Nudo di donna EGON SCHIELE















domenica 17 aprile 2011

GIACOMO MANZU’

                                            
                                                                 Donna distesa, 1976
                                                                      Amanti II, 1978
                                                             
“Il suo pensiero fisso era il suo studio, la sua ispirazione e la necessità di esprimere in scultura quello che lui sentiva nel profondo del cuore…riuscire a dare forma alle sue emozioni. Così era il mio Giacomo, forte e deciso”.

Inge Manzù

“La prima volta che vidi i cardinali fu in San Pietro nel 1934: mi impressionarono per le loro masse rigide, immobili, eppure vibranti di spiritualità compressa. Li vedevo come tante statue, una serie di cubi allineati e l’impulso a creare nella scultura una mia versione di quella realtà ineffabile, fu irresistibile”.
                                                                                        cardinale seduto,1987
I cardinali di Giacomo Manzù (Bergamo, 1908 – Ardea, 1991) sono figure leggere avvolte di spiritualità. Disegnati in bizzarre tonache svolazzanti, essi sono la testimonianza di un'arte felice, miraggio di un'eternità che si consuma nel presente. I personaggi della scultura e dei disegni erotici raccontano l'esperienza umana dell'artista e la storia d’amore con la compagna di vita Inge. I ritratti, le nature morte e le non meno famose sedie rappresentano invece il ricordo nostalgico della propria infanzia. Lo stesso Manzù affermava infatti che nelle sue sculture “[…] vi sono le pieghe che mi perseguitano e, in ultimo, tutti i sacrifici con i quali vivono le mie speranze." Le qualità narranti della scultura sviluppano trame originali di un racconto del non finito. Il plasticismo si comprime nei bassorilievi, diventa evanescente nelle figure dei cardinali, si disperde nei ritratti, rivendica la propria solidità nelle nature morte e gioca con gli equilibri in opere come Ragazza sdraiata (1985) e Tebe che cade (1985-1989). In Testa di Medusa (1946-1999) Manzù coglie la presenza di un’emozione che appare fragile e delicata, mostrando la sua forza espressiva a tratti surreale. Un dinamismo quasi cinematografico, caratterizza i bassorilievi dei pannelli della Porta della Morte in San Pietro a Roma, della Porta dell’Amore del Duomo di Salisburgo e della Porta della Pace e della Guerra nella Chiesa di St. Laurenz a Rotterdam. In Apertura del Concilio Vaticano II (facciata posteriore della Porta della Morte in San Pietro), i cardinali si presentano come figure morbide nello spazio, assorte in meditazione, espressione di una classicità che passando attraverso la pittura giottesca e il Gotico Internazionale, rivive oggi nelle famose e disincantate Turcate di Aldo Mondino. Giacomo Manzù è stato anche un pregevole illustratore; alcuni suoi disegni accompagnano le poesie di Giuseppe Ungaretti nel volume Erbe, mentre sue acqueforti illustrano le Georgiche di Virgilio (1947). Alcune sue litografie illustrano infine il libro Il falso e vero verde di Salvatore Quasimodo (1954). La serie di inchiostri del 1977 dal titolo Amanti racconta l’esperienza erotica del suo amore per Inge Schabel, “ballerina dell’Opera e modella dei corsi dell’Accademia di Salisburgo”.“Quando ci siamo incontrati, un raggio di sole ha trafitto il mio volto; Inge mia. Penso, che né la rosa, né la gardenia e nemmeno l’orchidea, assomigliano a te: forse è il giglio che è come il tuo sguardo, Amata mia”!. (G. M. 4 aprile 1977). Nella serie di inchiostri su carta e di matite dedicati a Inge Manzù si esprime attraverso un erotismo esplicito come in Ballerina (1954); Profilo (1955); Passo di danza (1955); Ritratto di Inge (Busto di Inge) (matita, 1957); e le bellissime Ninfee (Donne distese), una matita del 1960.  Amanti è il titolo di due sculture in bronzo realizzate dall'artista nel 1966 e nel 1981 che rivelano, nel plasticismo morbido, l'enfasi di un amore libero e incondizionato: “I due amanti travolti dalla spinta d’amore, solo il sesso era la ragione dei movimenti che i due corpi si avvolgevano nelle coperte, facendo dei due esseri e le pieghe un uragano di azioni, rapide e sconvolgenti come le grandi nubi nella furia delle acque e dei venti, quando il tempo si infuria sul mare. Poi i due corpi e le pieghe si placano, ed il sole fa luce sul sonno degli amanti”. Un’importante attività di scenografo impegnerà Manzù negli anni ’60 del Novecento accanto al musicista e compositore Igor Stravinskij nell’ Edipo Re al Teatro dell’Opera di Roma.

“La scultura di Manzù è dunque totalmente in questo tempo, per l’antitesi che costituisce, e totalmente fuori di questo tempo, perché non è la conciliazione della tesi che questo tempo rappresenta”. (Cesare Brandi).


Scritto da Antonella Colaninno


Manzù l’artista.

Palazzo Granafei – Nervegna
Brindisi, 18 marzo – 22 maggio 2011
a cura di Giulia Manzù

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