Nudo di donna EGON SCHIELE















sabato 20 febbraio 2010

LA COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM




Fare dell’arte una vera vocazione è stata la passione di una vita di questa grande collezionista, creatrice del Museo di Venezia. Nata nel 1898, Peggy era la secondogenita di Benjamin Guggenheim, affondato a bordo del Titanic nell'aprile del 1912. La sua famiglia proveniva dalla svizzera tedesca e suo nonno emigrò a Filadelfia, dove insieme al figlio Meyer intraprese la professione di venditore ambulante per poi dedicarsi alla produzione di miscele di caffè e di sostanze per pulire le stufe. Meyer incrementò la fortuna di famiglia nel settore manifatturiero e delle importazioni attraverso lo sfruttamento dei metalli. A partire dal 1900 i Guggenheim assunsero il controllo della American Smelting and Refining Company, un colosso del capitalismo americano. Nel 1907 costruirono una ferrovia nella tundra dell’Alaska per sfruttare le miniere del monte Kennecott e nel 1910 acquistarono la miniera cilena di Chuquicamata. Peggy fu esclusa da gran parte del patrimonio di famiglia poiché suo padre aveva abbandonato gli affari nel 1901. Fu così che la giovane Peggy iniziò a costruirsi con determinazione la strada del successo, affiancandosi ad artisti e intellettuali che le insegnarono a comprendere il mondo dell’arte, tra estetica e affari. Il matrimonio nel 1922 con l’artista dadaista Laurence Vail la introdusse nel mondo dell’arte. Nel 1938 inaugurò la Galleria Guggenheim Jeune a Londra, con una mostra dedicata a Jean Cocteau. Su consiglio di Duchamp, dedicò la sua seconda mostra all'artista astratto Vasily Kandinsky che fu esposto per la prima volta in Inghilterra, dal quale acquistò l’opera “Curva dominante”. Sempre grazie a Marcel Duchamp, Peggy aveva conosciuto Jean Arp da cui aveva acquistato la scultura “Testa e conchiglia”. Nel luglio del 1938 la galleria Guggenheim dedicò una mostra a Yves Tanguy, l'artista che introdusse la giovane Peggy al surrealismo. Nel 1939, a causa di problemi finanziari, Peggy chiuse la sua galleria londinese e decise di aprire un museo d’arte contemporanea, proponendo al critico d'arte Herbert Read la direzione del nuovo museo. Fu proprio Read insieme a Marcel Duchamp ad incoraggiare Peggy a collezionare arte cubista, surrealista e astratta. Benchè Peggy si fosse dedicata con grande dedizione alla nascita del nuovo museo, il contratto venne sciolto a causa delle difficoltà dovute alla seconda guerra mondiale. Con i fondi della gestione del museo furono acquistate nuove opere d’arte. Tra il 1939 e il 1942 Peggy aveva messo insieme più di 170 opere d’arte moderna e contemporanea europea che furono tutte inserite nel primo catalogo pubblicato nel 1942 con il contributo di Andrè Breton. Nell’ottobre del 1942 Peggy era ormai diventata una imprenditrice di successo e decise di inaugurare a New York, insieme al suo secondo marito Max Ernst, una nuova galleria museo, la “Art of this century”al numero 30 della 57a strada..
 

Frederick Kiesler si occupò degli allestimenti, adottando una soluzione all’avanguardia che aboliva le cornici e creava un percorso interattivo tra l’opera d’arte, lo spazio e lo spettatore. I quadri erano appesi a supporti triangolari sospesi, evocando in questo modo la pittura cubista e astratta. Arredamenti a forme biomorfiche e sonorità stravaganti creavano un percorso surreale che suggestionava il pubblico. Peggy fu una grande mecenate dell’arte e aiutò gli artisti a crearsi uno spazio nel difficile mercato dell'arte. Per Jackson Pollock versò un vero e proprio stipendio per cinque anni, e donò le sue opere nei musei di tutto il mondo per acquisire maggiori consensi sull’artista. Ma dagli artisti si lasciò anche consigliare e guidare negli investimenti, per comprendere un mercato dell’arte che in quegli anni stava rivoluzionando le tendenze. Nel 1943 Peggy dedicò a Jackson Pollock la sua prima personale acquisendo l’opera “La donna luna” nella sua collezione e dedicò molte mostre anche ad artisti americani, quali Rothko e David Hare, portando la cultura figurativa americana all’interno di un dialogo con le tendenze europee della nuova avanguardia. Nel 1947 Peggy decise di ritornare in Europa e nel 1948 espose la sua collezione alla Biennale di Venezia nel padiglione greco. Fu così che l’arte americana della collezione Guggenheim fu esposta per la prima volta in Europa, e proprio qui in Italia Peggy si affermò come grande collezionista d’arte, dopo un lungo periodo di anonimato in Europa e in America e nel 1949 acquistò l’incompiuto palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande.

