Nudo di donna EGON SCHIELE















sabato 3 luglio 2010

IL CROCIFISSO. MEMORIE GIOTTESCHE E SENTENZA DELLA CORTE DI STRASBURGO.



Guardare il crocifisso ligneo sospeso sul presbiterio della nostra Cattedrale di Acquaviva riaccende in me l’emozione provata davanti al crocifisso giottesco collocato sul presbiterio della Chiesa di Santa Maria Novella in Firenze. La comunicazione di quella scultura lignea ricorda quella bellissima citazione di Simone Weil sui silenzi di Giotto. Il Crocifisso esprime l’infinito di una comunicazione e di una apertura tra i popoli. E’espressione di quell’afflato cosmico del pensiero di San Francesco D’Assisi, grande rivoluzionario e sostenitore di un immanentismo del divino in ogni espressione della natura. Lo spostamento del Crocifisso quattrocentesco dalla sua originaria collocazione entro un’arcata sulla parete destra della chiesa, ha sollevato non poche polemiche. Qualcuno ha sostenuto che si tratta di una operazione non filologica che va a decontestualizzare l’opera dalla sua collocazione storicamente definita. Altri invece, pensano che si possa considerare come una risposta della Chiesa alle rivendicazioni laiche del Parlamento di Strasburgo.
Personalmente, ritengo che non vi sia posto migliore del presbiterio (parte della chiesa che circonda l’altare maggiore) per collocare un crocifisso, simbolo del sacrificio di Cristo per liberare l’Umanità dal peccato. La sospensione a mezz’aria del crocifisso evoca suggestioni di grande intimità che ricordano quella “chiesa del cuore” di cui parlava Lutero nella sua Riforma. La questione del Crocifisso della nostra Cattedrale riaccende la discussione delle sorti del crocifisso nelle aule scolastiche. A riguardo, vorrei ripercorrere le “tappe”salienti di questa vicenda, sperando di fare maggiore chiarezza all’interno di un dibattito ancora aperto e fortemente controverso.

Padre Federico Lombardi, in un intervento alla Radio Vaticana e al Tg 1, ha parlato dello “stupore e del rammarico”con cui il Vaticano ha accolto la decisione del tribunale del Consiglio D’Europa.
«Il Crocifisso - ha spiegato - è stato sempre un segno di offerta di amore di Dio e di unione e accoglienza per tutta l'umanità. Dispiace che venga considerato come un segno di divisione, di esclusione o di limitazione della libertà. Non è questo, e non lo è nel sentire comune della nostra gente». «In particolare, è grave - ha aggiunto - voler emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell'importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana. La religione dà un contributo prezioso per la formazione e la crescita morale delle persone, ed è una componente essenziale della nostra civiltà. È sbagliato e miope volerla escludere dalla realtà educativa», ha sottolineato. E poi ha aggiunto: «Stupisce che una Corte europea intervenga pesantemente in una materia molto profondamente legata all' identità storica, culturale, spirituale del popolo italiano».. «Non è per questa via - ha concluso - che si viene attratti ad amare e condividere di più l'idea europea, che come cattolici italiani abbiamo fortemente sostenuto fin dalle sue origini».
Il Crocifisso è una tradizione storica di matrice europea che non offende nessuno. Queste le parole di Mariastella Gelmini e Pierluigi Bersani. Il Ministro Bondi sostiene che “queste decisioni ci allontanano dall’idea di Europa di De Gasperi, Adenauer e Schuman. Di questo passo il fallimento politico è inevitabile.” Pier Ferdinando Casini, leader dell’UDC sostiene che la sentenza “è la conseguenza della pavidità dei governanti europei, che si sono rifiutati di menzionare le radici cristiane nella Costituzione europea. Il Crocifisso è il disegno dell’identità cristiana dell’Italia e dell’Europa." Dura la risposta di Adel Smith, presidente dell’Unione musulmani d’Italia. “I sostenitori del Crocifisso in aula dovevano aspettarselo : in uno Stato che si definisce laico non si possono opprimere tutte le altre confessioni esibendo un simbolo di una determinata confessione.”


