di Antonella
Colaninno
I
disegni dei grandi artisti illustrano le opere narrative e spesso si sviluppano come un racconto nel racconto.
Il modello letterario rappresenta solo un punto di partenza da cui si crea un
percorso intellettuale e artistico nuovo. Le opere grafiche dei libri di
artista di Pablo Picasso (1881-1973) illustrano le pagine di importanti capolavori
letterari, come Le Metamorfosi di Ovidio (1931) e il Il capolavoro sconosciuto di
Honorè de Balzac (1931) le cui edizioni furono curate dal mercante d’arte e editore Ambrosie Vollard e dall’editore Albert Skira. Questi lavori entrano a
pieno titolo nell’attività pittorica di Picasso e non possono essere
considerate opere minori poiché lo stesso artista amava definirsi
illustratore-pittore. In questi disegni vengono riproposti i temi cari a Picasso
come la mitologia, l’erotismo e la creazione artistica. Le
illustrazioni per le Metamorfosi di Ovidio risalgono agli anni ’30-’31 del
1900. Picasso è qui un disegnatore classico dalla linea morbida e pulita, priva
di ombreggiature chiaroscurali. Nonostante l’assenza di chiaroscuro, la linea
di contorno chiude al suo interno forme morbide e voluttuose che hanno una intensa plasticità. Picasso gioca con gli opposti e con la linea leggera allarga
gli spazi e crea i volumi riempiendoli di vuoto. Nell’assenza di plasticità le forme diventano leggere e creano morbide volumetrie. Nella fusione dei corpi avviene la “metamorfosi”
in cui si annullano i limiti fisici e l’uomo si trasforma in energia cosmica acquisendo la conoscenza divina. In Ovidio le metamorfosi avvengono per mano degli dei. In Picasso la fusione dei corpi ha una valenza erotica
che si avvale del mito di Eros e Thanatos e unisce in
simbiosi non soltanto i corpi ma anche le anime, diventando esperienza
assoluta. L’atto sessuale, punto limite di unione della fisicità, è allo stesso
tempo il suo superamento perché diventa acquisizione dello spirito. Per lui
l’antichità è il mistero, è l’inquietudine del mito e non un’arcadia. La linea
è il limite tra finito e infinito, tra unità e molteplicità, tra amore e morte.
Le metamorfosi si riallacciano al mito della creazione ma in chiave erotica.
Nel 1926 Ambroise
Vollard propone a Picasso di illustrare Il capolavoro sconosciuto di Balzac.
Nel 1927 Picasso realizza 12 acqueforti per il libro dando forma ad un disegno
che si esprime per chiaroscuri e si articola sul tema del pittore e della
modella. In Picasso le acqueforti hanno un’unità figurativa e narrativa poiché
c’è un’organizzazione spaziale tra le figure, una dialettica tra finito e infinito che crea la narrazione. Le figure non si fondono nello spazio ma lo
scandiscono con la loro fisicità.
Pubblicato
da Antonella Colaninno
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