Nudo di donna EGON SCHIELE















mercoledì 6 ottobre 2010

IL REALISMO RUSSO




di Antonella Colaninno



Il Museo Nazionale d’Arte della Lettonia accoglie la più importante collezione di opere d’arte del paese. La raccolta più rilevante è quella di arte lettone che si è formata verso la seconda metà del XIX secolo, dall’unione delle due collezioni d’arte di Riga: quella della Pinacoteca, e quella del Kunstverein (l’Associazione a sostegno delle arti visive). In quegli anni la Lettonia viveva la sua fase storica più importante con l'ingresso del paese nell’impero russo. La collezione del Museo d’Arte della Lettonia è nota per la sua varietà, benché storicamente la sua formazione sia iniziata con opere del periodo realista del XIX e dei primi anni del XX secolo. La pittura russa ha subito sempre profondi condizionamenti culturali legati alla storia e alla politica dei suoi territori governati da regimi autoritari.Questa componente politica e sociale, con aspetti vicini al folklore e alla cultura popolare, è una caratteristica dell’arte russa non solo per gli artisti che hanno lavorato in patria, ma anche per coloro che hanno lasciato i territori dell’est e sono approdati in occidente. In Chagall ad esempio la componente nostalgica per la sua Vitebsk si esprime in una interpretazione visionaria nella quale emergono alcuni aspetti della cultura popolare.Un’importante mostra alla Galleria Civica di Palazzo Loffredo a Potenza ripercorre la nascita del realismo russo attraverso un secolo di storia, partendo dalla metà del XIX secolo fino agli anni cinquanta del XX, quel realismo che negli anni trenta del Novecento è confluito nel realismo socialista. Questo nuovo modo di interpretare l'arte non ha rappresentato solo un fenomeno estetico, ma è stato soprattutto un fatto storico e culturale legato alle vicende dei grandi cambiamenti avvenuti tra i due secoli che hanno interessato tutta l’Europa. Il realismo francese ad esempio, si lega agli avvenimenti del 1848 e soprattutto al trentennio che lo ha anticipato. E’in questi anni che le idee rivoluzionarie del 1789 di popolo e di libertà trovano la massima espressione. Questa grande mobilità sociale porta artisti e intellettuali a focalizzare l’attenzione su questi aspetti, a riflettere sulla realtà, e ad opporsi al classicismo e al romanticismo. Il realismo non è legato soltanto alla visione di queste problematiche, ma pone l’attenzione su tutti gli aspetti della vita e in particolare sulla centralità dell’uomo. Questa visione della realtà viene ora mitizzata, nel senso che è l’umanità ad assumere una grandezza che in passato era stata esclusivamente degli dei lasciando spazio a una “poetica della realtà”. Negli stessi anni anche la Russia viveva profondi cambiamenti a seguito delle riforme del governo dello zar Alessandro II salito al trono nel 1894. L’eliminazione della censura, l’abolizione della servitù della gleba e l’urbanizzazione dei territori portarono ad una diversa visione della società specie tra gli intellettuali che accreditarono una nuova responsabilità sociale all'arte, sostenendo la rottura con la vecchia estetica. Si afferma così l’inizio di un’estetica sociale che guarda ai valori di una società produttiva, aperta alle problematiche sociali. Tra gli intellettuali nacque un movimento riformista, il populismo, che vide gli studenti lavorare in campagna e insegnare nei giorni di festa ai contadini. San Pietroburgo fu centro vitale di questo movimento: molti studenti, tra il 1871 ed il 1873 abbandonarono la città e iniziarono a predicare in campagna gli ideali di progresso e di bene comune che si estremizzarono verso la fine degli anni ’70 con l’idea appunto, di servire i contadini e, soprattutto, di “portare l’arte al popolo."L’arte era al servizio dell’uomo e per questo doveva educare non secondo un’estetica del bello fine a se stessa, ma attraverso un’estetica sociale. Il populismo era il punto di arrivo di una “propaganda culturale” che considerava la bellezza come una componente presente nella vita quotidiana e quindi l’arte doveva imitarla e non interpretarla, doveva documentare la storia di questi anni di grande rivoluzione culturale e di grandi trasformazioni. Se San Pietroburgo rappresentava il “polo” più progressista, Mosca era invece legata alla tradizione antica. Questi due indirizzi di pensiero nacquero se da un lato spinsero la Russia verso l’occidentalizzazione e verso l’Europa, dall’altro la mantennero ben legata alla tradizione proiettandola verso l’area geografica slava. Sul finire del secolo nasceva in Russia un grande interesse verso il paesaggio che da sfondo scenografico diventava il vero protagonista della composizione. Si assiste infatti al risveglio della dimensione lirica e mistica e il paesaggio diventa così la proiezione dell’anima dell’artista che svela spesso sentimenti di malinconia che rendono raffinata questa pittura di genere.Nel febbraio del 1917 fu decretata la fine dell’impero con l’abdicazione dello zar il 15 marzo 1917 e questo passaggio rappresentò uno slancio per la cultura russa che cercò di rinnovarsi partendo proprio dal suo passato, riscoprendo il folklore e l’arte russa primitiva. La fine dell’ottocento vide dunque un grande rinnovamento della cultura russa che in pittura si avvicina a temi sociali, storici e morali, sino all’intimismo degli ultimi paesaggisti e al convergere di tutte queste tendenze nel realismo socialista che, benchè di impronta politica, rappresenta l'espressione di un nuovo entusiasmo verso la vita. Non bisogna dimenticare che la fine del secolo rappresenta un ponte verso la modernità, un momento storico nel quale confluiscono tendenze romantiche vicine agli impressionisti, ai preraffaeliti e ai simbolisti. Le sperimentazioni di tecnica e contenuto che caratterizzano la ricerca pittorica dei primi anni del Novecento coinvolgono anche questa regione dell’est Europa che scopre la sinuosità delle forme tipica delle tendenze Liberty. Lo slancio populista di San Pietroburgo finisce con l'esaurirsi e Mosca diventa il centro propulsore delle novità artistiche, forse per quel recupero della tradizione artistica e del folklore a cui la città era rimasta legata aderendo ad una linea politica conservatrice. Del realismo e del moralismo del populismo sopravvivono ancora soggetti nazionalistici o di genere. La Rivoluzione d’ottobre del 1917 aveva lasciato una scia di grande idealismo che aveva nutrito la creatività nell’arte, nella letteratura e nel teatro. Soltanto nella seconda metà degli anni Trenta si afferma il realismo socialista che durerà più di cinquanta anni e la pittura diventerà arte ufficiale di stato, soggetta al controllo politico e alla censura e sarà connotata da uno “stile severo”, statico e austero. L’arte desume i propri caratteri dal disegno dei manifesti di propaganda politica e si caratterizza per le figure in posizione eretta e fortemente gerarchizzate, delle quali si tende a dare una lettura psicologica. Il realismo si caratterizza per l’attenzione alla rappresentazione della vita popolare, della lotta sociale, del lavoro e della tradizione. La prerogativa del realismo russo non è la ricerca costante di nuove forme, quanto la sperimentazione di tematiche e di soggetti nei quali la bellezza è imprescindibile dal vero. Non bisogna dimenticare l’importanza della fotografia come ricerca del vero, come oggettivazione dell’immagine che ha influenzato notevolmente l’arte europea del XX secolo. Arte e realtà sono una ricerca costante di denuncia, di osservazione e di acquisizione del bello. La rappresentazione del mondo contadino ha valore sociale, senso patriottico e antropologico per la grande tradizione che lega l’uomo alla terra; ma essa rappresenta anche la sofferenza del popolo russo, nella quotidianità di questo lavoro duro e nella lotta per l’abolizione della servitù della gleba.

