Nudo di donna EGON SCHIELE















lunedì 8 febbraio 2010

GIUSEPPE PENONE



L’esperienza tattile per Giuseppe Penone è esperienza conoscitiva attraverso i sensi. Nei suoi lavori c’è un richiamo costante all’epidermide come strumento di percezione sensoriale rilevata per associazione nelle venature del marmo e nei segni degli alberi, che nel loro DNA, conservano la memoria di ciò che viene impresso, così come nei solchi delle pietre e nelle gigantografie delle impronte della pelle che vengono ingrandite sino ad alterare in chi osserva, la reale percezione dell’oggetto. Penone parla di “attrazione tattile” sia per le superfici di marmo che di pietra, e sia per le spine di un fiore. Questi sono “punti di contatto con la superficie”, i punti di sensibilità della pelle vengono tracciati proprio con le spine che ne suggeriscono il tessuto nervoso alla base del sentire.. “[…] quando si ha una spina nella pelle, il corpo sa esattamente dove questa si trovi, la individua infallibilmente per quella puntura dolorosa ma che sottolinea la sensibilità della superficie della pelle rispetto alle cose che tocca…” “Attraverso il tatto ci rendiamo conto della nostra realtà fisica […] alla spina si percepisce se stessi”. Giuseppe Penone fa parte di quella generazione di artisti che si sono riconosciuti nel movimento dell’Arte Povera e che hanno affermato un valore condiviso, una comunione di pensiero nella “possibile manipolazione dei valori dell’arte”( G. P.). Penone nutre grande interesse per la scultura; essa è un’idea che prende forma, non è una “forma compiuta”, è un processo, è un’azione, è “coscienza dell’azione”. Anche il disegno, quando non è uno schizzo e non ha valore di documento, si rileva come azione. Quando consideri uno spazio, puoi misurarlo con lo sguardo , ma finisci comunque con il verificarlo con il corpo….lo attraversi, cammini, conti i passi. “Il mio lavoro nasce dalla riflessione sull’azione della scultura, non sulla invenzione della forma; è una indicazione della forma che viene fatta attraverso l’azione. Ma l’azione più semplice è quella del toccare. Toccando si conoscono i volumi, lo spazio, le forme. Il tatto è uno strumento di verifica della realtà più preciso della vista, perché il minima, ma basilare, che si ritrova l’azione della scultura….”

Le “foreste” di Penone sono create usando legno di travi e di altri oggetti. L'artista parte dal prodotto finito per risalire al principio della materia che ha dato origine a queste forme. Le travi nate dagli alberi diventano ora materia per ricreare la foresta. “Ripetere il bosco” è stata presentata ad Amsterdam per la prima volta nel 1980. C’è una tautologia perfetta perché la scultura riproduce la forma dell’albero che viene costruito con la materia dell’albero. Si giunge allo stesso concetto-soggetto attraverso principi formali diversi che però hanno alla base la stessa materia, cioè il legno. Ciò va oltre il concetto di arte come pura composizione.

September 9 - October 11, 2008 New York
 “La tautologia fornisce anche l’astuzia per svincolarsi dal rigore o dall’aridità di un’arte intesa solo come struttura o come composizione o come astrazione. […] Io penso che anche altri artisti ne siano stati consapevoli e che, per esempio, tutta l’opera di Piero Manzoni sia tautologica, che Pascali abbia proposto una tautologia descrittiva nel fare l’acqua del mare con il blu dell’acqua e che anche Fontana in un certo senso offra una tautologia, perché il suo è un gesto che diventa opera”. Penone inoltre, sostiene che i materiali non hanno tempo e che portano su di sé il vissuto di un passato e il destino del futuro, mentre vivono il momento contingente del presente.
                        
                           ANTONELLA COLANINNO




I BRANI DI GIUSEPPE PENONE QUI RIPORTATI SONO STATI ESTRATTI DAL CATALOGO DELLA MOSTRA PUBBLICATO IN OCCASIONE DELLA SUA PERSONALE AL MAMbo DI BOLOGNA DAL 25 SETTEMBRE ALL’8 DICEMBRE 2008.

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