di Antonella Colaninno
Tra gli scaffali della mia libreria ho trovato una vecchia edizione della Giulio Einaudi
datata 1990, una raccolta di poesie di Francis Picabia (1879-1953), con testo a
fronte in francese, tradotto da Diana Grange Fiore, intitolata Poesie e disegni
della figlia nata senza madre – Poèmes et dessins de la fille née sans mère.
Leggo sul retro copertina che si tratta di una raccolta pubblicata a Losanna
nel 1918. Probabilmente il titolo vuole essere
metafora di una libertà figlia dei suoi tempi che si ribella alla retorica..Questa raccolta fa parte di una vasta attività letteraria
iniziata nel 1913 di Francis Picabia che si affianca alla sua primaria vocazione di artista. Ho pensato di riportare qui di seguito alcuni versi che esprimono la
personalità inquieta e visionaria di uno degli artisti più complessi del
Novecento che riesce a modellare le parole in senso plastico e a renderle allo stesso
tempo leggere nell'idea di un senso infinito dello spazio e del tempo.
BOCCHE
Azzurro avorio il tuo corpo
Amore a due mani
Dormi?
Amica mia diletta
Ogni sera sul petto
Del nostro amore
ANEDDOTO
Sapete, sono pazzo a immaginarmelo
Sono un uomo di agili dita
Che vuol tagliare i fili delle vecchie pene
False pieghe del mio cervello ansioso
Storie ad arabesco ricordi
Sono felice soltanto in alto mare
Dove si va più lontano
Sulle onde anonime
OGNI GIORNO
La notte splende come foglie di vetro
Ho capito
Le foglie si coprono di nuvole
Avventura nuova
Tutta nuova la notte
Che dondola in aria come una stampella
Inferma
Me ne sto in casa sopra una scaletta.
Azzurro avorio il tuo corpo
Amore a due mani
Dormi?
Amica mia diletta
Ogni sera sul petto
Del nostro amore
ANEDDOTO
Sapete, sono pazzo a immaginarmelo
Sono un uomo di agili dita
Che vuol tagliare i fili delle vecchie pene
False pieghe del mio cervello ansioso
Storie ad arabesco ricordi
Sono felice soltanto in alto mare
Dove si va più lontano
Sulle onde anonime
OGNI GIORNO
La notte splende come foglie di vetro
Ho capito
Le foglie si coprono di nuvole
Avventura nuova
Tutta nuova la notte
Che dondola in aria come una stampella
Inferma
Me ne sto in casa sopra una scaletta.
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da Antonella Colaninno
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