Dopo la Biennale Peggy espose la sua collezione a Palazzo Strozzi a Firenze e a Palazzo Reale a Milano, e nel 1950 fu di nuovo a Venezia al Museo Correr. Qui a Venezia decise di aprire un museo d’arte contemporanea, continuando ad investire per la propria collezione. Solo negli anni ‘60 interruppe gli investimenti a causa  dei costi notevoli del mercato dell’arte, ma si impegnò sempre a prestare ad altri musei i suoi pezzi. Nel 1969, la Fondazione Solomon R. Guggenheim invitò Peggy a New York per presentare la sua collezione, che fu donata alla Fondazione insieme al palazzo, con il vincolo che la stessa restasse a Venezia e fosse visitabile anche in estate. Alla sua morte la direzione della collezione passò nelle mani della fondazione fondata da suo zio nel 1937. Il museo Solomon fu aperto a New York nel 1939. Dal 1959 il museo è ospitato nel famoso edificio di Frank Lloyd Wright lungo la Fifth Avenue. Oggi la Fondazione gestisce il museo a Manhattan, la Collezione Guggenheim a Venezia, il Museum di Bilbao in Spagna, il Deutsche Guggenheim di Berlino, e il Guggenheim Hermitage a Las Vegas, e costituisce uno dei poli di maggiore importanza dell’arte moderna e contemporanea nel mondo. La Collezione Guggenheim di Venezia raccoglie le opere degli artisti più importanti della storia dell’arte contemporanea, in una sintesi di estetiche che hanno determinato la varietà e la complessità figurativa di questi anni. Tra le opere di Picasso “Il poeta”del 1911. Nella scomposizione in più piani della figura umana è evidente l’influenza di Georges Braque con il quale Picasso lavorò a stretto contatto in quel periodo. La scomposizione della figura è compresa all’interno di una figura geometrica piramidale, in una vertigine di immagini ripetute che ci da la lettura astratta di un elemento figurativo. Lo spazio interagisce con la composizione su un piano frontale in assenza totale di sfondo.


“Sulla spiaggia”del 1937 richiama “Le tre bagnanti” del 1920, e fa parte di un gruppo di opere realizzate nel periodo di Guernica. La struttura compositiva è molto semplice e l’elemento figurativo ha un impianto plastico e monumentale. La linea è l’elemento principale di costruzione delle figure inserite in uno sfondo a doppia campitura di azzurri che poeticamente uniscono mare e cielo. Probabilmente la leggerezza di quest’opera fu voluta nel contrasto con la tragicità dei temi della guerra. “Il clarinetto”di Georges Braque del 1912 ha una inclinazione simmetrica, quasi parallela dei piani scomposti. La tela ha forma ovale e ha al suo interno l’effetto di venature di legno e la presenza di lettere e di sabbia nel colore.. “Al velodromo”di Jean Metzinger ( 1912) unisce l’elemento formale del cubismo e del futurismo attraverso l’uso del collage che disegna la figura sovrapponendo zone chiare di trasparenza, a zone materiche di volume.

“Mare=Ballerina”di Gino Severini ( 1914) è un dipinto futurista che illustra il concetto di “analogia plastica”poiché il mare e la ballerina uniscono per analogia il movimento della danza al movimento del mare; “Composizione” ( 1938-9) di Piet Mondrian elabora un sistema di linee orizzontali e verticali asimmetriche che esprime la forma pura di un naturalismo nascosto, di una spiritualità resa nella sobrietà della forma e nella armonia della linea. “L’intento di Mondrian è quello di unire arte, materia, e spirito per scoprire in ogni aspetto dell’esperienza quell’armonia universale che è il fondamento del neoplasticismo”.

Paul Klee e il “Ritratto di Frau P.nel Sud”del 1924, una caricatura di una signora del nord alle prese con il caldo del sud, dal quale cerca di proteggersi con un cappellino; un disegno delicato ad acquerello e ricalco ad olio. “Pittura rarissima sulla terra”( 1915) di Francis Picabia è l’esaltazione della macchina nel suo valore di funzionalità e del suo impatto visivo con i suoi strani ingranaggi, di cui da una visione di estetica meccanografica che si oppone a quanti vedevano nella macchina un modello negativo della nuova società industrializzata. Tra le opere di Jackson Pollock “La donna luna”( 1942) che risente dell’influenza di Picasso e di Joan Mirò, ed esprime il concetto surrealista dell’inconscio come forma d’arte. Sulla linea nera della spina dorsale si impostano le forme astratte del corpo e del volto nero simbolo dell’oscurità interiore.



ANTONELLA COLANINNO

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