Nudo di donna EGON SCHIELE















giovedì 30 settembre 2010


di Antonella Colaninno
Molte le polemiche intorno al MAXXI, il Museo dell’Architettura del ventunesimo secolo, una istituzione culturale nata per diffondere la conoscenza dell’architettura e sottolineare il suo ruolo primario nella società. Su questa linea il Comitato Nazionale Giulio Carlo Argan e la Fondazione Bruno Zevi hanno organizzato il convegno internazionale “Progettare per non essere progettati: Giulio Carlo Argan, Bruno Zevi e l’architettura”, svoltosi lo scorso 28 settembre a Roma, presso l’Auditorium del MAXXI. L’architettura come comunicazione, come conoscenza storica, come progettualità che deve unire l’idea di un disegno creativo alle reali necessità di una fruizione sociale degli spazi. Antifascismo e impegno intelletttuale era ciò che accomunava la ricerca di Argan e di Zevi. L’impegno politico di Argan è stato anche una battaglia poetica che rivendicava i propri ideali e auspicava il riscatto dell’arte moderna. Argan ha difeso il movimento moderno contro “l’avanguardia dei gamberi”e l’accademismo, racconta Marco Biraghi. Bruno Zevi invece, ha rappresentato la “cultura della consapevolezza”, destando la società civile sui misfatti della cultura, mentre Argan ha investito la sua speculazione filosofica sulla crisi dell’agire e del metodo scientifico, sulla “crisi della conoscenza moderna”che per lui si era determinata con il Neoclassicismo che aveva segnato una rottura con la continuità della tradizione antica. Ha intuito che la storia dell’arte non poteva essere fatta empiricamente ma che andava necessariamente storicizzata, seguendo l’evoluzione del suo divenire, come un’esperienza fenomenologica. Argan parlava di una vera e propria scienza dell’arte che recupera il rapporto con la natura e il dialogo con la propria storia, per questo, Brunelleschi e Palladio esprimono la fiducia del Rinascimento e il suo rapporto di continuità con l’antico che recupera solo in modo ideale, Borromini e Michelangelo le ansie del proprio tempo e i contemporanei la crisi d’identità dell’uomo moderno. Per Argan l’architettura deve riscoprire la sua identità nella società contemporanea e guardare il passato attraverso la contemporaneità. Deve ritrovare la sua condizione nella drammaticità della sua decadenza. L’architetto è un urbanista e per questo è un intellettuale che persegue un razionalismo estetico attraverso una lotta politica contro ogni speculazione edilizia. La coscienza individuale è emblema della coscienza civile rappresentata dalla architettura, simbolo del costruttivismo individuale e sociale. Argan parla di una crisi dell’arte come scienza europea. L’architettura ha una funzione pedagogica; è la forma tipica della costruttività e quindi ha una valenza sociale. La Bauhaus è una scuola di costruzione e di trasformazione libera. E’stata la prima scuola democratica fondata sulla collaborazione che identifica la crisi della borghesia tedesca. Anche il design, il disegno industriale rientra nell’architettura perché ha una funzione sociale. Massimo Cacciari ha parlato della “morte dell’arte”nel pensiero di Argan. La bellezza classica è nel suo dar forma completamente all’oggetto, mentre nell’arte moderna c’è l’estraneità della misura e viene meno l’idea del concetto. Nel contemporaneo manca la parola, sostiene Cacciari, l’arte non giunge a piena espressione, manca di parole, è incompleta. Argan afferma che “l’arte è immagine del nostro essere per la morte”. “L’arte ha a che fare con la verità, con la sensibilità, trapassa il tempo e la storia”. “La verità muore nella contemporaneità, rappresenta la morte dei valori e la storia è un momento della verità”. Per Hegel, spiega Cacciari, la morte dell’arte viene superata nella filosofia. “Arte come parola che và al proprio silenzio e il valore diventa pura merce”. “Se perde la capacità di sentire, l’arte perde il suo pensiero e diventa scienza senza coscienza, arte senza valore, senza “logos comune””. Bisogna riscoprire “l’etica della responsabilità”. Per Valentina Russo, dell’Università Federico II di Napoli, “le modernità sono processi in atto”. “L’urbanistica estetica deve trasformare la città per fini civici”. Infine, alcune considerazioni di Sandra Montenero su Argan politico e sul suo mandato di Sindaco di Roma negli anni 1976-1979, primo sindaco non democristiano del dopoguerra eletto nelle liste della Sinistra Indipendente. Un mandato difficile che coincide con gli anni del terrorismo, nel quale Argan deve confrontarsi con le difficoltà di una città il cui centro storico è insediato di molteplici attività commerciali senza il controllo di alcuna strategia organizzativa. Così, Argan intuisce l’importanza di istituire più assessorati, alla periferia e al centro storico, che si occupino nello specifico, delle problematiche delle diverse aree urbanistiche, considerando la città come un corpo unico, uno spazio democratico che appartiene a tutti.

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