Nudo di donna EGON SCHIELE















venerdì 21 gennaio 2011

MUSEO NAZIONALE DELL’EMIGRAZIONE ITALIANA (MEI)

                                          
                       
                             

Il museo come luogo di riflessione e di identità, come ricerca storica per ricostruire le ragioni della grande emigrazione italiana dal 1876 al 1915 raccontata attraverso oggetti, documenti e filmati. Gli anni del grande esodo tra le due guerre mondiali tra il 1916 e il 1945 e infine quello del secondo dopoguerra, dal 1946 al 1976, durante gli anni della ricostruzione e del decollo economico. E ancora, il ruolo degli italiani nel mondo dagli anni ´70 ai nostri giorni. Questo è il percorso espositivo del Museo Nazionale dell´ Emigrazione Italiana allestito nella Sala Gipsoteca del Complesso del Vittoriano di Roma che intende far riflettere sulla storia del nostro Paese. Essere italiani oggi è stato anche un processo di formazione identitaria in terra straniera, condiviso dagli emigranti provenienti da diverse regioni d'Italia nella conoscenza e nel rispetto della propria diversità. Il Museo è stato inaugurato il 23 ottobre 2009 all'interno del Vittoriano, edificio simbolo della comunità degli italiani in Italia e nel mondo. L´emigrazione negli ultimi decenni del `800 ha coinvolto molte regioni d´Italia e il più alto numero di partenze si è avuto in ordine decrescente in Veneto, Friuli, Piemonte, Lombardia e Campania. Nei primi quindici anni del Novecento, la Sicilia risultava la regione con maggior numero di partenze, seguita dalla Campania, dal Veneto, dal Piemonte e dalla Lombardia. Nel secondo dopoguerra si assiste invece, ad un flusso di migrazioni dalle regioni del Sud verso il Nord Italia, accentuando il disagio meridionale in termini di occupazione e di emancipazione. In questi ultimi decenni, l'Italia è diventata paese di immigrazione, allargando i propri confini culturali e mettendo in discussione le radici della propria italianità. Non un´Italia sola, ma tante realtà diverse raccontano le difficoltà di una pluriculturalità che ancora oggi stenta ad identificarsi in una sola, tenendo ancora vivo il dibattito sull´identità nazionale.


Scritto da Antonella Colaninno







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