Nudo di donna EGON SCHIELE















mercoledì 24 agosto 2011


LA VIOLENZA SESSUALE NELLA STORIA.







La violenza sessuale nella storia (titolo originale Violences sexuelles) è una raccolta di saggi a cura di Alain Corbin, storico di fama e autore di una Storia sociale degli odori. Il volumetto, nella mia edizione datata 1992 edito da Laterza (Quadrante) (Bari), riporta i saggi di Raphael Carrasco, Jean Pierre Leguay, Claude Quètel, Anne Marie Sohn, Amy Gilman Srebnick e Judith R. Walkowitz. Una lettura storica di una “pratica” trasgressiva considerata come fenomeno di costume nell’ambito di un preciso contesto storico geografico che si traduce nell’esecuzione di un potere con forte connotazione di predominio sociale. L’“estensione dell’autorità”sulla sensualità minacciosa della donna, biblica seduttrice e tentatrice. Per Alain Corbin “l’abuso del corpo ha una storia” “Il bacio, il contatto non rivestono lo stesso significato a seconda delle epoche e delle culture.” “Nei tratti di questa violenza, maledizione della bellezza, della gioventù, della debolezza, si scorge la configurazione dei rapporti sociali, l’accumularsi delle frustrazioni, la natura delle inquietudini.” Amy Gilman Srebnick analizzando il caso dell’assassinio di Mary Rogers nella New York del 1830, scrive che …”il corpo violentato…si erige, attraverso il racconto, a valore di simbolo…metafora della donna, della città, della miseria sociale.” Secondo l’analisi attenta di Corbin le aree periferiche e degradate dei luoghi rappresentano lo scenario perfetto di questi crimini. Dissacrazione, aggressione, perversione trovano qui l’ambiente perfetto per sublimare la violenza, una geografia fisica che si pone al limite tra lo sviluppo urbano e il degrado e che rappresenta il simbolo della soglia tra il bene e il male, il lecito e il proibito. Dallo “stupro agreste”della dodicenne Margot Simmonet, figlia di un imbianchino, avvenuto a Rennes nel giugno del 1466, per mano di due ragazzi figli di famiglie rispettabili, al più ben noto caso di Jack lo Squartatore a cui furono attribuiti cinque efferati delitti in sole nove settimane, di cui 4 nel quartiere londinese di Whitechapel. Un’analisi attenta dei fatti e della società, nella quale l’opinione pubblica fu spesso divisa tra “silenzio e indignazione”, dove l’onore del buon nome appare come un retaggio cieco che stenta ad accorgersi dell’evoluzione del costume e della volontà di liberalizzazione del sesso, dove tabù e divieti creano un clima favorevole alla violenza.

Scritto da Antonella Colaninno

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