di
Antonella Colaninno
Il
1600 non fu soltanto il secolo d’oro dell’arte, ma tutta la società olandese
visse un periodo di grande splendore con lo spostamento dell’asse economico dal
Mediterraneo ai mari del Nord. La ritrovata indipendenza dalla Spagna e
l’affermarsi della libertà del Calvinismo incisero profondamente sulla cultura
di questi territori che stavano assistendo alla grande crescita delle classi
imprenditoriali e all’ascesa della società borghese.
L’arte
olandese riflette così la vitalità e il
rigore di questi cambiamenti del pensiero e
della società, in un momento storico che annuncia la nascita del Barocco e la
vittoria della Controriforma sul malcostume della chiesa cattolica.
Solo
sulla base di queste trasformazioni possiamo considerare la grande fioritura
dell’arte olandese che ha lasciato una testimonianza raffinata della ricchezza
culturale delle regioni del nord Europa. Il Barocco, che secondo alcuni studiosi non è
presente nell’arte olandese del Seicento, fu invece interpretato alla luce del
rigore
calvinista e delle influenze francesi che qui
giunsero per mezzo degli ugonotti e che probabilmente, finirono per sovrapporsi
alle tendenze e al gusto culturale imperanti sul territorio. Resta però nell’arte olandese una grande attenzione per la realtà, per le emozioni e
soprattutto per la luce che è alla base dello studio di questa pittura. Le sue
atmosfere raffinate privilegiano il gusto per il particolare, per le tematiche
della famiglia, per le scene di interni, e per le attività musicali e intellettuali, ma anche per le scene di corteggiamento, per gli scorci di strade e
di vita quotidiana. La resa delle emozioni è sempre rappresentata con garbo e
pudore, così vicina ad un realismo raffinato e di genere.
La
mostra in corso a Roma presso le Scuderie del Quirinale offre un percorso di
studio sul secolo d’oro dell’arte olandese e sul suo massimo esponente,
Johannes Vermeer. Otto dei 40 dipinti realizzati da Vermeer sono accompagnati
dalle opere di altri nomi importanti della pittura olandese del Seicento:
Pieter de Hooch, Emmanuel de Witte, Cornelis de Man, Ludolf de Jongh, Jacob
Ochtervelt, Eglon van der Neer, Pieter Janssens Elinga, Gabriel Metsu, Frans
van Mieris, Quirijn van Brekelenkam, Gerrit Dou, Gerard ter Borch, Hendrick van
der Burch, Hendrick van Vliet, Caspar Netscher, Godfried Schalcken, Michiel van
Musscher, Carel Fabritius, Michiel Sweerts, Gabriel Metsu, Adriaen van Osrade,
Jacob van Loo, Nicolaes Maes, Jan van der Heyden, Daniel Vosmaer, Egbert van
der Poel, Anthonie de Lorme. Ciascun artista interpreta con uno stile personale
le tematiche comuni di questa grande “scuola”olandese. La perfezione tecnica dei
pavimenti di Pieter de Hooch, il realismo degli orditi dei tappeti di Gabriel
Metsu, la bellezza dei volti di Gerrit Dou e l’impeccabile realismo di Johannes Vermeer.
Il percorso espositivo si snoda tra le dieci stanze delle Scuderie e si apre con l’opera “La
stradina” (1658 ca.) di Jan Vermeer (Rijksmuseum, Amsterdam), uno scorcio
poetico della cittadina olandese che ritrae una donna intenta al lavoro
quotidiano, che rappresenta quell’ideale di virtù domestica che le donne
olandesi del tempo consideravano “un valore molto elevato.” Il percorso espositivo si chiude
con un altro dipinto di Vermeer “Allegoria della fede”conservato al
Metropolitan Museum of Art di New York. “La figura femminile rappresenta la Chiesa Cattolica ed è tratta da
due figure allegoriche del famoso testo -Iconologia- di Cesare Ripa (Roma,
1603; Dutch ed., Amsterdam, 1644), Ripa si riferisce alla Fede con –il mondo ai
suoi piedi- e Vermeer rende letteralmente questa nozione utilizzando un globo
olandese del 1618 […]”
Pubblicato da Antonella Colaninno
VERMEER
Il
secolo d’oro dell’arte olandese
27
settembre 2012 – 20 gennaio 2013
Scuderie
del Quirinale – via XXIV Maggio, 16
Roma
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