I paesaggi rappresentano un tema ricorrente tra i dipinti di questa importante retrospettiva sul realismo; "Il paesaggio con arcobaleno”(1881) di Aleksej Kondrat’evic Savrasov manca di un sentimento lirico della natura. La composizione si svolge nella rappresentazione di una luce particolare che rende gli effetti bagnati e l’umidità dell’aria, mentre l’arcobaleno è l’unica nota di colore che esprime una certa emotività. L’opera “I giunchi”(1888) di Il’ja Semenovic Ostrouchov aderisce pienamente al realismo russo. Si tratta di un paesaggio realistico con le nuvole sullo sfondo e le colline e il prato in primo piano, un'atmosfera malinconica resa con profondo senso poetico. “Paesaggio con treno” di Isaak Il’ic Levitan esprime il romanticismo di uno scorcio paesaggistico in cui l’elemento della modernità è inserito dalla locomotiva, un leit motiv comune a gran parte della pittura europea di fine ottocento: si pensi al dipinto di De Nittis. L’opera “Il vento”di Aleksandr Fedorovic Gaus (1889) esprime l’inafferrabilità di una sensazione, il paesaggio si fa simbolista, si disperde la consistenza dei volumi e i colori si snaturalizzano perché non hanno più una funzione decorativa. Gli alberi sono sagome indistinte, lo specchio d’acqua una macchia informe. Non c’è volontà di rappresentazione, ma di resa emozionale, secondo le nuove tendenze della pittura paesaggistica russa.

