ’78 in una
serie di articoli su Bolaffi arte e sul Giornale dello Studio G7 di Bologna) e
nel 1979 esposero i loro lavori in una mostra internazionale dal titolo “Pittura ambiente” a Milano. Un titolo
che rispondeva alle esigenze di questa tensione generale tra opposte vie di
ricerca artistiche tipiche del post moderno che in Italia erano particolarmente
vitali (Giorgio Zucca, Vittorio D’Augusta, Ettore Spalletti, Mario Bagnoli,
Remo Salvadori).
Fra i futuri Nuovi-Nuovi ci sono anche i romani Giuseppe
Salvatori, Felice Levini, Giorgio Pagano, Luciano Bartolini, che si alternano
tra la capitale e Santa Agata dei Goti, nello spazio autogestito a Roma tra il
1978 e il 1979. Barilli sostiene di aver colto nel ’74 quella tendenza
implosiva dell’arte che determinerà il mutamento del segno nella ricerca
concettuale-comportamentista, una sensibilità storicista e museale che porterà
al superamento della stessa pur restando nella sfera di pertinenza dell’antico.
Si pensi a Salvo, Ontani, Mainolfi, Faggiano, Spoldi, Barbera,
Benuzzi, Salvatori e Levini, tutti figurativi del post moderno e della
situazione nuova-nuova. Barilli parla di una citazione libera e allargata in
cui si inserisce Clemente con le sue grottesche figure “barbariche-regressive”,
Paladino (nel ’77), Chia, Cucchi (il più fantasioso e autentico). Su Chia e
Chucci punta subito ABO che nel ’79 riunisce i 5 artisti Clemente, Cucchi,
Chia, De Maria e Paladino nella Transavanguardia. “Eleganza istintiva” e “felicità
cromatica” per Clemente e
Paladino, non sono del tutto soffocate dalla “trasandatezza
del gruppo”, “un clamore e una barbarie che hanno fatto scuola “tra gli
imitatori”. Si assiste a un cambiamento nel nostro paese, a una nuova
fioritura, a un nuovo Made in Italy. Parmiggiani è un vecchio concettuale;
Salvo, Ontani, Mainolfi, Faggiano e Spoldi seguono la linea post citazionista,
Clemente, Cucchi e Chia rappresentano la linea romana, Paladino e De Maria la
linea milanese-torinese, Salvadori e Bagnoli sono dei “concettuali esoterici” mentre Bartolini e Jori pittori
ambientali. Nel marzo dell’80 era nasce alla GAM di Bologna la compagine dei
Nuovi-Nuovi, dalla fusione della linea iconica e della luce della Pittura
Ambiente. La tendenza post moderna non manca di toccare anche altri ambiti come
il teatro, l’architettura e il design, dove spiccano i nomi di Sottsass e
Mendini. Anche in questi campi si assiste a una fase esplosiva e ad una
implosiva tra passato e futuro, specie nel teatro. “La pratica della performance è il
più tipico risultato dell’anima esplosiva della condizione post moderna […] è
l’esercizio nudo e povero delle nostre facoltà corporali espanse a catturare
l’ambiente.” Nella rassegna
bolognese di Barilli si sono alternati: Acconci, Agnetti, Chiari, Marina
Abramovic e Ulay, Nitsch, Palestine, Patella, Vaccari, Ontani, Kuschner e altri.
Pubblicato da Antonella Colaninno
In foto: Selvatico e mancanze sparse di Vittorio D'Augusta; Autoritratto di Giorgio De Chirico; Luigi Ontani; il critico d'arte Francesca Alinovi; Giuseppe Salvatori; Alle forche caudine di Luigi Mainolfi, 1981.
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