di Antonella Colaninno
“[…]
una immagine di quella dolce vita da sognatore al quale basta una distesa di
cose bianche, una pioggia di neve o una pioggia di fiori. E’ la vita per la
quale son nato: dipingere, ammirare, sognare.” Giuseppe de Nittis
La
lettura di questo diario non è solo la testimonianza di vita di un artista del
quale cogliamo aspetti inediti, ma rappresenta anche un'occasione per riflettere sulle
diversità culturali dei luoghi dove de Nittis ha vissuto e sulle loro trasformazioni storiche. Il
diario fu edito per la prima volta in Francia nel 1895 per iniziativa di
Lèontine de Nittis con il titolo Notes et souvenirs du peintre Joseph de
Nittis, undici anni dopo la morte del marito e fu pubblicato presso le “Librairies
– Imprimeries Rèunies” ma ci è giunto attraverso la traduzione italiana di Nelly
Rettmeyer ed Enzo Mazzoccoli.
Un piccolo scorcio letterario sulla vita di un grande artista con un andamento romanzato dei fatti che nulla ha o quasi, della didascalica cronologia di un diario.
Un piccolo scorcio letterario sulla vita di un grande artista con un andamento romanzato dei fatti che nulla ha o quasi, della didascalica cronologia di un diario.
“[…]
io amo la Francia
appassionatamente e disinteressatamente, più di un qualsiasi francese. Ho
attribuito alla Francia tutti i miei successi anche se, e lo dico in tutta
sincerità, è stata l’ospitalità inglese, e la stessa Inghilterra, che mi ha
dato da vivere.” “No. Parigi non conosce la degradazione umana e la disperata
miseria dei bassifondi di Londra. […] ma le miserie e le disperazioni di Londra
sono un inferno che nemmeno Dante arrivò a immaginare: se avesse conosciuto i
bassifondi di Inghilterra vi avrebbe collocato i dannati dell’ultimo girone.”
Così
scriveva Giuseppe de Nittis nel suo diario, una testimonianza commossa che documenta gli eventi che hanno legato
l’artista alla sua città e ai luoghi in cui ha vissuto. Dall’infanzia nella città
di Barletta, all'adolescenza trascorsa a Napoli, e i ricordi degli anni vissuti in
Francia e in Inghilterra. L’eruzione del Vesuvio del 1872, la commedia
dell’arte di Pulcinella e le figure di Petito e di suo fratello Davide, tra i
più celebri interpreti della maschera napoletana. E ancora personaggi come Francesco dell'Ongaro,
critico e scrittore, professore di letteratura drammatica a Firenze e a Napoli
che de Nittis definisce suo nemico personale “(almeno così mi avevano detto,
perché io non lo avevo mai visto)" il quale, da qualche tempo, sparlava di me
sui giornali a proposito di non so quale
mostra alla quale io non avevo partecipato.” Con ammirazione de Nittis descrive invece la figura del giovane gentleman londinese che collezionava i suoi dipinti, per il quale l'artista dipinse dieci tele. Il misterioso signore "comprese" e "amò" la sua arte“e lasciò promessa che avrebbe donato tutto per testamento alla National
Gallery. De Nittis venne a conoscenza che in casa del giovane vi era un’intera
sala dedicata ai suoi quadri “- Questa è la mia preziosa galleria – soleva
dirmi. Noi l’adoravamo ed è facile capire perché.”
De Nittis annota nel diario anche le frequentazioni della famiglia con la celebre ballerina Maria Taglioni (contessa Gilbert des Volsins) figlia del coreografo Filippo Taglioni, che andava a far visita ai coniugi de Nittis. L’artista la ricorda come una donna fine e discreta, “dal viso sereno, senza rughe, dolcissimo […]”
De Nittis annota nel diario anche le frequentazioni della famiglia con la celebre ballerina Maria Taglioni (contessa Gilbert des Volsins) figlia del coreografo Filippo Taglioni, che andava a far visita ai coniugi de Nittis. L’artista la ricorda come una donna fine e discreta, “dal viso sereno, senza rughe, dolcissimo […]”
Non
mancano i ricordi della sua partecipazione all’Esposizione Universale nel 1878:
“E’ il primo giorno dell’apertura dell’Esposizione Universale ed è festa al
Bois de Boulogne.” Al successo di pubblico non corrispose nell’immediato un
successo di critica e durante la votazione all'artista non gli venne assegnata la medaglia
d’onore per l’Italia; furono proprio i francesi a votargli contro, ma alla fine de Nittis ottenne il suo riconoscimento insieme alla Lègion d’honneur. “Era forse intervenuta
l’ambasciata in mio favore? In verità io non avevo sollecitato nulla ma non
nascondevo che ero molto contento.” Una gioia che condivise con il suo amico e
collega Manet, “uomo incapace di invidia e di meschinità”e con lo sdegno di D.
(Edgar Degas) che cercava di influenzare il giudizio di Manet con i suoi commenti malevoli.
Nel diario de Nittis ricorda la commozione al suo rientro a Barletta nel 1879, la stima che la città riconobbe al suo lavoro di artista, ma anche la
delusione nell’avere scoperto che molti pittori falsificavano le opere
sfruttando la sua fama. L'amore di de Nittis per Napoli rimase incondizionato anche
quando si accorse che il progresso e la modernità stavano trasformando la cultura
e la spontaneità di questo popolo.
Dal
1883 la salute di de Nittis incominciò a farsi cagionevole e a questo stato di
salute si aggiungeva “un acuto senso di nausea” che si sostituiva
“all’ottimismo gioioso di un tempo”: “[…] null’altro rimaneva se non un amaro
disprezzo per certi miei vecchi compagni, e spesso mi tornava in mente un
giudizio di Goncourt: -Non vi perdonano di essere arrivato così in alto – " De
Nittis morirà il 21 agosto 1884
a 37anni.
“Forse
non sono stato chiaro, ma è costume della mia razza, che non è napoletana ma pugliese, di una regione a oriente,
sull’Adriatico, un mare malinconico, di tenere nascosti i propri sentimenti.
Siamo un popolo parco nelle esteriorità.”
Pubblicato
da Antonella Colaninno
Giuseppe
de Nittis
NOTES
ET SOUVENIRS
Diario
1870-1884
Schena editore (1990)
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