Nudo di donna EGON SCHIELE















venerdì 7 ottobre 2011

DON GESUALDO




Un profilo “asciutto e austero” quello del professore Gesualdo Bufalino (Comiso, 1920 - 1996). Un archetipo di umanità, semplice, pura, e spigolosa. “Il faut bien du talent, pour etre vieux sans etre adultes”, scrive Antonio Di Grado per descrivere ciò che per lui rappresenta Bufalino, un “puer aeternus” che ha del talento per invecchiare senza riuscire a diventare adulto, cavalcando le onde della vita tra slanci e disagi, gioia e inquietudine, per chi come lui “vedeva iscritta l’aberrazione mafiosa fin nel DNA dei siciliani.”Alla domanda su quale sia il senso dell’essere scrittori, Bufalino rispondeva di non appartenere alla categoria degli scrittori che sono i testimoni del mondo, ma a quella di coloro che sono i testimoni di se stessi. “Non sono un portavoce della collettività come Sciascia, che invidio per questo [… ] Io invece sono molto più umilmente e più dolorosamente un testimone – falso, per giunta – di me.”Piero Guccione lo ricorda come "un uomo solitario eppur vivace [ …] capace di grandi manifestazioni d’affetto. […] una persona sostanzialmente critica, […] non facile, non buona” che amava Sciascia.
Tante “Pagine sofferte” nel ricordo di Elisabetta Sgarbi che descrive così i dattiloscritti che Gesualdo Bufalino le inviava quando iniziò a lavorare alla Bompiani.

Un uomo con grandi ali destinato per amore e per scelta, a vivere come un “moribondo di provincia.” Uno scrittore che rivela un profondo rispetto per il suo mestiere e un certo “furore stilistico”, che si considerava “prigioniero politico”e che scriveva per se stesso sperando solo in una pubblicazione possibile dopo la sua morte. Per Nunzio Zago e non solo direi, Gesualdo Bufalino è tra gli ultimi grandi scrittori del Novecento, scrittore per vocazione e per terapia forse di un male di vivere. “[…] è una scrittura iper letteraria di straordinaria eleganza, […] sempre al servizio di un autentico strazio esistenziale […]” Uno scrittore sui generis che nelle interviste amava prepararsi non solo le risposte ma persino le domande, sempre ipercritico nei giudizi verso i suoi avversari.
Così rispondeva Bufalino, intellettuale siciliano, amico di Leonardo Sciascia e Piero Guccione, al giornalista che lo aveva ripreso nella video intervista che apre il montaggio del documentario intitolato Auguri Don Gesualdo realizzato da Franco Battiato:

“Lei è molto ottimista se pensa che io possa dirle qualche cosa di sensato sull'argomento, perché io ho smesso […] come dire, i miei rapporti col festival di Sanremo, da un quarto di secolo, immagino. Ne avrò vista qualche edizione in bianco e nero, che nella sua goffaggine aveva qualche cosa in fondo di commovente. D’altra parte le canzoni di allora avevano ancora una qualche udienza presso il mio orecchio. Oggi c’è divorzio totale e sarà colpa mia. Certo è, però, che se io provo a canticchiare nel bagno, mentre mi faccio la barba, qualcuno dei motivi di oggi, inesorabilmente mi taglio.”
Il giardino di Canicarao “[…] rappresenta un luogo a me molto caro. Saltavamo, e c’erano vigne, e ci educavano a questo piacere, a questa voluttà proibita – e terribile, in fondo, per lo spavento che ci dava - del rubare. Si trattava di furti molto innocui, in sostanza, molto innocenti, qualche grappolo d’uva nei vigneti, ma bastava questo a insegnarci il peccato. Perché in fondo l’infanzia vuole imparare, a un certo punto, che cos’è il peccato.”


"[..] lì morire (al nord) dev'essere in qualche modo una cosa naturale: perdersi nel crepuscolo, nell'ovatta grigia del niente. Mentre qui, nella luce, nella forza, sotto la forza del sole, la morte rappresenta uno scandalo, un'infrazione, una trasgressione alla legge della vita, alla forza della vita."

Scritto da Antonella Colaninno
Dal Don Gesualdo edito da Grandi AsSaggi Bompiani
Con i contributi di Manlio Sgalambro e Antonio Di Grado


Diceria dell'untore (1981) PREMIO CAMPIELLO
Le menzogne della notte (1988) PREMIO STREGA

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