Nudo di donna EGON SCHIELE















sabato 23 luglio 2011

LUCIAN FREUD



“La mia opera è puramente autobiografica”. “Parla di me e di ciò che mi circonda”
Aveva 88 anni Lucian Freud (1922 - 2011), artista tedesco nato a Berlino nel 1922, nipote di Sigmund Freud e figlio dell’architetto Ernst e della scultrice Jane MacAdam Freud. Si è spento a Londra lo scorso 20 luglio.
Un poeta surrealista, narratore dell’animo umano e delle sue follie, tra verità dell’inconscio, inquietudine e profonde solitudini. Raccontare Lucian Freud interprete di uno stile personalissimo eppure così vicino alla tradizione di quel realismo spagnolo freddo e contemplativo allo stesso tempo e all'ossequiosa metafisica razionalista, è compito non facile. La sua pennellata è in grado di rendere il peso della materia e i solchi dell’animo umano, di scolpire il colore da cui prende forma il volume e lo spessore psicologico delle figure umane. L'eleganza cromatica rileva una profondità prospettica da inquadratura fotografica, senza trascurare la percezione del freddo e del vuoto, della resa tattile e dell'indagine psicologica, dell'emozione sorpresa. I corpi bloccano la tensione di un movimento, si mostrano in una nudità che svela ogni profonda desolazione, che non ha pudore delle proprie pulsioni. Si avverte una velatura di indifferenza verso il mondo esterno, lasciato al di fuori da una compressione emotiva a cui è contrapposto un senso quasi di possesso dell’artista per le sue figure, pervase dalla sua personalità. La pittura di Freud ha qualcosa di irriverente, che non sdegna mai di esprimere le sue verità attraverso ogni dettaglio pur restando sempre discreta e audacemente garbata. “Per me dipingere la gente nuda, che si tratti di amanti, figli o amici, non è mai una questione di erotismo. Io e il modello siamo impegnati a realizzare un dipinto, non stiamo facendo l’amore”. Alle volte ci sembra quasi di cogliere qualcosa di grottesco nei dipini di Freud, che supera la dimensione puramente pittorica sfiorando la teatralità e l’incedere letterario.
“Cosa chiedo ad un dipinto? Gli chiedo di stupire, disturbare, sedurre, convincere”.
Scritto da Antonella Colaninno








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