Nudo di donna EGON SCHIELE















sabato 2 aprile 2011

TAMARA DE LEMPICKA THE PARISIANIZED POLONAISE, LA POLACCA DIVENUTA PARIGINA. (Vanity Fair, 1927).



Tamara de Lempicka


Rafaela sur fond vert (Le rève), 1927


Un “curioso melange di estremo modernismo e purezza classica”(Magdeleine Dayot , 1935).

Donna simbolo di un’epoca, artista di grande personalità e di talento umano, Tamara de Lempicka (1898, Varsavia - 1980) rappresenta l’ultima diva di una società sul viale del tramonto. “Io sono nata per donare la mia opera al mondo, non a una persona sola; la mia opera mi ha dato fama, fortuna e un’enorme felicità…io sono la mia opera e la mia opera sono io” (Tam. de Lemp.).Tenace e ambiziosa, giunse in Francia all'età di 20 anni come profuga russa. Affermava che “il successo è arrivare a fare ciò che si desidera” e che “…i grandi cambiamenti nell’arte non avvengono per evoluzione, ma avvengono per rivoluzione”. Nel suo modernismo dèco confluiscono i diversi linguaggi dell’arte nei quali la classicità trova una nuova chiave di lettura nella contemporaneità. La sua arte è lo specchio di una rivoluzione del costume femminile e di una femminilità che si svela, liberata da ogni pregiudizio. I suoi corpi rappresentano sensualità e erotismo, nelle sfumature languide e nelle forme avvenenti, enfatizzate dal gioco intrigante di luci e di ombre. Le sue donne sono morbide architetture di femminilità, dalla carnalità raffinata e decadente che esalta la pelle di seta e gli sguardi languidi e misteriosi. Tamara de Lempicka. La Regina del Moderno a cura di Gioia Mori è il titolo della mostra allestita a Roma nel Complesso Monumentale del Vittoriano. Opere dagli anni ‘20 agli anni ’50 del Novecento raccontano lo stile di una donna e di un’artista unica nel suo genere. Donna di grande talento e affascinante femme fatale, Tamara de Lempicka fu un’artista internazionale per il suo stile cosmopolita e per l’attenzione che la critica di tutto il mondo rivolse alla sua arte. A Parigi Tamara frequentò i futuristi e conobbe Prampolini. Il suo incontro con Marinetti, solo per una casuale fatalità, impedì ai due di realizzare l’incendio del Louvre. Amante di D’Annunzio e modella elegantissima negli abiti di Marcel Rochas e Lucien Lelong, fu anche disegnatrice di modelli. Al suo lavoro di stilista saranno dedicate le copertine delle più prestigiose riviste di moda tedesche. Nel 1929 giunse in America e i grattacieli delle metropoli americane ispirarono i soggetti di alcuni suoi quadri (New York, 1929 – Nu aux buildings, 1930), che prenderanno spunto anche dalla grafica pubblicitaria della cartellonistica contemporanea. La pittura di Tamara de Lempicka, nell’eleganza dei suoi accostamenti cromatici, si ispira ai grandi maestri del passato, ma soltanto a lei si possono ricondurre la vivacità e la densità cromatica dei bianchi, dei viola, dei gialli e degli aranci, dei rossi fiammanti delle automobili, dei “blu Lempicka”, dei verdi freschi, dei grigi acciaio e dei neri. Classicità e modernità, plasticismo e astrattismo uniscono, in una perfetta armonia, il paesaggio contemporaneo e metropolitano ispirato dalla danza, dalla musica, dalla moda, dalla letteratura e dall'arte come certezze dell’effimero. Carattere e femminilità, temperamento e sensualità rappresentano il potere della seduzione del corpo e della mente delle donne, affascinanti e morbide creature dal taglio spigoloso. La Lempicka libera la femminilità dagli stereotipi, è la rivoluzione della donna che trova la propria indipendenza nell'affermazione sul lavoro e nelle attività culturali: la Lempicka taglia i capelli alle sue modelle che fumano e guidano l’automobile e soprattutto, non nascondono la propria omosessualità. La stessa Lempicka fu bisessuale ma al di fuori di questo stereotipo di donna “amazzone.”Alle sue amanti femminili Ira Perrot, Rafaela e Suzi Solidor l'artista dedicò la serie“visions amoureuses” dove è evidente un erotismo esplicito che si evidenzia nella cura per il dettaglio, e nell’attenzione per la posa e per gli abiti, come nel Portrait d’Ira P. del 1930, nel Portrait de la duchesse de la Salle del 1925. In Perspective del 1923 è esplicita la narrazione di un amore saffico di impronta cubista. Nella Parigi di quegli anni erano in voga locali per sole donne come il noto Le Monocle a Montmartre, fotografato da uno scatto di Albert Harlingue del 1930 (foto in catalogo). Vi sono rimandi simbolici all’amore in opere come Arums, ètude (Calle, studio) del 1938, nel quale la simbologia del fiore rinvia all’organo sessuale femminile e sottolinea la sua forte valenza erotica accentuata dal contrasto con la profondità del fondo scuro, un soggetto presente anche negli scatti fotografici di Tina Modotti e di Dora Maar. La Lempicka spesso ritrae in coppia le sue modelle, alludendo esplicitamente ad una complicità di sguardi come in L'ècharpe orange, 1927, Les deux amies, 1928, o Le vert jade (Le turban vert), 1929. La pittura della Lempicka svela e allo stesso tempo congela i sentimenti, nel suo stile rigoroso che esalta lo spessore della materia pittorica al punto da renderla plastica. Donne fatali, austere e algide, impeccabili nel trucco e nell’abbigliamento, sensuali nei panneggi svelano le forme in pose desunte dal linguaggio antico dell’arte. 

La tunique rose, 1927, La belle Rafaela e La belle Rafaela en vert, 1927, e Nu aux voiliers, 1931 sono sofisticate veneri moderne dalla pelle chiara, eroine fatali nelle quali la Lempicka ritrae un po’l' immagine di se stessa, come nei dipinti Le tèlèphone II del 1930, L’echarpe bleue del 1930.

Scritto da Antonella Colaninno

Tamara de Lempicka La regina del moderno.
Roma, Complesso del Vittoriano
11 marzo - 10 luglio 2011
a cura di Gioia Mori








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