Nudo di donna EGON SCHIELE















sabato 20 febbraio 2010

BATTITI D'ALI


Storie di bambini nella Puglia antica

Gioia del Colle - Castello Normanno Svevo

"Battiti d’Ali"- "Storie di bambini nella Puglia antica" è il titolo della mostra archeologica presentata al Castello Normanno Svevo di Gioia del Colle(BA),un viaggio nel tempo che racconta la condizione del bambino nella società antica tra VII sec. a. C. e IV sec. d.C. attraverso i corredi funerari, i giocattoli, gli ornamenti, gli affreschi, i vasi, una stele funeraria, e una serie di iscrizioni. Il materiale proviene da diversi contesti geografici locali:Minervino Murge, Ascoli Satriano, Taranto, Gioia del Colle, Canosa, Egnazia e Brindisi ed è stato rinvenuto durante le rispettive campagne di scavo condotte quasi tutte, negli ultimi venti anni. Ritengo che sia una mostra molto interessante, non solo perché documenta aspetti non molto diffusi, ma soprattutto perché coinvolge emotivamente il pubblico per la delicatezza del tema, ponendo una riflessione su come molte tradizioni non siano affatto così lontane da noi, ma quasi ci appartengano nella quotidianità. Nelle teche sono esposte una serie di statuine fittili che le mamme offrivano in dono nei santuari curotrofici(dal greco“kouros”bambino),chiedendo la protezione della dea Era per i propri figli.Si tratta di giocattoli che venivano anche utilizzati come offerte votive da giovani fanciulle che convolavano a nozze, come simbolo del loro passaggio dalla fanciullezza all’età adulta;infatti,in antichità le donne si sposavano in età molto giovane,tra gli undici e i dodici anni. Tra i giocattoli esposti troviamo anche una serie di piccoli animali,alcune culle con bambini con sonaglio all'interno che produceva un suono piacevole al movimento e una bambola con corpo intero e arti mobili fissati al corpo centrale(queste bambole erano generalmente in terracotta ma potevano essere anche in avorio,che attestava una posizione sociale elevata). Un’altra tipologia di gioco erano gli astragali, oggetti di forma rotonda usati già nel mondo egizio. Una preziosa statuina fittile riproduce l’Ephedrismòs, un gioco infantile in cui due figure avanzano l'una sulle spalle dell'altra e spesso chi è sotto ha gli occhi bendati; in due devono raggiungere il punto dove si trova la palla che è stata lanciata da chi monta in groppa. Anche in antichità le nascite venivano annunciate mediante un simbolo augurale esposto fuori alla porta che prevedeva un ramoscello d’ulivo per il maschietto e una striscia di lana per la femminuccia. Purtroppo in alcuni casi,i bambini affetti da malattie non erano riconosciuti dal loro padre e venivano posti in una pentola di argilla e messi fuori all’abitazione, abbandonati a se stessi e lasciati morire di fame e di freddo; nella mostra è stata allestita una teca in cui è esposto un contenitore in sezione con le ossa di un bambino lasciato morire in questo modo. Bisogna ricordare che purtroppo in antichità era alto il tasso di mortalità infantile, dovuto a malattie congenite o infettive;la sepoltura dei bambini di pochi anni prevedeva l’inumazione in piccoli sarcofagi o in casse, dove spesso venivano sepolti anche i loro giocattoli come corredo funerario. E’interessante il ritrovamento in una tomba di un uovo di gallinaceo ancora intatto, conservato all’interno di un vaso in terracotta, un unicum nelle sepolture di queste regioni. Stretta tra i denti della bocca di un bambino è stata ritrovata una moneta d’argento, l’obolo per Caronte, per il passaggio nell’aldilà, tradizione mantenuta nelle sepolture cristiane con l’obolo di San Pietro. Un altro importante documento delle usanze del tempo è il ritrovamento di una sepoltura di una giovane fanciulla di dodici anni che presenta una acconciatura particolare, con ciocche di capelli fatte passare dentro vasetti di terracotta, ancora oggi conservati integralmente.

ANTONELLA COLANINNO

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