“Ragazzi di campagna”(1930 ca.) del pittore Nikolaj Petrovic Bogdanov-Bel’skij è il dipinto riprodotto sulla copertina del catalogo della mostra. E’un inno ai bambini contadini, alla tenerezza di questa età, alla gioia dell’infanzia; la povertà non toglie luce e grazia a queste figure che si inseriscono in un contesto paesaggistico idilliaco.Un tema importante della pittura russa di fine secolo è quello del lavoro, specie quello dei campi, dove l’elemento della fatica è addolcito da un’atmosfera di festa e di allegria. “Al lavoro”(1921) dell’artista Nikolaj Petrovic Bogdanov-Bel’skij esprime pienamente questa atmosfera di grande compenetrazione tra l’uomo e l’ambiente; l’equilibrio è dato dalla eleganza della composizione strutturata sulla fittissima serie di esili tronchi tra i quali in diagonale si inseriscono due figure di contadine a cavallo a piedi nudi, inquadrate da due tronchi in primo piano a sinistra che scandiscono il ritmo dell’andatura degli animali.“Festa d’autunno in campagna” (1914) di Boris Michajlovic Kustodiev è un quadro fortemente russo che ritrae aspetti di tradizione popolare nel tipico uso di colori intensi. Sempre legato al tema del lavoro dei campi ma con risvolti sociali è l’opera dal titolo “Il seminatore”(1888) dell’artista Grigorij Grigor’evic Mjasoedov. L’opera infatti, riflette il realismo democratico di quegli anni in cui si sottolinea la figura dell’eroe popolare positivo. Il “Ritratto di Ol’ga Simanovskaja”(1920) di Boris Michajlovic Kustodiev ritrae la moglie di Simanovskij, famoso pittore e collezionista di opere di artisti russi. La donna ha forme rotondeggianti con il volto arrossato e i lineamenti tipici delle donne russe. La critica russa l’ha definita la ”Gioconda russa” per la posa ruotata leggermente di fianco, per lo sguardo e il sorriso appena accennato rivolti verso lo spettatore e per il paesaggio collocato dietro alle sue spalle. Il motivo della sofferenza fisica e della malattia interiore è presente nel dipinto dell'artista Vasilij Dmitrievic Polenov dal titolo “Al capezzale della malata”. Lo sguardo dell’artista non è estraneo al dolore della protagonista, ma partecipe e commosso per la perdita personale di alcune persone care. Il sentimento della morte è reso non solo nella tematica, ma anche nella scelta coloristica e compositiva di una luminosità soffusa che illumina il capezzale della moribonda, una luce che si spegne lentamente per una vita che si sta consumando.

“Intervallo per il pranzo a Donbass” (1935) di Aleksandr Aleksandrovic Dejneka è un dipinto particolare del realismo socialista perché è raro che in pittura venga rappresentato un corpo completamente nudo. Qui è sotteso un messaggio di chiaro valore allusivo sull’importanza dello sport come aspetto qualificante dell’uomo sovietico e della sua vita sana, un momento di svago di un gruppo di ragazzi che corrono nel mare, in contrasto con l’incedere frenetico del progresso, rappresentato invece dalla locomotiva e dalle industrie sullo sfondo. La rappresentazione dei nudi, benché stilizzati, ed enfatizzati dal rigore della forma, esprimono una grazia notevole e un vigore composto perchè la tensione dei muscoli è attenuata dall'eleganza della postura. Infine, “Lillà”(1951) di Petr Petrovic Konkalovskij è una straordinaria natura morta di fiori appena recisi, dai colori brillanti raccolti in un vaso trasparente poggiato su un tavolo. Nei fiori c’è tutta la forza della natura, nei colori e nella grazia della composizione.

Pubblicato da Antonella Colaninno



BIBLIOGRAFIA: CATALOGO DELLA MOSTRA“Verità e bellezza realismo russo”dipinti dal Museo Nazionale d’Arte Lettone di Riga a cura di Laura Gavioli.
EDIZIONI MARSILIO

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