Nudo di donna EGON SCHIELE















domenica 14 novembre 2010

RINASCE AL FORO IL TEMPIO DI VENERE E ROMA



di Antonella Colaninno

Nell’ambito del parco-progetti con i suoi settanta cantieri aperti si è concluso al Foro romano il restauro del tempio di Venere insieme ad alcuni interventi tra cui quello del terzo ordine degli spalti del Colosseo dove sarà allestito il museo del monumento. Dopo i vergognosi crolli di Pompei, la riapertura del tempio rappresenta una vittoria per la conservazione del nostro patrimonio storico artistico ed archeologico; ora si cerca di intervenire sulla parte occidentale del Palatino a forte rischio, con un sistema di monitoraggio terrestre e satellitare che tiene sotto controllo l’intera area. I dissesti sulla collina sono legati alla presenza di cavità sotterranee che rappresentano il fattore di rischio per i monumenti, scrive Lauretta Colonnelli nel suo recente articolo pubblicato sul Corriere della Sera. Un primo restauro del Tempio era stato realizzato nel 2000 in occasione del Giubileo; a distanza di dieci anni, il nuovo progetto di restauro che si è concluso nei tempi previsti rientrando con i costi nei finanziamenti erogati, ha ripristinato l’unità delle due celle che, dopo mille anni, ritornano “in un unicum”così come le aveva ideate Adriano nel 121 d. C. Il restauro ha così, consentito di ridare unitarietà all’architettura, secondo quanto voluto da Adriano nel progetto originario. Il tempio di Venere rappresenta un’importante testimonianza della Roma imperiale, riportato finalmente a nuovo splendore dopo ben 26 anni di lavori, tornando a far parte del proprio contesto archeologico. Fu costruito sulle pendici del colle Velia a partire dal 121 d. C. con l’intento politico di unire la figura di Venere, madre di Enea, alla città di Roma e creare una continuità tra l’origine divina della gens Iulia e l’impero romano. Gli interventi strutturali hanno avuto soprattutto la finalità “di contrastare i fenomeni di rotazione provocati dall’asportazione degli appoggi e di permettere il corretto scorrimento e smaltimento dell’acqua, principale responsabile del degrado”. Le infiltrazioni d’acqua all’interno delle lesioni delle murature creavano gravi danni alle decorazioni. Il restauro ha interessato particolarmente le semicalotte absidali e le mura del lato sud ed è stato ricostruito parzialmente il muro perimetrale per consentire maggiore staticità. Tra gli interventi del progetto romano sul Palatino ci sono quelli di Vigna Barberini, inaugurata nell’ottobre del 2009; le Arcate severiane riaperte alla fine dello scorso anno e la Basilica Emilia riaperta nell’aprile di quest’anno. Entro il 10 dicembre è prevista la riapertura della Casa delle Vestali.
Vorrei concludere riportando una riflessione di Andrea Carandini pubblicata sul Corriere della Sera nel suo articolo "Quella "medicina preventiva"che salva le rovine". "E'questo dinamismo dei monumenti che bisogna percepire, tenendo conto anche delle realtà non più visibili. Infatti Roma è un fiume, non di acqua ma di tufi, travertini e marmi. Non potendo più sperare in un museo della città, siamo costretti ad assaporare la storia a tratti, aprendo una porta non soltanto sulla metropoli imperiale ma anche sulle altre Rome".



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