Infatti, la sentenza dei giudici di Strasburgo afferma che la presenza del Crocifisso potrebbe essere interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso, ed essere “….fastidioso per i ragazzi che praticano altre religioni, in particolare se appartengono a minoranze religiose o sono atei”. Un simbolo associato al cattolicesimo non “serve”al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una società democratica così come è stata concepita dalla Convenzione europea dei diritti umani, un pluralismo che è conosciuto dalla Corte costituzionale italiana.”
Comprensibili le divergenze, se ripercorriamo gli eventi della nostra storia e consideriamo che lo Statuto Albertino del 1848 sanciva che “La religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola religione dello Stato”. Una visione del tutto laica era quella invece, proposta dalla Costituzione Italiana del 1948 che afferma che l’Italia è “una repubblica democratica fondata sul lavoro…” E’il lavoro che realizza pienamente l’uomo secondo il pensiero marxiano. Siamo di fronte, dunque, ad un radice religiosa del potere e ad una radice laica dello stato.
Per non parlare dei Patti Lateranensi del1929, tra lo Stato e la Santa Sede
Certo che se Dio è simbolo di amore e di tolleranza il problema non sussiste, ma se, a quanto scritto nello Statuto Albertino, tutti gli altri culti sono tollerati conformemente alle leggi, questo potrebbe non essere plausibile per una società democratica. Il problema è che forse si dovrebbe ricordare quanto sosteneva Lutero con la sua Riforma, e cioè che esiste una “Chiesa di pietra” e una”Chiesa del cuore”che l’istituzione religiosa è altra cosa dalla fede.

La cittadina che ha fatto ricorso alla Corte di Strasburgo si chiama Soile Lautsi Albertin, cittadina italiana di origini finlandesi che nel 2002 chiese all’Istituto Statale Vittorino da Feltre di Abano Terme (Padova), frequentato dai suoi due figli, di togliere i crocifissi dalle aule nel rispetto del principio di laicità dello Stato. La scuola rifiutò la proposta della Lautsi che mosse numerosi ricorsi. Nel 2004 il verdetto della Corte Costituzionale bocciò il ricorso presentato dal Tar del Veneto che, a sua volta, nel 2005, respinse il ricorso, sostenendo che “il Crocifisso è simbolo della storia e della cultura italiana….ed è simbolo dei principi di uguaglianza, libertà e tolleranza e del secolarismo dello Stato.” Nel 2006 il Consiglio di Stato ha confermato questa tesi. Nel 2007, i giudici di Strasburgo hanno dato ragione alla Lautsi e hanno stabilito che il governo italiano dovrà pagarle un risarcimento di cinquemila euro per danni morali. “E’ la prima sentenza della Corte di Strasburgo in materia di simboli religiosi nelle aule scolastiche.

Nel marzo scorso la Corte dei diritti dell’Uomo di Strasburgo ha accolto la domanda di rinvio alla Grande Camera sull’affissione del Crocifisso nelle scuole. “Apprendo con vivo compiacimento la notizia dell’accoglimento, da parte della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, della domanda di rinvio davanti alla Grande Camera, sull’ affissione del Crocifisso nelle aule scolastiche”, ha affermato il Ministro degli Esteri Franco Frattini. “E’con soddisfazione – ha detto il Ministro – che constato che sono stati accolti i numerosi e articolati motivi di appello che l’Italia aveva presentato alla Corte”. Per ora non possiamo che restare in attesa di questa pronuncia.

Antonella Colaninno



Articolo estratto da "La Piazza", bimestrale di informazione cittadina di Sammichele di Bari, Acquaviva delle Fonti, Gioia del Colle. Maggio -Giugno 2010.

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