di Antonella Colaninno
Peggy Guggenheim Art
Addict è il documentario della regista Lisa Immordino Vreeland sulla vita della
grande collezionista statunitense. La Vreeland costruisce il
documentario attraverso materiale inedito: l’ultima intervista rilasciata da
Peggy a Jacqueline B. Weld, autrice della biografia “Peggy.The Wayword Guggenheim”, con la voce della collezionista che
racconta aneddoti ed episodi della sua vita privata e professionale. Il
montaggio inserisce una sequenza di foto e filmati d’epoca e brevi episodi nei
quali galleristi, critici e curatori di oggi affermano l’importanza storica di
Peggy Guggenheim nel mondo dell’arte contemporanea:
“Peggy è stata il collegamento tra modernismo europeo e americano, tra
surrealismo ed espressionismo astratto”, racconta Jeffry Ditch, mercante
d’arte e curatore. “Io sono stata come
una storica” affermava la stessa Peggy, consapevole di aver svolto un ruolo
importante come ponte tra le avanguardie americane e quelle europee. Figura bohemien,
Peggy è stata pioniera nell’emancipazione femminile nel suo desiderio di stare
al passo con una società che riconosceva all’uomo libertà di scelta e di
decisione. Fu infatti donna libera, mecenate e amante dei suoi artisti; svolse
un ruolo importante alla vigilia del secondo conflitto mondiale, aiutandoli a fuggire dall’Europa per evitare le persecuzioni naziste ai pittori modernisti. Grazie ad un amico spedizioniere, portò in salvo in America anche le
opere della sua collezione che il Louvre aveva rifiutato di conservare. Man Ray, Pablo Picasso, Jean Cocteau, Constantin
Brancusi, Marcel Duchamp, sono solo alcuni tra gli artisti e intellettuali che
Peggy frequentava e supportava
economicamente, come nel caso di Jackson Pollock, a cui pagava l’affitto di
casa per arginare le sue tendenze autodistruttive, e lasciare che esprimesse
serenamente la sua creatività. Fu lei a scoprirlo su segnalazione di Piet
Mondrian e a credere per prima nel valore della sua arte: commissionò a Pollock
il grande pannello per l’ingresso della sua casa di Venezia, considerato una
carta da parati per la ripetizione di alcuni elementi decorativi del disegno. Alcuni
di loro diventarono suoi compagni di vita (Max Ernst fu il suo secondo marito)
e suoi mentori come Herbert Reed. John Holms, l’intellettuale inglese
alcolizzato, scomparso a soli 36 anni, vittima di una banale operazione al polso, fu il grande amore della sua vita. Peggy ebbe un background familiare segnato da molti
lutti: il padre Benjamin Guggenheim morì a bordo del Titanic, Pegeen, la figlia
pittrice nata dal matrimonio con lo scrittore Laurence Veil, morì malata di
depressione a causa di una overdose di farmaci nel 1967, a soli 42 anni, sua sorella Benita invece, morì di parto mentre i suoi nipoti caddero
misteriosamente da un edificio.
Pegeen Veil Guggenheim
Ma ancor prima dei suoi artisti, “lei stessa fu la più grande creazione”,
e Peggy era consapevole dell’importanza del suo ruolo nell’arte. Visse tra
Parigi, Londra, New York e Venezia, dove ebbe la cittadinanza onoraria nel
1962. Pensavano di lei che fosse una pazza e dei suoi artisti che non avessero
un futuro, ma il suo ruolo di collezionista e mecenate dell’arte è ormai
consacrato alla storia dell’arte che non avrebbe avuto continuità senza il suo
impegno. Peggy Guggenheim realizzò il sogno di creare un museo d’arte
contemporanea a Venezia, acquistando all'asta Palazzo Venier dei Leoni dopo la
guerra ad un prezzo concorrenziale. La sede sul Canal Grande, che fu all’epoca
abitazione privata della collezionista, è oggi parte della Solomon R.
Guggenheim Foundation. Peggy (1898-1979) è sepolta in un’urna nel giardino dell’abitazione
dove sono sepolti anche i suoi 7 cani.
Pubblicato
da Antonella Colaninno
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