Nudo di donna EGON SCHIELE















giovedì 15 luglio 2010

MAN RAY THE FIFTY FACES OF JULIET



di Antonella Colaninno

Con la luce si creano strane alchimie di passaggi d’ombra che determinano variazioni chiaroscurali e danno un’anima a un corpo del quale “la nostra retina non registra mai gli aspetti”. Lo pseudonimo Man Ray (uomo raggio) (diminuitivo di Emmanuel Radnitzsky) richiama quei “raggi di luce” che costruiscono le immagini fotografiche definite dall’artista “oggetti d’affezione”. La nascita della fotografia ha rappresentato la una nuova forma di espressione artistica che, di lì a breve, avrebbe influenzato le avanguardie storiche del Novecento. Alfred Stieglitz, fondatore della rivista “Camera Work”, che Man Ray conobbe a New York, considerava la fotografia una nuova forma d’arte, la sperimentazione di un linguaggio innovativo che riproduceva la realtà secondo la visione di un naturalismo che si opponeva alla emotività della pittura. Anche Man Ray dichiarò: “Dipingo ciò che non posso fotografare. Fotografo ciò che non voglio dipingere. Dipingo l’invisibile. Fotografo il visibile”. “La pittura e tutte le altre arti hanno ventimila anni. La fotografia non ne ha che cento. E’dunque un’arte nuova. Purtroppo nessuna arte nuova è accettata come arte […]". L’amicizia con Duchamp e la conoscenza dei suoi Readymades, portò Man Ray a rielaborare gli oggetti dalla propria funzione primaria, elevandoli a oggetti artistici, come “Cadeau”, il famoso ferro da stiro con una riga di chiodi applicata sotto la piastra o “Indestructible object”, il noto metronomo con la foto di un occhio. Dall’America Ray decise di trasferirsi a Parigi, convinto che la Ville Lumiere, con il suo grande fervore culturale, fosse il luogo ideale per il Dadaismo di Tristan Tzara per crearsi una strada alternativa in Europa. Nel 1940, con la minaccia della guerra, Ray lasciò l’Europa e si trasferì a Hollywood dove incontrò Juliet Browner, un’affascinante modella francese che sposerà nel 1946. Sarà lei ad ispirargli un ciclo di fotografie che oggi sono raccolte nella collezione della Fondazione Marconi di Milano.Gli scatti ritraggono la modella nel duplice ruolo di femme fatale e di sensuale creatura dal fascino esotico che ricorda le bagnanti di Ingres e le dive del cinema muto.

"Man Ray. The fifthy faces of Juliet. 1941-1955"
15 maggio-31 luglio 2010
 Lorusso Arte Design, Andria

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