di Antonella Colaninno
Passeggiando
tra le architetture porticate di Bologna antica, quasi in prossimità di Piazza
Giuseppe Verdi con lo storico teatro comunale dedicato al celebre compositore,
si trova la chiesa di Santa Cecilia, in quel di via Zamboni che una volta fu
via San Donato. Ricostruita nel 1359 dagli eremitani, vicino alla preesistente
struttura che con molta probabilità, venne abbattuta, la chiesa è menzionata
già in un documento del 1267. Durante il XV secolo, la chiesa subirà una serie
di trasformazioni per iniziativa della famiglia Bentivoglio (la più importante
delle famiglie bolognesi) che, affermatasi nei primi anni del ‘400, sarà
cacciata dalla città nel 1506 da papa Giulio II, anche se il suo declino iniziò
a partire già dal 1488 in seguito alla congiura della famiglia Malvezzi.
L’ingresso della piccola chiesa si apre sulle decorazioni pittoriche ad
affresco dedicate alla vita di Santa Cecilia (1505 – 1506). Giovanni II
Bentivoglio li fece realizzare da Francesco Raibolini detto il Francia, da
Lorenzo Costa, da Amico Aspertini e probabilmente, da altri artisti minori,
dopo la sua fortuita incolumità durante i terremoti che devastarono Bologna tra
il 1504 ed il 1505. Il ciclo narrativo sulla vita della santa, suddiviso
in 5 parti, è tratto dalla Passio Sancta Ceciliae* e si svolge sulle
pareti laterali. Una bellissima sequenza di immagini racconta la storia della
giovane santa, vergine e martire, data in sposa contro la sua volontà, al
pagano Valeriano. Rivelandogli dopo le nozze del suo voto di castità, Cecilia lo
invita a convertirsi e a purificarsi alla fonte così che il suo angelo custode
possa proteggerlo. Valeriano decide così, di farsi battezzare da papa Urbano
ma, insieme a suo fratello Tiburzio, convertitosi anche lui al cristianesimo,
sarà condannato a morte e decapitato “in un luogo a quattro miglia dalla città
di Roma, sulla via Appia.” Seguirà la condanna del funzionario romano Massimo
che Tiburzio e Valeriano avevano fatto convertire al cristianesimo, e della
stessa Cecilia. Ma la giovane uscirà illesa dai liquidi bollenti dove era stata
immersa e sopravviverà anche ai tre tentativi di decapitazione ancora per
tre giorni, il tempo necessario per distribuire i beni dei due fratelli ai
poveri e la sua casa alla Chiesa e di impedire ad Almachio di impossessarsene.
Cecilia avrà sepoltura nei luoghi in cui “si seppellivano i vescovi, i martiri
e i confessori della fede Cristiana.”
Il ciclo di affreschi si è preservato nel tempo
e nell’ intervento di restauro che ha visto soprattutto un lavoro di
ripulitura, si sono purtroppo perduti alcuni elementi della composizione. Di
grande eleganza formale e compositiva, l’intero ciclo rappresenta un luogo
narrativo in cui l’estetica e il messaggio cristiano danno prova di
un’espressione artistica di grande qualità e raffinatezza anche per la presenza
di rilievi dorati di alcuni elementi decorativi ad impreziosire la scena. . Il ciclo si apre con
l’affresco dello “Sposalizio di Santa Cecilia e San Valeriano” di Francesco
Raibolini detto il Francia in cui san Valeriano porge a Cecilia l’anello
nuziale. I due gruppi di persone sono incorniciati da una architettura che
denota nella parte oscura alla destra di Valeriano, l’ombra del paganesimo.
L’ultimo affresco del racconto realizzato sempre dal Francia si pone ad epilogo
della vita della santa. “La sepoltura di Santa Cecilia” si caratterizza per la
serenità dei volti e la morbidezza delle figure e per una espressività dettata
dal trapasso dell’anima di Cecilia nel regno dei cieli.
Pubblicato da
Antonella Colaninno
Luogo visitato
il 25 gennaio
* "Passio Sanctae Ceciliae del V secolo divulgata nelle sue linee
essenziali tramite la Legenda Aurea del domenicano Jacopo da Varazze (Varagine)
del XIII secolo. In seguito la Passio fu edita integralmente (1840 ca.)
insieme ad altre agiografie desunte da codici manoscritti antichi
dall'umanista milanese Bonino Mombrizio."
In foto:
scorcio della piazza, con i portici di via Zamboni, l'oratorio di Santa Cecilia
e l'adiacente corpo della chiesa di San Giacomo Maggiore; interno della chiesa
con l'altare; panoramica di una sezione degli affreschi; lo "Sposalizio di
Santa Cecilia e San Valeriano" di Francesco Raibolini detto il Francia;
"Martirio di San Valeriano e San Tiburzio" di Amico Aspertini.
Nessun commento:
Posta un commento