Nudo di donna EGON SCHIELE















mercoledì 20 gennaio 2016

BALTHUS



di Antonella Colaninno

Nello studio di Balthus (1908-2001) a Villa Medici c’era anche la giovane Michelina, la piccola adolescente che negli anni Sessanta posava per l’artista nella stanza illuminata da una “luce bellissima” a cui si giungeva percorrendo il viale degli aranci. Attraversava il giardino e bussava “alla bella porta rosa” oltre la quale c’erano pochi mobili, una sedia di velluto verde e “un profumo di fiori di tiglio”. E’ proprio Michelina Terreri a raccontarlo in un’intervista del 1999 realizzata dal fotografo Lewis Baltz. I ricordi della bambina evocano gli ambienti dell’atelier che Balthus utilizzava per disegnare e quelli della stanza della pittura, pervasa “dall’odore pungente dei colori”, e stravagante come il laboratorio di un alchimista che qui “prepara formule magiche.”

La retrospettiva romana propone a Villa Medici in anteprima, un frammento di questa intervista. Balthus fu infatti il direttore dell’Accademia di Francia per 16 anni dal 1961 e si interessò dei restauri della villa. Riportò alla luce sulle pareti alcuni affreschi del Cinquecento e intervenne sulle superfici con sfumature di colore applicate nella stessa modalità della pittura. La mostra romana si estende anche nelle sale delle Scuderie del Quirinale, in un percorso doppio che presenta nell’allestimento dipinti, disegni e fotografie. La sospensione temporale e le raffinate atmosfere surreali fanno di Balthus un artista snob, distaccato dalle emozioni e dalla dimensione reale, noioso per alcuni quanto irriverente per coloro che non sono in sintonia con le sfumature di pensiero di una personalità intellettuale e sofisticata. Un artista interessato a ritrarre non gli slanci psicologici ed emozionali dei suoi soggetti, ma le proporzioni delle forme del corpo che diventa “oggetto da disegnare.” Le presenze umane si vestono di un’aura metafisica e si fissano sullo sfondo velato tra misteriose prospettive. 

Balthus (Balthasar Klossowski de Rola) era interessato alla pittura del Quattrocento che ben conosceva, oltre a possedere “il segreto di legare le polveri agli smalti”. Era anche un esperto di materiali dell’epoca e delle tecniche antiche (conosceva il “bruno di mummia” estratto dalle mummie egizie ed usato nell’antichità). Ispirato dagli artisti del passato e in particolare da Piero della Francesca, l’artista ha sviluppato una poetica originale ricca di simboli e di rimandi iconografici, caratterizzata da una particolare staticità surreale. Nacque a Parigi da padre polacco, noto critico d’arte, e da madre di origini russe, pittrice e “animatrice di importanti salotti culturali”. Compì numerosi viaggi in Europa, che contribuirono alla sua solida formazione figurativa che attinse alla pittura del Rinascimento toscano quanto alla Metafisica, al Realismo magico e alla Nuova Oggettività tedesca, unendo così la cultura mitteleuropea alla tradizione italiana. La linea pulita e morbida della pennellata e i segreti che i suoi personaggi sembrano nascondere allo sguardo dell’osservatore, svelano un erotismo innocente e al tempo stesso impudico, nella nudità svelata e nelle sfumature di colore intriganti e sensuali.

Pubblicato da Antonella Colaninno


In foto: PEAR; NUDI DI PROFILO; LES ENFANTS BLANCHARD, 1937; LE ROI DES CHATS, 1935; BALTHUS.

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